Venezia, l'agente Alberto Crispo afferra al volo la ragazza che vuole suicidarsi: «Non chiamatemi eroe»

Parla Alberto Crispo, 29 anni, che ieri a Venezia ha salvato la turista ventenne sulla chiesa degli Scalzi

Venezia, l'agente Alberto Crispo afferra al volo la ragazza che vuole suicidarsi: «Non chiamatemi eroe»
di Monica Andolfatto
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Sabato 3 Settembre 2022, 14:32 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 08:33

VENEZIA - «Ho pensato solo di salvarla senza preoccuparmi dei rischi che potevo correre. E non chiamatemi eroe. Ho fatto solo il mio dovere e sono felice perché ho potuto aiutare una persona in un momento di forte difficoltà». Alberto Crispo, 29 anni di Matera, agente del Nucleo servizi della questura di Venezia, non nasconde l'imbarazzo. Lui alla ribalta della cronaca non è abituato. Ma quello che ha fatto ieri in tarda mattinata sotto gli sguardi attoniti e terrorizzati di turisti e residenti è una vera e propria impresa. Un minuto, un solo minuto di ritardo - forse anche meno - e quella ragazza sarebbe precipitata da un'altezza di circa trenta metri.
«Sono riuscito ad afferrarla proprio nel momento in cui stava staccando anche la seconda mano dal tubo dell'impalcatura, lasciandosi andare nel vuoto». Questione di un attimo e la tragedia si sarebbe consumata. Ma anche se non lo vuole dire, pure Crispo poteva cadere: non è certo facile, in quelle condizioni a dir poco precarie, trattenere una persona che non collabora, sollevarla a peso morto, e metterla in sicurezza.

Venezia, il tentato suicidio

Siamo a Venezia, a due passi dalla stazione di Santa Lucia, nei pressi del ponte degli Scalzi, a ridosso dell'imbarcadero dell'Actv: uno dei punti di passaggio più affollati del centro storico. Sono le 10.45 del primo venerdì di settembre. Il viavai di persone è incessante. A un certo punto le prime grida. Sembrano di sorpresa. Cosa ci fa quella donna sul tetto della chiesa degli Scalzi in ristrutturazione? Veste un abito di un arancio acceso e spicca ancor di più tra il fondale pubblicitario che nasconde le impalcature e l'azzurro del cielo. Poi le stesse grida diventano di terrore perché si intuiscono le reali intenzioni della sconosciuta: vuole suicidarsi. Per fortuna oltre a chi pensa di filmare ciò che sta accadendo, c'è anche chi dà l'allarme. Ed è in questo preciso momento che entra in scena l'agente Crispo e il suo compagno di pattuglia, Gianluigi Calabrese. Sono a poca distanza in servizio anti-borseggio e anti-abusivismo e le persone che li raggiungono gli raccomandano di fare presto.
Quando arrivano davanti alla chiesa riconoscono la ragazza dal colore dell'abito. «Circa un'ora prima - spiega Crispo - l'avevamo notata seduta su una panchina lì vicino.

Era scura in volto, assorta. Non ci abbiamo fatto caso. Giornate storte capitano a chiunque». Chi mai avrebbe immaginato che per lei, appena vent'anni di origine francese, la giornata doveva essere l'ultima? Mentre il collega allontana la gente da sotto la facciata della chiesa, Crispo si arrampica più veloce che può sulle impalcature. A ostacolargli la strada il materiale edilizio stoccato ai vari piani. Con il cuore in gola raggiunge la sommità dell'edificio e corre nel punto in cui vede la ragazza che, scavalcata il parapetto di sicurezza, sta per mettere in atto il suo piano autolesionistico.


Gli applausi

E la salva per una frazione di secondo. Con un incontro di mani: la sua e quella di una turista disperata a tal punto da volere farla finita. La mette in sicurezza. Non ci sono parole. Gli applausi a terra sono fragorosi e liberatori. Neanche li sentono. Insieme a Calabrese riaccompagnano giù la ragazza e la affidano alle cure dei sanitari. Quanti, tanti, hanno assistito all'impresa sono sollevati e continuano ad applaudire il poliziotto-eroe per caso e il suo collega. «Sono felice - afferma Crispo - perché sono stato utile a qualcuno. Io sono entrato in polizia perché volevo aiutare il prossimo e sono orgoglioso di portare questa divisa».
Il questore Maurizio Masciopinto è fra i primi a complimentarsi direttamente con i suoi uomini: «Sono l'emblema di tutti i poliziotti che nel silenzio totale di tutti i giorni svolgono al meglio il loro lavoro. Il mio grazie spero possa essere il grazie dell'intera comunità».

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