PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) - Il killer è tornato nella casa del massacro con la spesa rubata e un paio di scarpe nuove, scambiate con quelle macchiate di sangue. Per rovistare nelle stanze al primo piano. Mentre Adriano Armelin, 83 anni, agonizzava ai piedi delle scale, con il cranio fracassato, in una pozza di sangue. Era venerdì 25 marzo: una data che difficilmente la Marca dimenticherà. Sono passate due settimane dall'efferato omicidio che ha sconvolto Pieve di Soligo e l'intera provincia di Treviso. Quindici giorni in cui i carabinieri della compagnia di Vittorio Veneto hanno cercato di mettere insieme tutti i tasselli (filmati di videosorveglianza, testimonianze, rilievi tecnici) per ricostruire il delitto. Il risultato non fa che aggiungere orrore all'orrore. Secondo gli inquirenti Mohamed Boumarouan, il 36enne marocchino ora in carcere a Treviso con l'accusa di tentata rapina aggravata e omicidio preterintenzionale, è tornato in via Schiratti dopo aver massacrato l'anziano, in preda ai fumi dell'alcol. Come se niente fosse. Anzi dopo aver fatto tappa nel vicino supermercato In's di via Aldo Moro: 450 metri più in là, sei minuti a piedi dalla casa di Armelin.
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AL MARKET DOPO IL DELITTO
Secondo gli inquirenti l'assassino avrebbe agito dalle 18 alle 19.45 di quel maledetto venerdì.
I RILIEVI
L'abitazione è ancora sotto sequestro e giovedì la scientifica è tornata per fare ulteriori accertamenti. Lunedì invece il killer racconterà la sua verità durante l'interrogatorio del pm richiesto dal difensore, l'avvocato fiorentino Filippo Viggiano. Il marocchino non ha ancora fornito spiegazioni né sulla dinamica né sul perché di tanta violenza. Di fronte al gip aveva tenuto la bocca cucita. «Mi dispiace, non volevo ucciderlo», ha riferito al suo legale.