Milano, acqua potabile venduta per terapeutica: sequestrati lotti di AcquaUro e Acquaendo

Milano, acqua potabile venduta per terapeutica: sequestrati i lotti di AcquaUro e Acquaendo
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Martedì 17 Dicembre 2019, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 19:39

Semplice acqua potabile veniva venduta per terapeutica: per questo il gip di Milano Anna Calabi, su richiesta del pm Mauro Clerici, ha disposto il sequestro in tutta Italia dei lotti di 'AcquaUrò e 'Acquaendò, dei depliant pubblicitari e ha ordinato l'oscuramento dei siti web che reclamizzavano l'acqua, prodotta con quella in esubero dello stabilimento piemontese Fonti di Vinadio (non coinvolto). 

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Nell'indagine per frode in commercio è indagato il legale rappresentante della società di diritto elvetico Setthim. L'indagine è partita quando un uomo di 82 anni lo scorso marzo si è presentato all'Ats (l'ex Asl) Città Metropolitana di Milano con una bottiglia di acqua ancora sigillata, che gli era stata consigliata dal suo urologo e un depliant. Dal depliant risultava che «in due punti corrispondenti ad un talloncino ritagliabile riportante la dicitura 'Per info e ordinì seguito da un numero verde, compariva un timbro recante il nome e cognome» dello stesso urologo di fiducia.

L'ultraottantenne si era lamentato del costo elevato dell'acqua acquistabile solo tramite il numero verde e «con un ordine minimo di 4 confezioni da 6 bottiglie cadauna» per un totale da 42 euro. L'uomo aveva pure spiegato che gli «sembrava del tutto simile a quella del rubinetto di casa. Eppure, nonostante sull'etichetta apparisse il richiamo al decreto legislativo 31/2000 indicativo di acqua potabile e non minerale, 'AcquaUro' veniva pubblicizzata come »minimamente mineralizzata e poverissima di sodio« e con proprietà in grado di stimolare la «diuresi», di prevenire la formazione di calcoli e favorire la loro eliminazione e altre caratteristiche terapeutiche. Più o meno simile la pubblicità «ingannevole» di AquaEndo indicata come »coadiuvante nei casi di 'Obesità', 'Ipertensione', 'Sovrappeso'.

Le indagini hanno verificato invece che le due acque, dall'ottobre 2017 spacciate per terapeutiche, erano solamente «miscele di acque prodotte a Vinadio (Cuneo) con gli esuberi di produzione (...) classificabili come semplici acque potabili per uso umano, né minerali né di sorgente», annota il gip Calabi e che la Setthim, società distributrice in Italia di diritto elvetico ma domiciliata a Milano e il cui legale rappresentate - Giuseppe Anguilla, 54 anni, originario di Lecce ma residente in Svizzera - è indagato per frode in commercio, per accreditare le proprietà curative del prodotto aveva sottoscritto contratti di sponsorizzazione con la Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e con quella di Urologia (Siu) «utilizzando» i loro «acronimo» sui depliant. La Siu, che si considera «parte lesa», ha annunciato di stare «provvedendo ai passi necessari per tutelarsi nelle opportune sedi».

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