Accoltella l'ex moglie nell'ennesima aggressione: il pm aveva chiesto il carcere per stalking ma il giudice (donna) aveva detto di no

La donna, 51enne, è ora ricoverata in Medicina d'urgenza all'ospedale Bufalini di Cesena, in prognosi riservata

Accoltella l'ex moglie nell'ennesima aggressione: il pm aveva chiesto il carcere per stalking ma il giudice (donna) aveva detto di no
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Martedì 22 Febbraio 2022, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 14:28

Ha accoltellato prima l'ex moglie poi, più tardi, l'uomo che si presume essere il nuovo compagno di lei e li ha feriti entrambi in modo grave. In un albergo di Miramare di Rimini la Polizia, intorno alle 14, ha bloccato un 53enne albanese, Pellumb Jaupi, accusato di essere il responsabile delle due aggressioni. Ma nei suoi confronti c'era già un'indagine per stalking alla donna con la Procura di Rimini, che a novembre aveva chiesto invano la custodia cautelare in carcere per una serie di comportamenti minacciosi e violenti, che andavano avanti almeno da ottobre 2020: il gip, però, aveva disposto il divieto di avvicinamento e di comunicazioni, ritenendo che la misura fosse sufficiente a fronteggiare il rischio di recidiva.

La moglie, 51enne, è ora ricoverata in Medicina d'urgenza all'ospedale Bufalini di Cesena, in prognosi riservata.

Più gravi ancora sono le condizioni dell'altro ferito, in rianimazione: si tratta di un 48enne, mentre sua sorella, intervenuta in difesa, ha avuto anche lei lesioni per 30 giorni di prognosi.

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Quel no alla custodia cautelare in carcere

Tutto è cominciato intorno alle 13.30 a Morciano di Romagna, dove la 51enne albanese vive. Qui sono intervenuti i carabinieri di Riccione, ma nel frattempo Jaupi era già andato nell'albergo di Miramare per colpire ancora. È stato rintracciato all'interno della struttura dalle volanti e dalla squadra mobile della polizia e arrestato in flagranza per il secondo episodio, fermato per il primo, d'intesa con il pm di turno Paolo Gengarelli.

Le denunce per stalking

La moglie aveva denunciato Jaupi una prima volta a dicembre 2020 e poi ancora a novembre 2021. Era accusato di averla offesa e minacciata costantemente, costringendola a fuggire in Albania dopo la separazione, tra marzo e ottobre 2020. Quando lei era da poco tornata, pensando che l'uomo si fosse tranquillizzato, lui si sarebbe presentato a casa, aggredendola alle spalle. Lei si era dovuta chiudere in bagno, attendendo che lui se ne andasse.

In diverse altre occasioni l'avrebbe pedinata, aspettandola sotto casa, come a fine novembre 2020, quando le si era avvicinato anche in auto, scendendo e scuotendo la macchina dove si trovava lei. Lei per un periodo era stata all'estero da parenti, per paura. Altre volte aveva dovuto cambiare casa. E poi telefonate costanti, per controllarla, minacce a lei anche con un coltello, aggressioni, e in un'occasione le avrebbe detto che se raccontava le violenze al figlio li avrebbe ammazzati entrambi.

A novembre 2021 l'ha attesa ancora una volta sotto casa e, dopo aver notato che riceveva una telefonata, a cui non rispondeva, ha iniziato a minacciarla, urlando e pretendendo di sapere chi fosse stato a chiamarla: «Se non richiami il numero ti brucio viva, se mi denunci e mi mettono in carcere quando esco ti ammazzo».

Il pm il 10 novembre 2021 ha chiesto la custodia cautelare in carcere, ritenendola misura idonea e proporzionata. Il Gip, nel disporne una meno afflittiva, aveva anche tenuto conto dell'incensuratezza dell'indagato e aveva valutato che l'uomo fosse sufficientemente dotato di autocontrollo per rispettare il provvedimento. Ma così non è stato.

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