Messina Denaro, cos'è e come funziona il 41 bis: il carcere duro per i mafiosi approvato dopo la morte di Falcone e Borsellino

Dopo 30 anni di latitanza, Matteo Messina Denaro andrà al 41-bis nel carcere dell'Aquila

Dopo 30 anni di latitanza, Matteo Messina Denaro andrà al 41-bis nel carcere dell'Aquila
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Martedì 17 Gennaio 2023, 17:45 - Ultimo aggiornamento: 18:49

L’articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario italiano disciplina le deroghe al regime di trattamento carcerario ordinario ed è particolarmente noto come «carcere duro per i mafiosi», in quanto al secondo comma prevede una serie di disposizioni speciali per gli affiliati ad organizzazioni mafiose. Quest'ultima disposizione, in particolare, fu approvata il 7 agosto 1992 con la Legge n.356 a ridosso delle stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui rimasero vittime i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli agenti della loro scorta.

Cos'è il «41 bis»

Il 41 bis è un provvedimento legislativo noto anche con l’espressione di «carcere duro». Si tratta di un regime che viene inferto ad una particolare categoria di criminali, ritenuti troppo pericolosi per i loro legami con associazioni mafiose e terroristiche. Non a caso l’idea di una condanna del genere prende piede nel 1977, anno del picco di attentati di matrice terroristica, in Italia e successivamente esteso ai malavitosi, grazie a Giovanni Falcone nel 1992.

Anche il reato di eversione può essere punito in questa maniera. Si tratta dunque di un caso estremo, sancito solo dal Ministro della Giustizia. Partendo dal presupposto che il condannato al 41 bis perde la facoltà di poter accedere alla semilibertà, agli arresti domiciliari e a qualsiasi forma di permesso, nello specifico prevede una serie di limiti straordinarie che nessun’altra condanna, in Italia, stabilisce. Cerchiamo di capire nello specifico di cosa si tratta.
 


Cosa prevede

Innanzitutto il condannato al 41 bis vive in un isolamento massimo. Stipato in una cella singola, in questi carceri di massima sicurezza non ci sono spazi pubblici quali palestre e giardini ne vi è la possibilità di poter godere della tradizionale ora d’aria. I detenuti al carcere duro non hanno alcun contatto fra loro. Sono anche sottoposti ad una stretta sorveglianza.

Ciò significa che vi sono persone apposite e specifiche per ognuno dei prigionieri, facenti parte proprio di una costola specifica della polizia penitenziaria.

Sono i questurini e neppure loro possono avere contatti con le altre guardie della casa circondariale. Anche i colloqui con persone esterne come i parenti sono molto limitati e controllati. Persino l’avvocato difensore deve attenersi a questa regola. Possono esserci infatti solo due colloqui in un mese.

Altre condizioni

Durante i colloqui non c’è alcuna possibilità di contatto fisico. L’obbligo del vetro divisorio può essere evitato a patto che venga stabilito dal giudice e solo in presenza di minori di 12 anni. Ai detenuti è concessa una sola telefonata al mese. Pacchi e buste, lettere ed altre corrispondenze sono aperte e minuziosamente controllate. Inoltre il detenuto non può cucinare. Nel nostro paese esistono 12 strutture atte a questa tipologia di detenzione.

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