Usa, sempre più città applicano restrizioni contro chi aiuta i senzatetto

Foto di Terry W. Sanders
di Anna Guaita
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Giovedì 23 Ottobre 2014, 22:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 23:01
NEW YORK – Da quando è scoppiata la crisi, nel 2008 il numero delle persone senzatetto è aumentato negli Stati Uniti e si sono anche moltiplicati i volontari che distribuiscono cibo gratuitamente. Ma il trend ha generato le proteste dei negozianti e degli abitanti delle zone dove avviene la distribuzione. E dal 2010 ad oggi, almeno 31 città hanno passato o stanno preparando legislazioni locali che impongono molte restrizioni al lavoro di questi volontari. In molte altre città sono stati approvati simili provvedimenti al livello rionale. E chi le viola rischia multe salate.



La denuncia viene dalla National Coalition for the Homeless, la Coalizione Nazionale per i Senzatetto, un’associazione che da 30 anni difende coloro che per i motivi più svariati si ritrovano senza casa. La Coalition ha condotto uno studio che ha reso pubblico lunedì scorso, e il titolo spiega chiaramente il contenuto della ricerca: “Share no more: The criminalization of efforts to feed people in need” (Non condividere più: la criminalizzazione degli sforzi per nutrire le persone bisognose). Il saggio spiega come le città si “difendono” contro gli homeless: obbligando ad esempio chi vuole distribuire loro cibo a prendere una licenza, oppure richiedendo che la distribuzione avvenga a non meno di 150 metri da un negozio o da un condominio privato, o che non ci sia più di un luogo di distribuzione per isolato. In alcuni casi, se i volontari vogliono distribuire cibo in un parco, devono chiedere il permesso e pagare una tassa. Le direttive mirano a colpire soprattutto coloro che collaborano con le chiese o i centri di assistenza e vanno a portare da mangiare direttamente nelle strade.



Secondo la Coalizione, queste restrizioni sono “cattive” e soprattutto dettate da ignoranza del fenomeno dei senzatetto. Ad esempio, si pensa che tutti i senzatetto debbano e possano essere nutriti nelle mense pubbliche. Il guaio è che non ce ne sono abbastanza. O che vietando la distribuzione di panini e minestre calde per strada si possa anche allontanare i senzatetto. Michael Stoops, un assistente sociale che lavora alla Coalizione, spiega che le città vogliono provilegiare il turismo e la crescita economica, e temono che i programmi di distribuzione di cibo abbiano l’effetto di attirare i senzatetto. Ma assicura: «Anche dove queste direttive restrittive vengono adottate, i senzatetto non diminuiscono».
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