Articolo 18, Camusso: Renzi chiude ai sindacati, non a Confindustria

Articolo 18, Camusso: Renzi chiude ai sindacati, non a Confindustria
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Domenica 28 Settembre 2014, 16:26 - Ultimo aggiornamento: 17:52
Abbiamo registrato che il governo non pensa di avere relazioni con le organizzazioni sindacali, dice la leader Cgil, Susanna Camusso, a 'In mezz'ora' su Raitre. Poi l'affondo: non ascolta nessuna parte sociale? «Non credo sia così. Da Confindustria riceve documenti e ne recepisce i suggerimenti».



Sindacati a confronto Intanto le prime linee di Cgil, Cisl e Uil, con i leader dei tre sindacati, si vedranno domani mattina per valutare se ci sono i margini per una posizione unitaria su Jobs act e articolo 18. L'incontro, a quanto trapela, è stato fissato in mattinata, alle 10.30, nella sede della Cisl.



L'articolo 18 Sul terreno dell'articolo 18 è in gioco «se torniamo ad una idea di lavoro servile o se andiamo avanti verso la modernità di un lavoro sempre più libero e dignitoso», avverte. «C'è l'idea che nelle prossime 24 ore una direzione di un partito decide tutto, ma noi siamo convinti che non è una battaglia dai tempi brevi». Possibilità di successo? «Credo che ne abbiamo, perché credo che il Paese ne abbia bisogno» L'obbligo di reintegra per i licenziamenti discriminatori «già c'è, ed è inamovibile», e già garantito perché «costituzionale», quindi l'ipotesi di non toccarlo «non è una apertura» del Governo nello scontro sull'articolo 18, sottolinea. E il modello Germania? Anche là hanno fatto «riforme con i lavoratori, non c'è mai stato un atto di imperio».



Linea intransigente «Non credo che ci siano molte possibilità che la direzione del Pd decida qualcosa in linea con la piattaforma della protesta della Cgil, pensiamo che dobbiamo continuare la nostra iniziativa», dice Camusso rispondendo sull'eventualità che la decisione di domani della direzione Pd possa influenzare la posizione della Cgil su Jobs Act e articolo 18.



I rapporti con Renzi
Ha mai cercato un confronto diretto con il premier Renzi, gli ha mai telefonato? «Qualche volta sì. Lo abbiamo fatto anche per invitarlo al nostro congresso, poi la risposta è arrivata formalmente per lettera», risponde la leader Cgil a Lucia Annunziata. Telefonate, spiega, fatte chiamando «il centralino di Palazzo Chigi». Come è andata, avete mai parlato direttamente? «...ci sono sempre segretarie molto gentili che rispondono».




Le dimissioni di Bonanni Sulla scelta di Raffaele Bonanni di lasciare il vertice della Cisl Camusso spiega poi che pesa anche la difficoltà «politica» di un sindacato che aveva basato la sua azione «su una idea sola, quella della concertazione che è stata negata da questo governo ma anche prima». «Da tempo diciamo che la concertazione non è un fine, può essere un mezzo», il sindacato non deve soffrire «l'ansia da mancata sponda della politica».



Landini «Se uno pensa che decide lui o che decide all'interno di un partito per tutta Italia», dice il leader della Fiom Maurizio Landini del premier Matteo Renzi durante un'intervista con Maria Latella a Skytg24. Renzi, dice Landini, «deve sapere che così facendo parte lo sciopero generale». Perché «non c'è un illuminato o folgorato sulla via di Damasco che cambia il Paese da sera a mattina». «Il Pd può decidere quello che vuole, Renzi può pensare di fare decidere al Parlamento queste leggi folli sul lavoro», ma, avverte Landini, «deve sapere che noi come sindacato non ci fermiamo. Di fronte a leggi sbagliate, ricette vecchie, ci siamo stancati: basta continuare a dire che il problema dell'Italia è che i lavoratori hanno troppi diritti. È vero il contrario».



Abolire l'articolo 18 è un «falso problema» per il leader della Fiom, perché sull'occupazione non pesano le tutele dello Statuto dei Lavoratori, pesano «i mancati investimenti, la precarietà, i salari bassi», ed «è su questo che si deve agire». «Non capisco perchè - dice Landini -si deve aprire un conflitto di questa misura se non perchè qualcuno vuole portare uno scalpo in Europa». E se Renzi dice che il problema è che l'articolo 18 deve tutelare tutti i lavoratori o nessuno, «sono d'accordo con lui dove dice che l'articolo 18 va esteso a tutti. Io sono perchè ce lo abbiano tutti», ribatte il segretario generale della Fiom.



Sull'articolo 18, aggiunge, «la proposta nostra, della Cgil e della Fiom, è di introdurre un contratto a tempo indeterminato a tutele progressive, dove ci può essere un periodo di prova più lunga, ma alla fine ci devono essere le tutele per tutti». E questo a condizione che le attuali «46 forme di lavoro» vengano ridotte a «6 o 7» forme contrattuali, perchè se poi «alla fine ne abbiamo una in più, quarantasette, ci stiamo prendendo in giro». In caso di tutele progressive, quanto può durare la fase «di prova» prima di arrivare ad una tutela completa? Landini non entra nel merito perchè «la trattativa oggi non c'è», sottolinea: «Si discute in Parlamento», ma «del sindacato nessuno è stato coinvolto, e non c'è alcuna trattativa».
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