Impegni scritti dell’ambasciatore in India Daniele Mancini e dello stesso marò garantiscono alla Corte Suprema indiana il rientro fra quattro mesi, a gennaio. Ma la vera garanzia è un’altra: per la prima volta, infatti, i marò si separano. Ai domiciliari, nell’Ambasciata a Delhi, resta Salvatore Girone. «Girone e la moglie Vania si sono comportati da veri signori», racconta chi segue il dossier. Anche per questo c’è sobrietà nelle reazioni della famiglia Latorre, e soddisfazione nelle parole dei familiari di Girone. Al telefono la voce di Paola Moschetti, compagna di Massimiliano, ha un tono di euforia. Esausta e felice, ha fatto il viaggio con lui da Delhi. Ora chiede privacy. Ma non dimentica di ringraziare Salvatore e Vania. «Siamo sollevati per il rientro a casa e speranzosi che il percorso terapeutico che Massimiliano ha intrapreso possa condurlo al pieno recupero», precisa all’Ansa. «Lui ritiene che sulla guarigione inciderà anche la rapida e definitiva soluzione della controversia con l’India, che possa finalmente restituire la serenità a lui e Salvatore». Adesso va però rispettato il «desiderio di assoluta privacy e discrezione, è tempo che Massimiliano si concentri sui suoi cari e sulla riabilitazione».
IL SEGNALE
Il caso è in mano agli avvocati. Il rientro in Italia è il segno che col nuovo esecutivo di Narendra Modi si può ragionare. Ma anche del lavoro fatto dal ministro Pinotti che per ben quattro volte ha incontrato i marò in India e dopo l’ischemia di Massimiliano è volata di notte a New Delhi. Di qui il «grazie» di Paola Moschetti al governo Renzi e alla Pinotti. «Massimiliano – aggiunge - si è separato con disagio da Salvatore, verso il quale nutre intensi sentimenti di amicizia e colleganza che si sono rafforzati in questi due anni e mezzo: vi è stato costretto da ragioni mediche e avrà bisogno di riacquistare la tranquillità necessaria per ristabilirsi». È stato «duro» per lui separarsi dal commilitone e amico. Per Girone la situazione si complica. Nei prossimi quattro mesi non si potranno compiere passi avanti né sul fronte dell’arbitrato, finché Latorre è in Italia, né su quello del processo perché alla sbarra non potrà andare uno solo dei marò. Eppure Girone ha detto: «Non preoccupatevi per me». Il governo cercherà di avviare un dialogo diretto con l’India.
LAVORIO SOTTERRANEO
Spiega la Pinotti: «Siamo contenti che oggi Massimiliano sia tornato, dal momento della sua malattia abbiamo lavorato per questo». Ma dobbiamo «risolvere complessivamente la questione dei nostri due fucilieri». Perciò ha subito telefonato a Girone e alla famiglia: «C’è stata un’emergenza legata alla salute di Latorre e su questa abbiamo trovato una disponibilità del governo indiano: dobbiamo continuare a lavorare incessantemente, quotidianamente». Il tweet in cui Renzi parlava di collaborazione coi giudici indiani non significa che l’Italia accetti la loro giurisdizione. I fucilieri erano in missione, «coperti da immunità funzionale».
Andrebbero processati in Italia. Ma l’Italia apprezza i tempi rapidi e la decisione di far rientrare Latorre. Altro segnale positivo: il quotidiano “The Hindu” scrive che non ci sono state proteste nel Kerala. Anzi, si è creata una «simpatia» per il marò malato. E cita il capo di un’associazione di pescatori per il quale «l’uccisione non è stata deliberata, i marò li hanno scambiati per pirati, ed è stato adeguato il risarcimento per l’errore». Forse il clima è cambiato. L’obiettivo ora è il processo in Italia, con garanzie per l’India.
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