Eterologa, retromarcia della Lorenzin: è lecita anche prima della legge

Eterologa, retromarcia della Lorenzin: è lecita anche prima della legge
di Cristiana Mangani
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Martedì 12 Agosto 2014, 22:20 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 08:39
Il dietrofront ormai sembra chiaro: l’eterologa sar possibile anche prima della legge, alla quale il Governo vorrebbe arrivare per gradi e dopo aver aperto un tavolo di discussione con le Regioni e anche con la Consulta. Insomma, nessuna sanzione è possibile, tantomeno è in arrivo per chi pratica la fecondazione con donatore esterno, anche se - tornano a ribadire dal ministero della Salute - senza una normativa nazionale la sicurezza dei pazienti è a rischio.



«La tecnica è lecita - è la tesi del ministro Beatrice Lorenzin - ma non è disciplinata». Il caos creato dal rinvio della questione sembra aver portato il dicastero della Salute a cercare una strada più percorribile, soprattutto dopo che il presidente della Corte costituzionale Giuseppe Tesauro, aveva dichiarato nell’intervista al Messaggero, che non esiste alcun vuoto normativo.



NESSUNA SANZIONE

E allora, ieri, indietro tutta. «Chi la praticasse non incorrerebbe in sanzioni - fanno sapere da fonti ministeriali - ma servono tuttavia norme omogenee su tutto il territorio, in attesa del confronto proposto a settembre con specialisti e costituzionalisti». «La fecondazione eterologa - viene chiarito - è legale oggi nel nostro Paese ed in questo senso la sentenza della Corte Costituzionale è auto-applicativa e chi praticasse l'eterologa non incorrerebbe in sanzioni. Tuttavia, se l'eterologa è adesso lecita, non è però disciplinata, cioè non esistono norme che ne regolino l'attuazione in tutti i suoi aspetti, a partire da quelli che riguardano la sicurezza sanitaria. Proprio per garantire tali aspetti, è necessaria una normativa che abbia valenza nazionale e assicuri un'applicazione omogenea in tutte le regioni».



NORMATIVE EUROPEE

Il punto sul quale insiste il ministero è che «vanno recepite le normative europee che stabiliscono i test per la selezione del donatore, in base ai quali le Regioni potranno autorizzare i centri con criteri uniformi a livello nazionale ed europeo dal momento che è l'Europa a chiederci il rispetto di certi requisiti minimi comuni in questo ambito». Una questione per cui però il ministro Lorenzin ha sempre ritenuto necessaria una legge, e non sufficienti delle linee guida. Il tavolo previsto per settembre - si augurano al dicastero - potrebbe «aprire un confronto per cercare vie praticabili di attuazione della sentenza della Corte Costituzionale che garantiscano la dovuta sicurezza sanitaria, considerando le prese di posizione di alcune Regioni e la possibilità che i centri privati comincino a praticare la fecondazione eterologa nell'attesa di una normativa nazionale».



In attesa delle decisioni degli esperti, e del pronunciamento delle Camere dai tempi però decisamente incerti, restano inevitabili le fughe in avanti della Regione Toscana, l'unica finora a emanare una delibera che autorizzi i centri a partire ma che potrebbe essere imitata presto dalla Liguria, e anche delle stesse cliniche per la fecondazione, finora in stand by ma che da più parti affermano di voler iniziare a settembre con i trattamenti. «Si stima che in Italia siano novemila le coppie infertili che vorrebbero un figlio dall’eterologa - sottolinea il presidente della regione Toscana Enrico Rossi - e quattromila di queste vanno all’estero, pagando molti soldi. Ci sono speculazioni che precludono l’accesso alla povera gente». A beneficio dei centri privati sempre pronti a partire mentre quelli pubblici rimarranno in attesa delle direttive romane.