Nuovo Senato, modifiche sui referendum: l'immunità resta

Nuovo Senato, modifiche sui referendum: l'immunità resta
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Domenica 3 Agosto 2014, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 16:36
ROMA - La meta dell'8 agosto per l'ok in Senato alle riforme istituzionali, in qualche modo una linea del Piave per Matteo Renzi, appare sempre pi a portata di mano.

Superato lo scoglio dei primi due articoli del disegno di legge Boschi, la maggioranza può addirittura permettersi il lusso di fermare per un paio di giorni la marcia forzata fino al voto finale a Palazzo Madama, consentendo ai senatori - fino ad ora inchiodati in Aula a votare dalla mattina a mezzanotte - di tornare a casa per parte del sabato e per la domenica. A questo punto, l'obiettivo si sposta sulla legge elettorale, anche in vista dell'incontro di martedì tra Renzi e Berlusconi. Un faccia a faccia che potrebbe essere determinante per chiudere il cerchio sulle riforme e sul quale il premier oggi sottolinea: «È importante che Berlusconi stia al tavolo della riforma elettorale così come è stato a quello per la riforma costituzionale».



I SEGNALI NEL CENTRODESTRA

La base per un accordo tra l'ex Cavaliere e l'ex sindaco potrebbe essere rappresentata da quegli aggiustamenti che Renzi oggi ha detto di auspicare per avere una «legge al bacio»: innalzamento al 40% della soglia per il premio di maggioranza, preferenze ma con i capilista bloccati - e con la possibilità di inserire uno stesso capolista in più collegi - e abbassamento delle soglie di sbarramento per i partiti, almeno quelli dentro una coalizione, al 4%. Modifiche che, se da un lato vanno incontro ai partiti minori, a cominciare da Sel e Ncd - che punta all'abbassamento, in toto, delle soglie - dall'altro rendono meno ardua quella formazione di una coalizione di centrodestra alla quale Berlusconi non smette di guardare.



Lo stop del Senato per il weekend stupisce piacevolmente il premier, ma la pausa non piace a M5S e Lega: fino all'ultimo hanno tentato di scongiurarla. Il timore è che le ore a disposizione possano favorire i contatti tra la maggioranza e Sel. C'è tempo fino a domani pomeriggio, quando nell’aula di Palazzo Madama riprenderanno le votazioni. Sul tappeto le aperture della maggioranza sul versante dei referendum abrogativi e della platea dei grandi elettori per il Quirinale, mentre sull’immunità non sembrano esserci margini di manovra. Aperture che, comunque, sul M5S non sembrano far breccia. «Nessuna apertura da Renzi», denuncia Beppe Grillo che torna ad attaccare l'accordo Renzi-Cavaliere mentre i suoi senatori hanno la mano pesante con maggioranza («Servi di Renzi») e governo («quattro cialtroni»). «Andatevene in vacanza, noi restiamo qui», sbotta Vito Petrocelli.



MENO FIRME

E se Sel propone senza effetto, visto che la tensione si starebbe allentando, di restare in Aula la domenica a votare il ddl anticorruzione, la Lega picchia duro: «Io non ho voglia di passare come uno che non vuol fare niente. Non voglio andare al mare. Noi abbiamo cancellato le ferie e voi pensate di andare in spiaggia nel weekend. Vergogna!», afferma il capogruppo Gian Marco Centinaio che non si sbottona su una possibile fine dell'Aventino del Carroccio. Ma la maggioranza difende la scelta della capigruppo. «I lavori del Senato si concluderanno comunque l'8 agosto. Un giorno di sospensione dopo una serie di sedute faticose mi sembra molto ragionevole», replica il capogruppo del Pd Luigi Zanda. Eppure di nodi aperti, su cui sarà necessario trovare un accordo per procedere speditamente, ne restano non pochi.



A partire dall'immunità dei senatori, che M5S e Sel proprio non digeriscono e su cui le aperture della maggioranza, come si diceva, sono prossime allo zero. Il punto di caduta che pare, invece, assodato, è quello del referendum: il governo sarebbe infatti aperto ad un abbassamento del numero delle firme necessarie per proporne la celebrazione (nel ddl Boschi se ne prevedono 800mila). Da Ncd arriva invece la spinta per la modifica delle norme sul Titolo V, in particolare sul commissariamento delle Regioni, che si vorrebbe affidare esclusivamente allo Stato centrale.
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