Strage via D'Amelio, 150 bambini ricordano il giudice Borsellino e la scorta: presente Ciancimino

Salvatore e Rita Borsellino in via D'Amelio
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Sabato 19 Luglio 2014, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 15:57
Il capo della polizia Alessandro Pansa ha commemorato a Palermo gli agenti di scorta vittime delle stragi di mafia. L'ha fatto nel giorno del 22/mo anniversario dell'eccidio di Via D'Amelio, deponendo una corona d'alloro davanti alla lapide posta nel Reparto Scorte della caserma Pietro Lungaro. Pansa parteciperà anche alla funzione religiosa che si terrà nella cappella della caserma. Alla cerimonia, oltre ai parenti delle vittime, hanno partecipato autorità civili e militari.





Ciancimino. «Sono uno dei pochi che ha il coraggio di venire qui, sono io ad aver portato i responsabili di quella strage alla sbarra». Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, imprenditore condannato per riciclaggio e detenzione di esplosivo e indagato in diversi procedimenti penali, anche per concorso esterno alla mafia, che è arrivato in bici in via D'Amelio, salutato con un caloroso abbraccio da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, e da alcuni attivisti delle agende rosse. «Mio figlio sta iniziando a capire tutto, è stato il motore delle mie decisioni, io ho due date fondamentali, le più importanti della mia vita - dice Ciancimino mostrando due tatuaggi sul braccio - una è la data della sua nascita, l'altra quella della strage di via D'Amelio che ho tatuato - per la prima volta vedo tremare i potenti dinanzi alle domande del giudice Di Matteo, mi sembra che questo castello di menzogne verrà meno anche se in quell'aula come imputati sono ancora in tanti a mancare». «Gli slogan contro mio padre nel 1992? - continua Ciancimino rispondendo alle domande dei giornalisti - erano giusti. Non sono mai stato orgoglioso di mio padre per quello che ha fatto, ho fatto la mia scelta perchè mio figlio sia orgoglioso di me».




In 150 hanno colorato via D'Amelio con cartelloni, giochi e attività. Sono i giovani dai 6 ai 14 anni dei quartieri Zen, Cep, Borgo Nuovo e centro storico arrivati con i pullmanmessi a disposizione dalla Guardia di Finanza per ricordare il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta uccisi 22 anni fa in via D'Amelio. A promuovere l'iniziativa, come ogni anno, gli attivisti del Laboratorio Zen insieme. «Proviamo a trasmettere loro un messaggio di legalità - spiega Mariangela Di Gangi, presidente dell'associazione - specialmente in quei quartieri popolari dove spesso neanche la scuola riesce ad arrivare». In tanti hanno rivolto domande a Rita e Salvatore Borsellino su mafia, pizzo, criminalità.



Il capo dello Stato. «Alla speranza di una generale evoluzione nei comportamenti individuali e collettivi che conduca alla sconfitta della mafia deve accompagnarsi l'auspicio che i processi ancora in corso possano fare piena luce su quei tragici eventi, rispondendo così all'anelito di verità e giustizia che viene da chi è stato colpito nei suoi affetti più cari e che si estende all'intero Paese». Lo scrive il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del 22 anniversario dell' attentato di via d'Amelio, in un messaggio ha inviato a Manfredi Borsellino.



Familiari vittime via Georgofili. «Nel giorno del ventiduesimo anniversario dalla sua morte, ricordiamo il Giudice Paolo Borsellino» che ha «portato avanti la sua battaglia contro la mafia stragista» consapevole «del fatto che vi era in atto una trattativa voluta dallo Stato con la mafia» per l'annullamento del bis. Lo scrive in una nota l'associazione fra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. Il 41 bis è «quel carcere duro, severo ma necessario che oggi si vuole con forza abolire per Bernardo Provenzano - aggiunge la nota - Paolo Borsellino ha tenuto testa a quanti nelle istituzioni hanno favorito Cosa nostra sia pure, in un primo momento, per fermare le stragi».



La figlia del giudice. «A ventidue anni di distanza dalla strage di Via D'Amelio la presenza di mio padre è ancora viva, la presenza dell'uomo prima che del magistrato, perchè abbiamo avuto un padre meraviglioso, molto presente, che ci è bastato per farci andare avanti sereni. Una serenità che, devo ammettere, sul piano personale non ho più recuperato e che credo non recupererò mai, perchè in certi momenti il nome che portiamo è più un peso che non un onore. E lo dico con estrema consapevolezza». Lo ha detto Lucia Borsellino, la figlia del giudice Paolo Borsellino, che per la prima volta rompe il tradizionale silenzio che l'ha sempre contraddistinta, dalla strage di 22 anni fa.



Il fratello Salvatore. «Oggi Falcone e Borsellino sono degli eroi ma allora erano osteggiati. Dobbiamo stringerci attorno a magistrati come Di Matteo che oggi tentano di condurci alla verità e che subiscono lo stesso trattamento di Paolo e Giovanni 20 anni fa». Lo ha detto sul palco di via D'Amelio Salvatore Borsellino durante le manifestazioni per il 22esimo anniversario dell'uccisione del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della scorta. «Le stragi sono servite ad alzare il prezzo di quella trattativa e su questa trattativa c'è stato un silenzio che è durato 20 anni e su cui solo ora si comincia a vedere qualche incrinatura - ha aggiunto il fratello del giudice ucciso dalla mafia - I magistrati che oggi cercano di arrivare alla verità lo fanno a rischio della loro vita».



Il pm Di Matteo. «Dal progredire delle nostre indagini sappiamo che in molti, anche all'interno delle istituzioni, sanno ma continuano a preferire il silenzio, certo che quel silenzio, quella vera e propria omertà di Stato continuerà esattamente, come è avvenuto finora, a pagare, con l'evoluzione di splendide carriere e con posizioni di sempre maggiore potere acquisite proprio per il merito di avere taciuto, quando non anche sullo squallido ricatto di chi sa e utilizza il suo sapere per piegare le istituzioni alle proprie esigenze».
Così il pm Antonino Di Matteo nel suo interventio dal palco di via D'Amelio. «Sono qui per dirvi che voi avete il sacrosanto diritto di continuare a chiedere tutta la verità sulla strage di via D'Amelio e noi magistrati il dovere etico e morale di continuare a cercarla anche nei momenti in cui, come questo che stiamo vivendo, ci rendiamo conto di quanto quel cammino costi, sempre più, lacrime e sangue a chi non ha paura di percorrerlo anche quando finisce per incrociare il labirinto del potere». «Borsellino ci ha insegnato a non avere mai paura della verità - dice ancora - Quella di via D'Amelio non fu soltanto una strage di mafia e il movente non era certamente esclusivamente legato a una vendetta mafiosa nei confronti del giudice».




Il capo della polizia. «In questi anni sono stati fatti tantissimi passi avanti nella lotta alla criminalità organizzata in, particolare in Sicilia». Lo ha detto il Capo della Polizia, Alessandro Pansa a margine delle commemorazioni per la strage di via D'Amelio alla caserma Lungaro a Palermo. «I risultati conseguiti sono notevoli - dice Pansa - sicuramente sul piano militare sono stati dati dei colpi sostanziali alle organizzazioni mafiose siciliane e anche gli aspetti economici vengono seguiti con grandissimo impegno».



Il sindaco di Palermo. «Il ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta, al di là delle doverose commemorazioni, interroga ciascuno di noi, interroga tutte le istituzioni sull'impegno quotidiano di contrasto a mafia e mafiosità, ricorda quanto sia necessario in sede giudiziaria, storica e politica fare verità e giustizia sulla ignobile trattativa Stato Mafia». Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando nel giorno dell'anniversario della strage di via D'Amelio.
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