«Sporco romano», il cuoco romanista accoltellato a Napoli

«Sporco romano», il cuoco romanista accoltellato a Napoli
di Davide Gambardella
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Martedì 8 Luglio 2014, 01:23 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 08:44

Stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro in un hotel del centro di Napoli e, appena ha messo piede nell’androne del palazzo nel quale vive, stato aggredito e pugnalato. «Te ne devi andare da questa città, qui non ti vogliamo. Hai capito, sporco romano?». La coltellata al gluteo, tipica dello stile ultrà e gli insulti, sono stati riservati in piena notte, in un vicolo, ad un giovane tifoso giallorosso, il 25enne Federico Sartucci, incensurato ma con un Daspo per i suoi trascorsi in curva sud: e proprio questo aspetto ha fatto immediatamente scattare le indagini della Digos napoletana. Tra le varie ipotesi investigative seguite, per decifrare quello che appare un raid in piena regola, anche la vendetta a circa due settimane di distanza per la morte del tifoso azzurro Ciro Esposito, avvenuta dopo il ferimento del ragazzo prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. Ma gli investigatori della questura napoletana al momento non tralasciano alcuna pista.

È la notte tra venerdì e sabato, Federico viene avvicinato e pugnalato da uno sconosciuto: il fumus che avvolge la vicenda, generato dal divieto di frequentare le manifestazioni sportive che ha colpito il romanista per una vecchia storia di tafferugli tra tifosi, trasferisce il fascicolo aperto dall’ufficio Prevenzione Generale sulla scrivania della Digos, sezione investigativa che dal 2001 tiene sotto la lente d’ingrandimento il panorama della tifoseria violenta.

«Sembra un gesto isolato» spiega il capo della sezione investigativa, Luigi Bonagura, «non collegato alla realtà del tifo organizzato. Le indagini ad ogni modo proseguono a 360 gradi».

L’aggressione, raccontata ieri dal quotidiano locale Cronache di Napoli, avviene la notte tra sabato e domenica in vico Melofioccolo, piena zona universitaria della città dove poche ore prima si era consumato un agguato mortale dal sapore di camorra. Federico ha da poco terminato il suo turno di lavoro all’Hotel Romeo, nel quale da dieci giorni lavorava come addetto alle cucine dopo aver firmato un contratto fino al 2015. Poco dopo la mezzanotte viene bloccato da un uomo nel palazzo in cui vive. Le offese, poi il fendente: il 25enne viene trasportato al vicino ospedale Vecchio Pellegrini, la prognosi è di dieci giorni. «È tornato a Roma dai suoi familiari rinunciando al posto di lavoro» spiegano all’indomani dal prestigioso hotel nel quale lavorava, mentre gli agenti della Digos cercano di risolvere a stretto giro il rebus.

L’assenza di una rivendicazione, e la circostanza che l’aggressore abbia agito da solo, fanno prendere con la dovuta cautela l’ipotesi sulla matrice ultrà del raid. Federico, con le sue frequentazioni occasionali alle spalle, non è da ritenere organico ai gruppo della curva sud. Di sicuro, però, quella coltellata al gluteo e quelle offese palesano un clima di ostilità ormai dilagante nel sottobosco del tifo di Napoli e Roma, cresciuto dopo il ferimento a morte di Ciro, del quale è attualmente accusato l’ex ultrà della Roma Daniele De Santis.

Per una pista che è ancora tutta da verificare, quella della vendetta tra gruppi organizzati, si trova invece conferma ad teorema seguito da circa due settimane dalla Digos: quell’hashtag #Nonfiniscecosì circolato sui social network dopo la morte di Ciro, e le minacce che invitano i romani a non recarsi in località balneari al di fuori del litorale romano, rappresentano una incognita allarmante, fomentatrice d’odio. Decisamente difficile da prevenire.

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