Quartieri a luci rosse a Roma, c'è il via libera dei Municipi

Quartieri a luci rosse a Roma, c'è il via libera dei Municipi
di Lorenzo De Cicco e Michela Giachetta
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Sabato 24 Maggio 2014, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 08:06

Roma come Amsterdam, con una zonizzazione della prostituzione che porti alla creazione di veri e propri quartieri a luci rosse, sul modello della capitale olandese. Questi gli slogan, ma dietro alle parole pronunciate dal sindaco Marino due giorni fa c'è un progetto molto più solido. Un piano che sta mettendo a punto il vice capo di gabinetto Rossella Matarazzo e che però, per stessa ammissione del primo cittadino, ha bisogno di un assist a livello nazionale, di un nuovo quadro normativo licenziato dal Parlamento che riformi e regolarizzi la prostituzione.

Un disegno di legge già c'è e deve porre fine allo squallido fenomeno della riduzione in schiavitù di ragazze spesso minorenni che rappresenta ancora una piaga per la nostra città. La proposta è stata presentata dalla senatrice Pd Maria Spilabotte e ha incassato endorsement bipartisan, da Alessandra Mussolini di Forza Italia a esponenti del Movimento 5 stelle.

IL DDL

Il disegno di legge prevede la possibilità per i sindaci di trasformare alcune zone della città in quartieri a luci rosse dove concentrare le prostitute non solo su strada, ma anche all’interno di condomini dedicati al sesso a pagamento. «Ovviamente queste scelte vanno concertate con i residenti, i negozianti e le forze dell'ordine – spiega la senatrice Spilabotte - altrimenti il progetto avrebbe poca possibilità di successo». Secondo la promotrice della riforma della prostituzione «le ordinanze dei sindaci non sono sufficienti per ordinare questa materia. Fino a oggi infatti tutti i provvedimenti emanati dai singoli comuni sono sempre stati bocciati per incostituzionalità. Per questo è diventata necessaria una regolamentazione a livello nazionale». Il ddl Spilabotte è stato assegnato alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato e dovrebbe essere calendarizzato nei prossimi giorni, subito dopo le elezioni europee. Il progetto non prevede la creazione di case chiuse vecchio stile, ma permette la creazione di appartamenti gestiti da cooperative di prostitute (nessuna "maîtresse" quindi a capo delle abitazioni ma solo professioniste pari grado) e professioniste a partita Iva.

I MUNICIPI

La proposta del sindaco Marino intanto ha già ricevuto un coro di sì dagli amministratori dei municipi. Alcuni mini-sindaci hanno già iniziato a discutere l'idea coi cittadini, individuando aree dove concentrare le lucciole. Andrea Catarci, presidente dell’VIII, la considera «l’unica sperimentazione seria da fare». È c’è chi, come Andrea Santoro (IX), è «pronto ad adottarla in tempi brevi». Favorevole anche Valerio Barletta, del XIV Municipio di Monte Mario e Giammarco Palmieri del V.

LE STRADE

Dove creare le zone-squillo? Nell’VIII Municipio (Garbatella/San Paolo) si ragiona sul tratto di via Cristoforo Colombo all'altezza di piazza dei Navigatori, nella zona dove ci sono i campi sportivi e non a ridosso delle abitazioni. Spiega il minisindaco Catarci: «In altre città una sperimentazione di questo genere è già stata avviata. Per farlo anche a Roma serve programmazione, le zone individuate dovranno essere "franche" per la gestione, ma controllate su tutti gli altri fronti». Secondo Palmieri del V Municpio «si potrebbe ragionare su alcune aree fuori dai centri abitati». Una di queste è la parte di via Longoni, che collega la Prenestina con la Collatina. «Qui la prostituzione già è presente. I cittadini hanno chiesto di spostare le lucciole di 500 metri, vicino all’edifico dell’Inps, un’area disabitata nelle ore serali». Un’altra zona per prostitute potrebbe nascere nel tratto di via Collatina in cui si trova l’Agenzia delle Entrate, poco prima del Gra. E ancora: all’Eur, uno dei quartieri più colpiti dal fenomeno, c’è l’idea di creare una zona per prostitute su viale dell’Oceano Pacifico. E, più in generale, si potrebbe ragionare su aree «facilmente controllabili, sicure, dove possono essere presenti strutture di assistenza, anche legate coi centri abitati», dice il minisindaco Santoro, che puntualizza: «È inutile continuare a fare gli struzzi, serve una regolarizzazione, con zone a luci rosse, anche per migliorare verifiche e controlli».

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