Jesus Christ Superstar, al Sistina il Musical con il mitico protagonista del film

Ted Neeley nei panni di Cristo nel musical Jesus Christ Superstar
di Rita Sala
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Domenica 9 Marzo 2014, 15:30 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 20:17
Un rocker integrale, Ted Neeley, classe 1943, il Cristo dalle note impervie di Jesus Christ Superstar, leggendario film di Norman Jewison che compie quattro decenni. Lo vedi sempre diritto, ascetico, biondo, sguardo che fende i cuori, entrare in Gerusalemme tra una selva sventolante di rami di palma. Attore (ultima prestazione un ruolo nel Django di Quentin Tarantino), cantante, batterista e compositore, ha appena celebrato nei maggiori teatri degli States il Jesus cui deve gloria imperitura. E adesso è a Roma, colpaccio impresariale e registico di Massimo Romeo Piparo, per impersonare Cristo nella versione italiana del musical che andrà in scena al Sistina dal 18 aprile, Venerdì Santo. Con un cast stellare: Neeley protagonista; il frontman dei Negrita, Pau, nella parte di Pilato (il gruppo suonerà dal vivo l’immortale partitura di Andrew Lloyd Webber); Simona Molinari come Maddalena; Shel Shapiro nel ruolo di Caifa.



UN MITO

Appartamento con vista panoramica sulla Città Eterna, figlia Tessa al seguito, Ted parla dell’Urbe con inesauribile entusiasmo: «La vostra meravigliosa Roma», ripete, godendosi i pochi giorni di riposo prima dell’inizio delle prove. «So di cominciare qui una bellissima avventura, che festeggia sia i quattro decenni del film, sia i vent’anni dal primo allestimento italiano del musical da parte di Piparo. L’opera rock di Rice e Lloyd Webber, del 1970, è un vero work in progress. Fu interprete, al suo nascere, di un’epoca che invocava la pace, l’amore universale, la solidarietà e la rigenerazione. Raccolse le istanze degli hippies che avevano appena vissuto Woodstock. Non si è fermata lì. È diventata film, dandomi l’opportunità di vivere un’esperienza per me fondamentale. E in teatro, in tutto il mondo, ha continuato e continua ad essere rappresentata».



UN RUOLO FATIDICO

Il ruolo del Cristo arrabbiato e ardente non ha mai abbandonato Neeley. Lui lo ammette. Ma spiega di non considerare quest’identificazione una condanna, bensì «una splendida opportunità, un’esperienza tutt’ora gratificante sul piano emozionale, formativa per lo spirito e sempre più illuminante. Un viaggio giusto, che a Roma, la città dove si fermò l’apostolo Pietro, vivrà una tappa particolare».

I giovani del Terzo Millennio non sono figli dei fiori, navigano sul web e si riferiscono a modelli di spettacolo imparagonabili a quelli di Jesus Christ Superstar. Eppure Ted testimonia che il musical «tocca i loro cuori, entra nel loro modo di pensare, nelle loro anime». Racconta: «Figli e nipoti dei ragazzi di allora vengono da me, in camerino, e mi raccontano storie di devozione, umiltà e rispetto legate alla loro vita dopo aver assistito allo spettacolo o aver visto il film. A loro volta diffondono la passione per Jesus Christ Superstar ad altri, e la popolazione dei fan si allarga».



OLTRE IL TEMPO

«Il messaggio di Jesus Christ - continua Neeley - resiste al di là del tempo e dei cambi generazionali. Il magnifico libretto dell’opera, con le sue parole semplici e forti, e la musica, un vero capolavoro, continuano a dare conforto spirituale a chiunque, a fornirci un minimo comune denominatore di emozioni salvifiche in un mondo pieno di differenze, dove è facile criticare quello che non capiamo, rifiutare quello che ci risulta difficile. Eppure continuiamo a nascere in contesti diversi, a parlare lingue differenti, a credere in ideologie opposte. E stiamo sulla Terra tutti insieme. Io ho sognato un mondo di pace per tutta la vita, ma se guardo quello che è passato nella Storia e quello che continua a succedere, sembra che gli uomini ritengano più importanti le guerre della pace. Nonostante questo continuo a sperare che un giorno ci si possa sedere tutti attorno a un falò per raccontarci le storie che ci accomunano, da dove veniamo, cosa abbiamo ereditato e come sia bello vivere, magari capendoci e accettandoci l’uno con l’altro, fratelli e sorelle quali siamo. Il cerchio della pace e dell’amore è un cerchio aperto».



LA SFIDA

Non avverte la sfida, Ted, di cantare un ruolo così difficile a Roma: «Provo solo un’eccitazione positiva». Non teme il giudizio dei ragazzi: «Sono tecnologicamente più avanzati di quanto eravamo noi, ma vedo in loro la stessa esuberanza, la stessa vitalità, lo stesso desiderio di gioire, vivere l’amicizia, conquistare speranza e felicità». Infine, se gli chiedi quale sia il fascino residuo della vecchia Europa, non esita: «Fascino residuo? Direi che la vecchia Europa non è mai stata più seducente di adesso, con la sua aura, le sue magiche atmosfere, il suo mistero e la sua storia . Per me è un mondo di infinita bellezza». E termina, cristologicamente: «Abbiate pace, amore e luce».
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