Ucraina, a un passo dalla guerra: la Russia si prende la Crimea. Kiev richiama riservisti: disastro vicino

Ucraina, a un passo dalla guerra: la Russia si prende la Crimea. Kiev richiama riservisti: disastro vicino
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Domenica 2 Marzo 2014, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 08:42

Un'esplosione pi forte, seguita da un meno intensa, stata udita in serata nell'area di Simferopoli, capitale della Crimea presa ormai sotto controllo dalle forze russe e filo-russe.

Lo riferisce la Bbc, in mancanza di dettagli o di conferme certe sull'accaduto. Il sito di Ukrainska Pravda, da parte sua, sostiene che militari russi avrebbero fatto esplodere granate assordanti, un paio d'ore fa, completando la requisizione di edifici della base militare ucraina presso l'aeroporto di Belbek, incluso un deposito di munizioni.

La Russia «ci ha dichiarato guerra, siamo sull'orlo del disastro». E' il grido d'allarme del premier ucraino Arseni Iatseniuk dopo l'assedio lanciato da Mosca alla Crimea, la repubblica autonoma, parte dell'Ucraina, posta sulla penisola che si affaccia sul mar Nero nel sud del paese dove è forte la presenza russa. La Nato chiede lo stop alle attività militari e alle minacce di Vladimir Putin: così - sottolinea - «Mosca viola i principi della Carta Onu». A causa dell'escalation militare, Francia e Gran Bretagna hanno deciso di sospendere la partecipazione alle riunioni in vista del G8 di Sochi.

«Questo è un allarme rosso. Questa non è una minaccia, questa è di fatto una dichiarazione di guerra contro il mio Paese», ha detto ancora il premier ucraino. «Noi esortiamo il presidente (russo Vladimir) Putin a ritirare le sue forze armate dall'Ucraina», ha aggiunto. Il governo ucraino intanto ha annunciato che richiamerà tutti i suoi riservisti, in seguito alla decisione della Russia di autorizzare il dispiegamento delle truppe. Si stima che l'Ucraina abbia circa un milione di riservisti, mentre la forza militare attiva conta 160mila unità. Navi ucraine hanno lasciato la base di Sebastopoli in Crimea. Il comandante della Marina si è schierato con i filo-russi.

Una fonte dell'amministrazione Usa ha reso noto che le forze russe hanno il pieno controllo operativo della Crimea. La Russia, sottolinea una fonte della Casa Bianca, ha spostato nella penisola di Crimea circa 6.000 militari delle forze aviotrasportate e di terra.

La crisi ucraina fa piombare i rapporti tra Washington e Mosca in un clima da guerra fredda. Barack Obama condanna l'intervento armato in Crimea parlando di violazione del diritto internazionale, mentre Vladimier Putin sottolinea di avere il diritto di proteggere i propri interessi in Ucraina. I due si sono anche parlati ieri, per 90 lunghi minuti, ma la tensione resta alle stelle. Un muro contro muro, da cui oggi non si vede via d'uscita.

Condanna congiunta dei leader del G7. Noi, i leader di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Usa, e il presidente del Consiglio Ue e il presidente della Commissione Ie, ci uniamo oggi per condannare la chiara violazione della Russia della sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina». Così una nota congiunta del G7, diffusa dalla Casa Bianca. «Le azioni russe in Ucraina violano i principi e i valori che animano il G7 e il G8. Quindi - afferma il G7 - abbiamo deciso per il momento di sospendere la nostra partecipazione alle attività connesse alla preparazione del G8 di giugno a Sochi, fino a quando non tornerà il clima in cui il G8 sia in grado di avere una discussione significativa.

«Siamo uniti nel sostenere la sovranità dell'Ucraina, la sua integrità territoriale e il suo diritto di scegliere il proprio futuro. Ci impegniamo - afferma il G7 in una nota congiunta - a sostenere l'Ucraina nei suoi sforzi per ristabilire l'unità e la stabilità politica ed economica del Paese». «A tal fine - prosegue la nota -, sosterremo il lavoro dell'Ucraina nel negoziato un nuovo programma con il Fondo monetario internazionale, e ad attuare le riforme necessarie. Il sostegno dell'Fmi sarà fondamentale per sbloccare un ulteriore assistenza da parte della Banca mondiale, delle altre istituzioni finanziarie internazionali, dell'Unione europea e da fonti bilaterali.

Anche oggi le truppe russe, le forze di autodifesa locali e persino i cosacchi hanno

continuato ad occupare in Crimea obiettivi sensibili, scavato trincee e assediato alcune basi ucraine con tanto di ultimatum, per ora senza scontri e con un apparente consenso popolare diffuso in gran parte dell'Ucraina sud-orientale. Un migliaio di uomini armati ha bloccato a Perevalne, vicino a Simferopoli, l'ingresso di un'unità della guardia costiera ucraina per costringere i militari ad arrendersi. Altri 400 marine ucraini sono stati assediati nella loro base di Feodosia, porto a 200 km da Sinferopoli. Anche la 36/ma brigata dell'esercito ucraino alle porte di Simferopoli è stata bloccata da reparti speciali dei militari russi. La Crimea è russa, tanto che il ministero della Difesa si è sentito autorizzato a chiedere i dati dei giornalisti stranieri per accreditarli.

In Crimea Kiev appare impotente, limitandosi ad allontanare qualche nave da guerra da Sebastopoli, dove però il comandante in capo della Marina ucraina Denis Berezovski - fresco di nomina - ha giurato fedeltà alle autorità locali filorusse, mentre nell'irrequieto sud-est russofono intende nominare due ricchissimi e influenti oligarchi, Serghiei Taruta e Igor Koloiski, governatori delle regioni di Donetsk e di Dnipropetrovsk.

Il cuore pulsante della rivoluzione resta il Maidan, tornato oggi ad affollarsi e ad arringare contro la Russia e Putin. Ma le uniche frecce insidiose nella faretra di Kiev sono quelle dell'Occidente, mai come ora unito nel condannare l'intervento armato russo. «Viola i principi della Carta Onu e costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza in Europa», denuncia il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, mentre anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) si andava riunendo d'urgenza a Vienna.

Durissimo, dopo l'ennesimo monito telefonico di Obama a Putin, il segretario di Stato Usa John Kerry: «La Russia si sta comportando come se fossimo nell'800, invadendo un altro Paese sulla base di pretesti completamente inventati». È stato lui a quantificare il costo minacciato dal presidente Usa in caso di intervento militare: «La messa al bando dei visti, il congelamento dei beni, l'isolamento commerciale, con un ulteriore crollo della divisa russa», che oggi veniva cambiata già al record storico di 40 rubli per un dollaro (55 per un euro). E il boicottaggio del G8 russo previsto a Sochi all'inizio di giugno, con il rischio anche che Mosca sia cacciata fuori: il summit parte già dimezzato, con le defezioni dei lavori preparatori, oltre che degli Usa, anche di Francia, Gran Bretagna e Canada (che ha richiamato il proprio ambasciatore). L'unica a frenare in Europa è la Germania, che si dice scettica da una possibile esclusione di Mosca dal consesso degli Otto Grandi,

mentre l'Italia si è appellata al Cremlino definendo «inaccettabile» la violazione della sovranità ucraina.

Ogni singolo alleato degli Stati Uniti è pronto ad andare fino in fondo, allo scopo di isolare la Russia in seguito a questa invasione, ha assicurato il segretario di Stato Usa. «Tra tutti i ministri degli Esteri con cui ho parlato ieri - ha aggiunto Kerry - c'è una visione unitaria. Parlo di tutti i Paesi del G8 e anche oltre, che semplicemente sono pronti a isolare la Russia, che non pensano di trattare la Russia come se nulla fosse accaduto. Il rublo è già andando giù e sta già risentendo l'impatto di questa situazione».

Un muro sempre più alto che Putin forse non si aspettava, mentre in varie capitali europee diverse centinaia di persone si sono radunate davanti alle ambasciate russe per protestare: domani il Signore del Cremlino dovrà giocarsi fino in fondo anche la carta dell'incontro con Iulia Timoshenko.

«Vi chiedo di pregare ancora per l'Ucraina, che sta vivendo una situazione delicata. Mentre auspico che tutte le componenti del Paese si adoperino per superare le incomprensioni e per costruire insieme il futuro della Nazione, rivolgo alla comunità internazionale un accorato appello affinché sostenga ogni iniziativa in favore del dialogo e della concordia». Il Papa all'Angelus ha preso posizione sulla situazione in Ucraina. Il Papa ha chiesto che si faccia «ogni sforzo» contro questa spirale minacciosa che angoscia il mondo e evoca venti di guerra.

Quello di oggi all'Angelus è il quarto appello in venti giorni del Pontefice per l'Ucraina, che dal punto di vista religioso è a maggioranza cristiana, ma non cattolica: ci sono in realtà tre chiese ortodosse, una che fa riferimento al Patriarcato di Mosca, una che fa riferimento al Patriarcato di Kiev e una, autocefala, che come molte autocefale nel mondo, fa riferimento al Patriarcato di Costantinopoli. I cattolici sono minoranza, spesso rimpatriati dall'Occidente, mentre le tre chiese ortodosse sono tradizionalmente ostili e in lotta tra loro.

Berlino mette in guardia Mosca contro l'intervento militare affermando che

«una nuova divisione dell'Europa può ancora essere evitata». «Chiediamo con urgenza alla Russia di astenersi da qualsiasi interferenza alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina», ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. «Siamo su una strada molto pericolosa che porta ad una escalation della tensione. Una marcia indietro è ancora possibile. Una nuova divisione dell'Europa può ancora essere evitata», ha aggiunto.

Vladimir Putin ha «accettato» la proposta di un «gruppo di contatto per iniziare il dialogo» sulla questione ucraina. Lo sostiene la cancelleria tedesca, dopo una telefonata fra Angela Merkel e il presidente russo. «Il presidente Putin ha accettato la proposta della cancelliera di istituire una missione di verifica dei fattì sul terreno e un gruppo di contatto, possibilmente sotto l'egida dell Osce, per iniziare un dialogo politico». È quanto si legge in una nota del portavoce Georg Streiter che illustra i contenuti della telefonata. Telefonata di cui aveva già dato notizia Mosca sottolineando come Putin avesse peraltro difeso le azioni russe in Ucraina come «adeguate a una situazione straordinaria».

Barack Obama ha discusso della situazione in Ucraina con il cancelliere tedesco Angela Merkel e parlerà presto con il primo ministro britannico David Cameron e il presidente polacco Bronislaw Komorowski. Lo ha reso noto la Casa Bianca. «Il punto sostenuto dal presidente in tutte le sue chiamate - sostiene la Casa Bianca - è sottolineare l'assoluta illegittimità dell'intervento russo in Crimea e in Ucraina».

Mosca, manifestazioni pro e contro l'invasione. Manifestazioni contrapposte, intanto, si registrano oggi a Mosca, pro e contro l'invasione armata russa in Ucraina. Gli oppositori si sono mobilitati via internet su Vkontakte, il Facebook russo, e si sono dati appuntamento alle 13 ora locale (le 10 in Italia) davanti al ministero della Difesa, a due passi dal Cremlino. I sostenitori dell'invasione, invece, marceranno da piazza Pushkin a corso Sakharov: si tratta di organizzazioni patriottiche di giovani, studenti e veterani, compresa l'ala giovanile del partito putiniano Russia Unita. La partenza del corteo è prevista alle 17 ora locale (le 14 in Italia).

Rispunta lo slogan dei dissidenti del 1968 contro l'invasione di Praga. "Per la vostra e la nostra libertà": nella manifestazione di Mosca è spuntato un foglio con lo stesso slogan usato dai dissidenti sovietici quando protestarono contro l'invasione di Praga da parte dell'Armata Rossa, nell'agosto 1968.

La Francia auspica la sospensione dei preparativi del G8 di Sochi a giugno e condanna l'escalation militare russa in Crimea: lo ha detto a Europe 1 il ministro degli esteri Laurent Fabius, chiedendo la sospensione «fin quando i nostri partner russi non saranno tornati a principi conformi al G7 e al G8».

Obama alza la voce. Obama ieri ha chiamato Putin. Ma, al termine del lungo colloquio, i comunicati diffusi dalle due superpotenze mostrano come la tensione restia altissima. Il presidente americano ha ribadito la sua condanna fermissima all'intervento militare e ha chiesto l'immediato rientro delle truppe russe nelle loro basi e la tutela dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Quindi ha annunciato che gli Stati Uniti non parteciperanno alle riunioni preparatorie del prossimo G8, in programma a giugno a Sochi. Poi ha ammonito il Cremlino che se continuerà sulla strada della provocazione militare andrà incontro a un «isolamento politico ed economico». Dopo aver ricevuto molte critiche di passività e indecisione, il "Commander in Chief'" americano ha alzato la voce.

Putin: abbiamo il diritto di tutelare la minoranza etnica. Prima che la Casa Bianca diffondesse i contenuti della telefonata, è stato il Cremlino a far sapere che, durante il colloquio Putin ha ricordato che la Russia si riserva il diritto di proteggere i suoi interessi in Ucraina. Il nodo, secondo Mosca, è quindi la tutela della minoranza di etnia russa nel Paese.

Mosca combatte inoltre la sua battaglia mediatica, cavalcando sulle tv pubbliche la retorica nazionalista e la propaganda interventista, nonché diffondendo notizie non sempre verificabili: come le «diserzioni di massa» dei militari ucraini in Crimea, smentite dal ministero della Difesa ucraino, o l'ondata di 675mila profughi al confine con la Russia, dipinta come «un'incombente catastrofe umanitaria». Notizie per le quali il primo canale tv sacrifica la diretta della cerimonia degli Oscar, con una scelta che suona come uno schiaffo agli Usa. Ai pochi pacifisti che manifestano a Mosca, invece, il Cremlino tappa la bocca, come con i dissidenti ai tempi delle invasioni sovietiche: quasi 300 fermi oggi. I manifestanti avevano qualche cartello ("No war", "Perdonaci Ucraina", "Mi vergogno per i tank in Crimea") e gridavano «No alla guerra».

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