Governo, Alfano verso la conferma al Viminale, Bernabè allo Sviluppo

Governo, Alfano verso la conferma al Viminale, Bernabè allo Sviluppo
di Marco Conti
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Martedì 18 Febbraio 2014, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 16:22
Il lungo colloquio con Giorgio Napolitano si concluso con un sono pronto a ricevere suggerimenti che sulla bocca del segretario dall’ambizione sfrenata, suona come frase di circostanza. «Noi nel pantano non ci siamo e non ci finiremo e se prenderemo qualche giorno in più è solo per non essere accusati di non aver meditato a lungo», spiega uno dei parlamentari renziani che sono saliti, scesi e poi risaliti sul treno. Pretese, paletti, felpati suggerimenti, sponsorizzazioni su questo o quel nome, su questo o quell’assetto assediano l’ormai ex sindaco di Firenze che non sembra intenzionato a cedere sulla prospettiva di un esecutivo «nuovo» e «compatto».



TIMORI

«La squadra», come la chiama Renzi, di ministri veloci e «fuori dalle consorterie e dalle lobby della burocrazia». E’ per questo che ogni mattina il presidente del Consiglio incaricato legge con il sorriso i nomi dei possibili ministri. Un esercizio, quello del totoministri, destinato probabilmente a protrarsi sino a sabato quando il segretario del Pd si ripresenterà al Quirinale con una rosa di nomi che i partiti conosceranno solo nella parte di propria competenza. «Con tutta l’energia e il coraggio che abbiamo», Renzi dice via twitter ai suoi che si va avanti mettendo giù il programma delle cose da fare. Gli ostacoli non mancano, ma il premier incaricato finge di non vederli. Il primo è sul ministro dell’Economia. Tecnico o politico che sia, Renzi vuole un suo uomo di fiducia e non solo uno stretto osservante dell’ortodossia europea. Quasi certa la casella dello Sviluppo Economico (Franco Bernabè). In via di soluzione anche la contesa con il Nuovo Centrodestra che punta i piedi per i tre posti da ministro destinati a Alfano (Interni), Lupi (Infrastrutture) e Lorenzin (Sanità), mentre i centristi di Casini potrebbero spuntarla con D’Alia. In tensione il partito di Stefania Giannini. Scelta Civica chiede infatti di azzerare l’Italicum e di trovare un accordo sulla legge elettorale tutto interno al perimetro della maggioranza. Renzi non ci sta e appena esce dal colloquio con il capo dello Stato ribadisce l’impegno a votare rapidamente la riforma elettorale. Berlusconi, a dispetto delle fantasie dei giorni scorsi, non ha nessuna intenzione di appoggiare il governo di Renzi e Alfano, ma per l’ex sindaco di Firenze rappresenta la ciambella di salvataggio qualora il Ncd decida di sfilarsi dal percorso delle riforme istituzionali puntando ad andare alle urne con la legge proporzionale ”fatta” dalla Corte Costituzionale. La strategia della doppia maggioranza - una sul governo e l’altra sulle riforme con il Cavaliere - irrita e preoccupa i centristi che temono un’intesa Berlusconi-Renzi anche in chiave post-Napolitano.



ESAME

Resta il fatto che il segretario del Pd, raccolte le indicazioni dei partiti e le disponibilità dei vari e possibili ministri, intende rompere gli indugi proponendo il classico «prendere o lasciare». Attendono due giorni di consultazioni sul programma e un paio ancora per definire la squadra dei ministri. Poi «di corsa», per una riforma al mese, cominciando da febbraio con le riforme istituzionali e la legge elettorale. Poi lavoro, burocrazia e fisco in modo da arrivare alle elezioni europee di maggio con argomenti convincenti da spendere nella campagna elettorale per le Europee che rappresenta il primo banco di prova per il segretario del Pd.

Renzi è convinto di farcela e per riportare un po’ di ottimismo nel Paese è pronto a girare l’Italia da Nord a Sud per accompagnare il lavoro del governo. Taglio del cuneo fiscale e nuovo sistema contrattuale che apra le speranze alle nuove generazioni sono gli impegni che il segretario del Pd ha preso con Napolitano nel colloquio di ieri mattina.

Ai timori del Colle per lo standing internazionale del governo, Renzi risponde con l’entusiasmo di chi sa di aver avuto sinora la fortuna dalla sua e fatica ad accettare supplenze. «Voglio un vero governo del cambiamento», continua a ripetere il segretario del Pd che sa di poter spiegare il cambio con Letta solo grazie ad una massiccia dose di novità sia nei nomi sia nei contenuti. «Altrimenti è meglio il voto», ribatte Renzi che oggi incontrerà i cugini del Nuovo Centrodestra e solo domani il Cavaliere in versione statista. Sul piatto con i partiti i posti e le poltrone.
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