Renzi: io premier senza elezioni? Chi ce lo fa fare? Letta: al Colle, poi patto di programma

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Domenica 9 Febbraio 2014, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 07:29

Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perch dobbiamo andare (al governo senza elezioni)? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch'io tra questi, nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo. Lo dice il segretario del Pd, Matteo Renzi, in un'intervista esclusiva ad Agorà, che andrà in onda nella puntata di domani su Raitre.

Sbloccare la situazione politica. Enrico Letta ci prova e all'inizio della settimana, ma non prima di martedì, salirà al Quirinale per un colloquio con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L'obiettivo è chiudere su Impegno 2014 in tempo per la direzione del Pd del 20 febbraio. Davanti quindi 12 giorni cruciali, durante i quali mettere a punto il nuovo programma concordandolo ovviamente con il Colle e con la maggioranza e con la consapevolezza che saranno anche i giorni chiave per la riforma del voto all'esame dell'Aula della Camera.

Oltre l'impasse. Uscire dall'impasse, sarebbe comunque la tesi condivisa dal Colle e da Palazzo Chigi, si può e si deve ma non è necessario e tantomeno opportuno un rimpasto in grande stile che porti quindi a un Letta bis o un cambio di mano, che passi a Matteo Renzi lo scettro del comando.

Renzi, tre strade per Palazzo Chigi. «Vogliono fare un altro governo? Lo dicano. Se uno ritiene che il governo Letta sia debole, lo dica. Io su questo tema non metto bocca», è il messaggio mandato da Renzi in un colloquio con la Repubblica. «Abbiamo davanti a noi tre schemi - spiega il segretario del Pd -. Il primo è quello di andare avanti con il governo Letta, che dura 18 mesi. Seconda soluzione: si va alle elezioni, o col Consultellum o con l'Italicum. Terza ipotesi, la legislatura va avanti fino al 2018 con un progetto totalmente diverso: in quel caso si tratterebbe di fare non la riforma elettorale, ma la riforma dell'Italia». In questo caso, dice Renzi, il nome al governo sarebbe «secondario. Il problema vero è: Letta ha proposto lo schema dei 18 mesi. Se vuol cambiare, lo dica. Prima di ragionare dei nomi, ragioniamo degli schemi. Io sono sullo schema A: Letta per 18 mesi». Il sindaco di Firenze reagisce però con freddezza di fronte alla promessa di rilancio: «Benissimo, era ora. Adesso non ci rimane che aspettare», commenta arrivando a Sassari per la campagna elettorale.

Letta e il Colle. Il presidente della Repubblica segue il dibattito in corso convinto che il governo debba operare e si augura che in Parlamento vadano avanti in maniera costruttiva il confronto sulla legge elettorale e la conversione dei decreti legge all'ordine del giorno. E proprio dopo aver parlato con il Capo dello Stato, annuncia il premier da Sochi dove è volato per l'inaugurazione delle Olimpiadi invernali, tirerà fuori dal cassetto il nuovo programma per rilanciare l'Esecutivo. Una risposta a chi lo accusa di immobilismo, dagli Industriali al segretario del Pd.

Alfano. Il ping-pong tra premier e segretario, che non piace al vicepremier e leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano: «Il Pd, dopo il derby decennale D'Alema-Veltroni, adesso non può riproporre il Letta-Renzi, perchè l'Italia - dice - non può attendere oltre». Fatto sta che l'accelerazione che Palazzo Chigi vorrebbe imporre dovrebbe piacere proprio a Ncd, che insieme a Scelta civica, hanno ripetutamente chiesto al capo del governo di dare un segnale in questa direzione. 'Letta Bis' o in alternativa 'Matteo one': sono queste le uniche due alternative possibili secondo ad esempio il segretario di Sc Stefania Giannini: «Ci vuole - spiega - un azzeramento della squadra di governo». Ipotesi che però sia il Colle sia Letta non vedono di buon occhio: «Siamo coesi», si difende il presidente del Consiglio, e il gioco di squadra è la stilettata rivolta al sindaco di Firenze «è fondamentale nello sport come in politica, dove il 'one man show' invece non serve». Ma ufficialmente dal rimpasto si smarca anche Renzi: «mi fa venire le bolle, mi fa venire voglia di scappare via e - afferma puntando a rafforzare l'immagine di uomo pragmatico - di tornare a Firenze in mezzo alla gente».

Governo al bivio. Che il governo sia a «un tornante decisivo» è anche quanto mette in evidenza la minoranza del Pd che via web torna a chiedere «una svolta» ma anche sottolinea la necessità di «un pieno coinvolgimento del partito. Dobbiamo scegliere - scrivono su un post, tra gli altri, Stefano Fassina e Alfredo D'Attorre - e una chiara scelta politica è premessa per il programma». In attesa della direzione clou del 20 febbraio (quando il Pd potrebbe essere chiamato a scegliere se cambiare passo e togliere l'appoggio all'Esecutivo), intanto per Letta e Renzi si apre il secondo atto sulla legge elettorale, all'esame dell'Aula di Montecitorio da martedì, e che sarà la prova del nove dell'intesa sull'Italicum sia tra i partiti sia all'interno dei Democratici. «Mi accusano di aver scritto le regole con Berlusconi ma noi scriviamo le regole insieme - insiste Renzi - per poi batterlo».

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