Facebook: un miliardo e 200mila profili per un decennale da record

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di Flavio Pompetti
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Sabato 25 Gennaio 2014, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 18:22

Facebook compie dieci anni. Il quattro febbraio Mark Zuckerberg sfoglier le pagine dell'annuario che aveva disegnato per gli studenti di Harvard, e ci troverà dentro un miliardo e duecentomila profili di amici, che consultano il sito mille miliardi di volte al mese. The Face Book, il libro delle facce, era appunto un annuario, o meglio un calendario fotografico delle ragazze dell'austero college del New England, che permettesse ai loro colleghi maschi di votarle. Per la sua realizzazione i fratelli Cameron e Tyler Winklevoss avevano chiesto una mano all'amico esperto nella scrittura di programmi. Mark fece di più: si appropriò dell'idea con la segreta ambizione di allargarlo a tutti gli abitanti del pianeta. Una delle sue collaboratrici più intime: Katherine Losse, ha scalato passo per passo i ranghi dell'azienda fino a sedersi al suo fianco e a scrivere a nome del capo i comunicati ufficiali.

Il libro Due anni fa è saltata giù dal treno ed è andata a scrivere il libro-rivelazione Dentro Facebook nel deserto texano di Marfa, dove l'Internet è ancora una vaga promessa. Losse ha rivelato che nel 2006 gli ingegneri del network avevano iniziato a compilare una lista in seguito abbandonata, di Dark Profiles, profili ombra di tutti quei personaggi che non erano ancora clienti del sito, ma il cui nome era già stato citato all'interno della rete. Una sorta di appello degli assenti ingiustificati, in vista di una futura redenzione, o di una possibile campagna di reclutamento.

Il padre Un simile atto di fede, anzi di fedeltà assoluta, è richiesto ai 2000 dipendenti che lavorano nelle 15 sedi sparse intorno al mondo. Zuckerberg è possessivo, come ha testimoniato di recente la sorella Randy, altra ex manager riconvertita alla disintossicazione cibernetica con ben due libri di denuncia. Quando ha radunato i quartieri generali tre anni fa nella sede di Menlo Park, il padre dell'azienda ha promesso un sussidio di 600 dollari al mese a chi accettava di vivere entro un raggio di un miglio dal posto di lavoro. Aggiungete i pasti gratis consegnati sulla scrivania e il servizio di lavanderia interno ugualmente gratuito, e avrete l'immagine della prigione perfetta, nella quale i dipendenti lavorano a marce forzate con turni regolari nel fine settimana, e si sottopongono ad un controllo metodico della sfera privata che fa inorridire chi ne cade vittima, e magari ricorda di avere collaborato a disegnarlo.

La ricchezza Mark dà loro l'esempio lavorando tutta la notte per battere la concorrenza, e strascicando durante il giorno le ciabatte che indossa nella casa-azienda che ha costruito. Facebook è uno straordinario volano di ricchezza. La società ha realizzato i primi profitti solo nel settembre del 2009, ma nei successivi dodici mesi ha triplicato il fatturato, e al momento del lancio in borsa il 17 maggio del 2012 (il terzo per valore nella storia di Wall Street), l'azienda aveva una capitalizzazione nominale di 104 miliardi, oggi saliti a 134. Zuckerberg ha nelle sue mani il 28% di tale ricchezza, e tra gli altri fondatori Dustin Moskowitz ne ha il 6% e Eduardo Saverin il 5%. Lo scorso maggio è entrata nella lista Fortune 500; a dicembre nell'indice S&P 500, il più genuino tra i listini di Wall Street che segnano lo stato di salute dell'economia americana. Se questi sono i primi dieci anni, dove arriverà Facebook in altri dieci? «Nel 2017 avrà perso l'80% dei suoi clienti» ha concluso in questi giorni uno studio della Princeton University, basata su dati di ricerca Google. Immediata la risposta di Zuckerberg, che usando gli stessi parametri ha annunciato la scomparsa della venerabile università entro il 2018.

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