L’area dem, franceschiniana, alleata a Renzi, prepara alternative come Fabio Melilli, ex presidente della Provincia di Rieti. Ma la vera sorpresa di ieri è quella di un impegno in prima persona di Stefano Fassina, che dopo avere lasciato il governo in polemica con Renzi, potrebbe puntare proprio sul Lazio per una battaglia di consolidamento della sinistra del partito. Nell’entourage dell’ex viceministro dell’Economia frenano e ipotizzano piuttosto un accordo con i renziani di area dem, ad esempio con Rughetti, per evitare una frammentazione del partito. Ma a pochi giorni dalla presentazione delle candidature emerge un partito agitato dalle divisioni. Tanto che la lista dei candidabili si allunga con il capogruppo in Regione, Marco Vincenzi, renziano, e il consigliere regionale di Latina, Enrico Forte, area dem. A sorpresa si vocifera anche della candidatura dell’inquieto presidente del Consiglio comunale, Mirko Coratti. Ma il terremoto del Pd laziale riserva una difficoltà in più: se Marino ha saputo convivere con un politico navigato come Cosentino, su scala laziale le vite parallele di Zingaretti, presidente della Regione, e un segretario regionale renziano doc, sarebbero molto, molto più complicate.
L’ADDIO
Chi esclude la ricandidatura è il segretario regionale uscente, Enrico Gasbarra, cattolico e centrista ma al congresso nazionale fedele a Bersani. Ieri ha pronunciato il discorso di commiato in direzione, dove è stato deciso appunto il percorso per la scelta del successore che il 16 febbraio passerà dalle primarie. Se i candidati saranno più di quattro ci saranno prima le consultazioni dei circoli. Gasbarra, 52 anni, parlamentare e politico non agli esordi visto che è stato presidente del I Municipio, vicesindaco e presidente della Provincia, ha raccolto la standing ovation alla direzione regionale nella sede del Pd di Sant’Andrea delle Fratte: «Sono stati due anni difficili che abbiamo affrontato tutti insieme, uniti e abbiamo ottenuto vittorie politiche e amministrative senza precedenti». Gasbarra ha escluso la ricandidatura: «Oggi dobbiamo, io per primo, guardare avanti. Chi verrà dopo di me avrà meno preoccupazioni, ma tante sfide da affrontare». Ecco, le preoccupazioni: per evitare, al massimo, le frammentazioni ci sono solo quattro giorni. Meno delle varie anime romane e laziali del partito.
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