Google mette in mostra il made in Italy: nasce "Eccellenze in digitale"

Google mette in mostra il made in Italy: nasce "Eccellenze in digitale"
di Filippo Bernardi
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Martedì 21 Gennaio 2014, 15:56 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 19:18

Investir sull'eccellenza del Made in Italy, aveva promesso il 9 ottobre scorso il presidente di Google Erich Schmidt a una folta platea di imprenditori, politici e giornalisti.

Ora, a poco più di tre mesi di distanza, si sa finalmente qualcosa di più di quel progetto certo positivo ma che era ancora tutto sulla carta: all'indirizzo google.it/madeinitaly il gigante di Mountain View ha inaugurato una galleria virtuale di alcuni tra i più famosi prodotti italiani, con storia, immagini e contatti. Il costo dell'operazione? Zero. Ma ovviamente Google ha il suo tornaconto.

Il progetto. Dalla liuteria cremonese al Parmigiano Reggiano, dal cappello di Montappone al pane di Altamura, alla carta di Fabriano. Ma anche la fisarmonica di Vercelli, il merletto di Ascoli Piceno o la carota novella di Ispica: sono oltre 100, note e meno note, le eccellenze dell'artigianato e dell'agroalimentare raccolte nella mostra virtuale di Google, realizzata appositamente per l'italia dal Google Cultural Institute («Un'operazione senza precedenti in altri Paesi», ha detto Carlo D'Asaro Biondo, vicepresidente Google). L'idea nasce dalla valorizzazione del made in Italy, ancora poco presente sul web, tanto che solo il 34% delle pmi ha un proprio sito internet e solo il 13% lo utilizza per fare e-commerce. Per questo Google, insieme al ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e a Unioncamere, ha creato nell'ambito dell'iniziativa la piattaforma google.it/madeinitaly.

E-commerce. «Un link tra la Food valley e la Silicon Valley», ha detto con una formula ad effetto il ministro Nunzia De Girolamo alla presentazione dell'iniziativa (salvo poi cadere in un divertente lapsus che le ha fatto confondere Eric Schmidt con Adam Smith). Poi ha rilanciato, individuando senza dubbio un punto debole della piattaforma: «Se io fossi in Google, farei dell'agroalimentare una piattaforma commerciale. Utilizzerei le conoscenze di Google per aiutare le aziende piccole a superare le barriere di spazio e di tempo per vendere nel mondo». Per adesso, infatti, Google Made in Italy è solo una grande vetrina di prodotti ma manca del tutto una sezione e-commerce che permetta il passaggio dalla consultazione all'acquisto.

Lotta al falso made in Italy. Tra gli obiettivi del progetto che unisce il governo e Mountain View ci sono il contrasto alla contraffazione e all'Italian sounding che sottrae al nostro paese 60 miliardi ogni anno. «Abbiamo trovato un importante alleato internazionale nella lotta al falso Made in Italy alimentare», commenta soddisfatto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

I vantaggi di Google. Si tratta di «una scommessa, a costo zero per il ministero» e che va verso la creazione di un «agroalimentare 2.0», sottolinea De Girolamo. Ma allora cosa ci guadagna Google? Da una parte consolida la sua posizione di forza in Italia e in secondo luogo si costruisce un portfolio di potenziali e importanti clienti: «Alcune delle imprese coinvolte - spiega D'Asaro Biondo - potranno usare i nostri servizi, per noi tutto questo è anche un'attività commerciale e non lo neghiamo».

La banda larga. I progetti di Google si scontrano con un pesante ritardo dell'Italia nella diffusione della banda larga. Lo scorso 9 ottobre fu lo stesso Erich Schmidt a evidenziare questo limite. Ma cosa si sta facendo in proposito? Di concreto ancora poco: «Stiamo lavorando per portare internet ad alta velocità nelle zone rurali con un progetto dedicato alla banda larga», spiega De Girolamo.

La Google Tax. La presentazione del progetto è stata anche l'occasione per Google di far sentire nuovamente la propria voce sull'ipotesi che in Italia venga introdotta la cosiddetta Google Tax, un modo per costringere alcune tra le più grandi società online al mondo (Google, ma anche Facebook e Amazon) a pagare più tasse in Italia. «È normale voler rivedere le leggi ma nel farlo occorre tener conto della globalizzazione per non sfavorire la nostra economia», è il laconico commento del vicepresidente Google.

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