Il video-testamento di Priebke: «I partigiani comunisti volevano la rappresaglia»

Priebke nel video-testamento
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Giovedì 17 Ottobre 2013, 16:16 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 14:17

L'esecuzione fu terribile ma impossibile dire no. Lo ha detto Erich Priebke nel video-testamento diffuso oggi dal legale Paolo Giachini. L''ex Ss fa riferimento all'esecuzione alle Fosse Ardeatine a Roma cui partecipò in prima persona il 24 marzo del 1944, eccidio in cui vennero uccise 335 persone.

Il video-testamento si intitola «Guai ai vinti». In apertura, infatti, si legge: «Erich Priebke - Intervista sulla sua autobiografia - Vae victis». L'ex Ss appare nel video seduto davanti a una libreria. Indossa una camicia azzurra con sopra un gilet scuro. Parla spedito in italiano con un forte accento tedesco.

Priebke nel video dice che Schutz, l'organizzatore della rappresaglia dopo l'attentato di via Rasella in cui vennero uccisi 33 militari tedeschi, disse: «È un ordine di Hitler, chi non lo vuole fare è meglio si metta dalla parte delle vittime e verrà fucilato». «Il capitano Shultz fu eletto da Kappler come organizzatore della rappresaglia, lui era giàstato in guerra nel fronte contro i russi ed era più abituato alla morte e alle rappresaglie. Per noi, per me e gli altri, era una cosa terribile», continua l'ex capitano delle Ss. «Naturalmente non era possibile rifiutarsi», dice Priebke in un altro passaggio.

L'ex capitano delle Ss afferma poi che i Gap (Gruppi di azione patriottica), i gruppi di partigiani organizzati dal Partito Comunista, che «fecero attentato contro compagnia polizia tedesca, erano uomini dell'Alto Adige, dunque italiani. Sapevano che dopo l'attentato viene la rappresaglia». «Kesserling aveva messo l'avviso che la rappresaglia seguiva gli attentati -insiste Priebke -. Loro fecero ciò a proposito perché pensavano che la rappresaglia poteva provocare una rivoluzione della popolazione».

«Come credente non ho mai dimenticato questo tragico fatto. Per me l'ordine di partecipare all'azione fu una grande tragedia intima. Penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai vivi nel loro dolore», sono poi le parole che Priebke disse in aula nel processo del 1996, come testimonia il video.

«Priebke ha incontrato, in forma privata, familiari di alcuni caduti delle Fosse Ardeatine: non è vero che Priebke non si è pentito», ha detto l'avvocato dell'ex ufficiale delle Ss in un'intervista alla radio web Oltreradio.it. L'avvocato ha rivelato che Priebke «si è incontrato con quattro parenti di vittime delle Fosse Ardeatine, con cui ha stretto una buona amicizia e loro gli hanno esternato con chiarezza il loro perdono».

«Giammai nella vita. Non è mai successo. È una balla grossa quanto una casa!». Così Giulia Spizzichino, ebrea di 86 anni con alle spalle una famiglia sterminata ad Auschwitz e alle Fosse Ardeatine, commenta le parole del legale dell'ex Ss. «Priebke mi ha rovinato la vita - aggiunge -. Semmai potrei perdonarlo io per quello che ha fatto a me. Ma non sono autorizzata a farlo anche per loro».

«Il tentativo di Erich Priebke di scaricare sui partigiani l'eccidio delle Fosse Ardeatine è assurdo». Così Ernesto Nassi, vicepresidente vicario dell'Anpi di Roma, commenta le parole del criminale nazista. «È risaputo che i tedeschi odiavano i romani perché non collaboravano - aggiunge - Miravano a creare le condizioni perché nei romani si sviluppasse un comportamento contro la Resistenza, ma questo non è mai avvenuto, anzi nella Resistenza ci furono nuovi ingressi. Quella romana, va ricordato sempre, è stata una grande Resistenza».

L'esponente dell'Anpi tiene a sottolineare inoltre che «i Gap non erano tutti comunisti, come li definisce Priebke nel video. Inoltre i partigiani fecero numerose azioni contro i tedeschi a Roma. Io ero molto amico di Rosario Bentivegna (il partigiano che partecipò all'azione di via Rasella, ndr): non si aspettavano, dopo via Rasella, che è stata un'azione militare e non un attentato perché eravamo un paese occupato, una risposta del genere. Altro che rappresaglia, quello delle Fosse Ardeatine è stato assassinio in piena regola».

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