Cobain, quella sera a Roma che segnò la carriera dei Nirvana

Cobain al Colosseo nel 1989
di Simona Orlando
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Domenica 6 Gennaio 2013, 17:23 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 13:47
ROMA - Quel 27 novembre 1989 Roma segn la carriera dei Nirvana. A raccontarlo per la prima volta Bruce Pavitt, fondatore della Sub Pop Records, etichetta che mise sotto contratto la band quando ancora suonava al Central Tavern di Seattle davanti a quattro clienti.



Pavitt pubblica a marzo il suo libro Experiencing Nirvana (già disponibile in digitale), diario fotografico del primo tour europeo e microstoria della musica grunge, dove spiega quanto fu determinante la tappa nella capitale, al Piper Club. I Nirvana avevano all’attivo un solo disco, Bleach, viaggiavano in nove su un furgone Fiat con strumenti, merchandising, un mese di serrati concerti sulla schiena, e, a Roma, Kurt crollò. Quella sera al Piper fece una performance frenetica, spaccò chitarra e microfono, minacciò di buttarsi giù dalle casse e sciolse la band. Proprio così, Cobain in crisi nervosa mandò i Nirvana all’aria ben prima che diventassero i giganti che conosciamo. Voleva chiudere l’avventura e tornarsene a casa. Pavitt gli concesse allora una pausa di riflessione, una giornata di vacanza, ed è quella in particolare che le sue foto amatoriali raccontano.



LE PASSEGGIATE

Lui e Kurt scantonarono per i vicoli della città, visitarono la Cappella Sistina, San Pietro e il Colosseo: «Kurt era un tipo ultrasensibile, introverso, e quel giorno fu speciale perché si aprì completamente. Era esausto e si rigenerò camminando fra le rovine. Lo convinsi che doveva riformare la band e proseguire il tour. Si rilassò e al Colosseo scherzammo immaginando il giorno il cui i Nirvana avrebbero riempito di pubblico un’arena simile. Alla fine Kurt comprò una chitarra nuova in un negozio in zona Monti e tutto ripartì da lì».



A farlo esplodere al livello globale contribuì la stampa britannica. Pavitt sapeva che buone recensioni sui giornali specializzati inglesi avrebbero convinto anche il pubblico statunitense. E questo accadde. Dopo la ripartenza romana i Nirvana fecero lo show all’Astoria Theatre di Londra che li trasformò definitivamente in fenomeno: «Da lì in poi un’intera generazione si concentrò su di lui e il suo successo andò oltre ogni nostra aspettativa. E fuori controllo».



GRUNGE

Già. Il libro dà un’idea di come la musica grunge fosse radicata nel territorio, nascesse dal basso, per urgenza espressiva e non per ambizione al successo: «Seattle aveva una scena musicale intensa. Dischi buoni sì, ma spettacoli dal vivo incredibili. I ragazzi erano annoiati e si sfogavano suonando. Fu l’ultimo grande movimento musicale. Era l’era pre-internet, tutto funzionava in base alla comunità reale e non virtuale. Per promuoversi i musicisti suonavano insieme per anni, facevano mille prove prima di un video. E, siccome non c’erano soldi, per emergere dovevano avere grandi idee e molta credibilità».

In seguito arrivò la potenza mediatica di Mtv, che per la prima volta puntò sulle band alternative, mise in alta rotazione il video di Smells like teen spirit, il disco Nevermind esplose e poi furono settanta milioni di dischi venduti sino ad oggi. Altro che riempire il Colosseo.



Ma a Roma si lega anche un altro momento cruciale dei Nirvana. Qui il 4 marzo del 1994 Kurt fu trovato nella stanza d’albergo privo di conoscenza dalla moglie Courtney Love. Fu ricoverato in coma per overdose di barbiturici e alcol.



Ricorda Pavitt: «Dalla tv appresi che era in un ospedale romano ed io ebbi la sensazione di un déja vu. Sempre a Roma lo avevo visto crollare e in parte mi aspettavo che riaccadesse. Aveva i suoi demoni implacabili, infatti un mese dopo si suicidò. Di lì a poco cambiai mestiere. Se far diventare un artista famoso significava aumentare la sua infelicità, dovevo ripensare la mia vita. Quel novembre dell’ ’89 a Roma feci quello che ritenevo giusto per lui e lo convinsi a continuare la sua carriera. Ma, potessi tornare indietro, sceglierei di nascondere i Nirvana al mondo e gli farei quel benedetto biglietto aereo per tornare a casa».