Opere a rischio. Allarme in Campidoglio. Marino: il governo dovrà intervenire

Opere a rischio. Allarme in Campidoglio. Marino: il governo dovrà intervenire
di Simone Canettieri
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Giovedì 17 Settembre 2015, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 08:31
Il «warning» dell’Anac è stato lanciato in maniera informale. E si legge così: va riscritta la delibera. Nessun atto ufficiale di ammonimento. Una sensibilità necessaria visto il clima di accerchiamento che si respira in Campidoglio, sempre più osservato speciale.

Dove oltre a quello dell’Anticorruzione rimane acceso il faro del prefetto Franco Gabrielli, «il diarca», e di Silvia Scozzese, la neo commissaria del debito capitolino. Il pasticcio però è tale che adesso uscirne fuori sarà molto complicato: c’è sempre il calendario con cui fare i conti.



L’ALLARME

«Serviranno delle deroghe da parte del Governo: speriamo bene», è la riflessione che gira in Comune, dove si fa anche di continuo il paragone con l’Expo di Milano che «beneficiò di ben 87 concessioni». Gli equilibri sono fragili e per l’eterogenesi dei fini, sia il Governo sia il Campidoglio sono a lavoro per non far scoppiare un’altra bomba mediatica nel periodo che congiunge Mafia Capitale all’Anno Santo Straordinario. Anche perché il dossier Giubileo continua a essere una vera e propria spina nel fianco di Ignazio Marino. E’ l’unico modo che ha per conquistare credito e rapporto personale con il premier Matteo Renzi (i due non si parlano dalla notte dei tempi). E’ il contesto a essere complicato. E queste ultime difficoltà riportano alla mente uno sfogo del sindaco consegnato ai suoi collaboratori lo scorso 30 agosto, durante le misteriose vacanze negli Usa. Un ragionamento che suonava così: «Noi siamo pronti dallo scorso aprile, quando presentai in Vaticano tutte le opere di nostra competenza, dopodiché il governo ha deciso il via libera nel Consiglio dei ministri del 27 agosto. Nessuna polemica con Renzi, ma i miei sono fatti». Morale: «Lentezze inaccettabili, confido in Gabrielli».



LA RICOSTRUZIONE

La delibera per le opere del Giubileo ha avuto fin dall’inizio un destino travagliato. I primi di agosto il Comune consegna a Palazzo Chigi la lista delle cose da fare: 131 opere. Un «libro dei sogni», per certi versi, che viene rispedito al mittente: i conti non tornano. Anche perché la copertura economica del Governo - l’unica tranche finora stanziata al netto del consueto «pressing sul Tesoro» per nuove risorse - è di 50 milioni di euro, quanto basta per le prime 48 opere. Così il 27 agosto, giorno del consiglio dei ministri, con Marino in vacanza negli Usa, in tutta fretta dagli uffici del Governo chiedono al Comune un’altra delibera «rimodulata». Il vicesindaco Marco Causi convoca una giunta alle 9 di mattina per mandare il documento a Palazzo Chigi prima che inizi il Cdm che, oltre a Mafia Capitale si occupa proprio delle regole di ingaggio del Giubileo. Ed è qui che accade, secondo le ricostruzioni che rimbalzano ora, l’inghippo. C’è chi dice che il Comune dovesse chiedere subito delle deroghe al codice degli appalti per aggirare la normativa europea, chi invece sostiene che il black-out sia scattato nelle stanze di Palazzo Chigi. Dettagli? No, sostanza. Fatto sta che adesso anche la prima parte dei lavori, quella che doveva partire oggi è bloccata dopo lo stop dell’Anac.



LA FIRMA

E il tutto nonostante l’incontro tra Marino e Cantone dello scorso 8 settembre. Un faccia a faccia con tanto di foto - alla presenza degli assessori Maurizio Pucci e Alfonso Sabella - per firmare le linee guida del protocollo trasparenza sugli appalti. Con annuncio finale su «una task force del controllo qualità sui cantieri». Ieri un assessore della giunta Marino candidamente ha ammesso: «Ci siamo incartati, senza indicazioni dell’Anac non possiamo andare avanti, ma qui la figuraccia rischiamo di farla tutti». E si ritorna così agli equilibri fragili e allo stesso elettrici che governano Roma in questo periodo. Una corsa contro il tempo che adesso di fa ancora più affannosa. Ci sono da «rimodulare le gare», scendere sotto il milione di euro e fare nuove scelte sui cantieri da far partire. «E l’otto dicembre è dietro l’angolo», ripete Marino da settimane con ansia crescente.