Corbyn, piovono accuse dei conservatori sul leader laburista: «Difende Putin e l'Isis»

Corbyn, piovono accuse dei conservatori sul leader laburista: «Difende Putin e l'Isis»
di Giulia Aubry
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Sabato 12 Settembre 2015, 16:01 - Ultimo aggiornamento: 16:31
Piace alla base del Partito, come dimostra il 60% delle preferenze che gli sono state tributate. Piace a Podemos, il partito della sinistra radicale spagnola, il cui segretario Inigo Errejon ha twittato pochi minuti dopo la notizia della sua vittoria i suoi auguri e il desiderio di costruire insieme una nuova Europa.



Piace a Yanis Varoufakis che, in un'intervista al quotidiano britannico The Telegraph ha raccontato di quando entrambi, negli anni '70 e '80 protestavano assieme contro Margaret Thatcher. Piace a comunisti italiani e affini che sui loro social festeggiano come già fecero a gennaio di quest'anno per la vittoria di Syriza in Grecia.



Jeremy Corbyn, però, ha anche molti detrattori e non solo tra le fila dei Tories, gli uomini (e le donne) del partito conservatore. Il leader più radicale che il partito laburista abbia mai avuto è riuscito in un'impresa quasi impossibile, quella di unire Brownities e Blairites. Le due anime del labour britannico riconducibili rispettivamente ai due ex primi ministri Gordon Brown e Tony Blair si sono combattute per dieci anni senza quartiere, contribuendo probabilmente all'elezione di Corbyn, e si sono riunite proprio all'approssimarsi delle primarie.



Brown e Blair criticano principalmente la sua piattaforma economica - basata su un incremento delle tasse e l'aumento dell'inflazione attraverso una maggiore emissione di moneta da parte della zecca di stato - e il suo posizionamento internazionale definito come "pacifista, anti-Nato ed euroscettico". Soprattutto Tony Blair è apparso spaventato dall'elezione di Corbyn. L'uomo di Islington, il quartiere operaio di Londra dove - tra l'altro - si trova lo stadio dell'Arsenal, rappresenta infatti il ripudio completo del New Labour, il progetto politico di Blair.



Pur condividendo queste posizioni, i grandi oppositori di Corbyn però, sono andati molto oltre nelle loro accuse, costruendo l'immagine di un leader radicale su posizioni talmente estermiste da "difendere addirittura le posizioni di Isis", come si legge sul Daily Mail, uno dei canali di informazione britannici più attivi nella campagna contro il sessantaseienne nuovo leader laburista. Se la simpatia nei confronti dello Stato Islamico non trova conferme da nessuna parte, è vero che il passato militante e movimentista di Corbyn lo ha avvicinato a personaggi internazionali "ambigui" e a "vecchi nemici" della Gran Bretagna come il leader del Sinn Fein Gerry Adams, negli anni in cui l'attività politica non era ancora chiaramente scissa da quella dell'IRA.



La BBC ha recentemente scoperto che Stop the War, il movimento di cui è stato dirigente, aveva partecipato a una conferenza al Cairo il cui documento finale dichiarava il sostegno ai ribelli iracheni contro la "coalizione di volenterosi" di cui faceva parte anche la Gran Bretagna. Inoltre Corbyn ha dichiarato in più di un'occasione che "non può esistere un accordo di pace in Medio Oriente senza il coinvolgimento di Hezbollah e Hamas", organizzazioni considerate terroristiche dal governo britannico, e ha criticato le sanzioni contro la Russia appoggiando le posizioni di Putin nella questione ucraina. Altra accusa mossa a Corbyn è quella di aver ospitato un evento cui avrebbe preso parte anche Dyab Abou Jahjah, noto per aver festeggiato la morte dei soldati britannici durante la guerra in Iraq. Proprio una domanda su quest'ultima questione, secondo la BBC e il Daily Mail, lo avrebbe mandato su tutte le furie solo un mese fa durante un'intervista radiofonica.



Dipinto come il male dai suoi avversari conservatori, avversato per il suo radicalismo dai colleghi laburisti, adorato dai movimenti di estrema sinistra in giro per l'Europa, Jeremy Corbin con i suoi 66 anni sembra piuttosto l'icona di una passato movimentista dal vago sapore sessantottino, anti-americano, internazionalista e terzomondista. Una storia difficile da collocare nell'attuale quadro internazionale, nonostante l'apprezzamento popolare.



Forse proprio per questo Corbyn non rilascerà interviste né in queste ore, nè probabilmente nella giornata di domani. Giornalisti e avversari lo attendono al varco con le domande scomode e, prima, bisogna trovare una lettura chiara, convincente e coerente di un passato (e, in parte, di un presente) così "originale".