Calcio scommesse, arrestati Beppe Signori
e altri 15: falsati tornei di B e Lega Pro

Beppe Signori lascia la questura di Bologna (Michele Nucci - Ansa)
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Mercoledì 1 Giugno 2011, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:22
ROMA - C' anche l'ex capitano della Lazio e attaccante della Nazionale, Beppe Signori, tra le 16 persone arrestate dalla polizia nell'ambito dell'inchiesta sul calcio scommesse della procura di Cremona. Complessivamente sono 44 le persone coinvolte: 16 arrestate e 28 indagate a piede libero. Nel mirino dei pm è finita un'organizzazione che avrebbe truccato le partite e falsato i campionati in corso della serie B e della Lega Pro. Per Signori sono stati disposti gli arresti domiciliari. Gli indagati in libertà sono 28: tra questi il capitano dell'Atalanta, Cristiano Doni, e Stefano Bettarini, ex marito di Simona Ventura e commentatore della trasmissione "Quelli che il calcio" . Il primo sarebbe tra quelli che hanno organizzato la combine in occasione di Atalanta-Piacenza (finì 3-0), puntando 10mila euro sulla sua squadra; il secondo avrebbe invece puntato su Inter-Lecce. Lui nega: «Non c'entro nulla, non so nulla».



Per condizionare i risultati degli incontri sono stati dati dei calmanti ai calciatori, in modo che giocassero al di sotto delle loro possibilità, come nell'incontro della Cremonese che ha dato il via all'inchiesta, durante il quale Paoloni avrebbe messo nelle bibite per i calciatori, prima e durante l'incontro, un calmante per "addormentarl" e peggiorare le loro prestazioni. Al termine della partita cinque giocatori e un massaggiatore della squadra si erano sentiti male. Da quell'episodio è scattata l'indagine che ha portato agli arresti di oggi.



La gang era divisa in due gruppi, gli zingari e i bolognesi, ma di scommettitori ce n'erano anche in Albania, a Pescara, a Bari, a Milano, perchè il fine ultimo dell'associazione era manipolare più partite possibili per incrementare le vincite. Signori era il «leader indiscusso, per ragioni di prestigio personale» nel mondo calcistico, del gruppo dei bolognesi, mentre a capo dell' altro ramo dell'organizzazione, «la cui composizione interna non è del tutto nota», c'era Almir Gegic, detto «lo zingaro», slovacco calciatore del F.C. Chiasso, ex compagno di squadra di Mauro Bressan, anche lui ai domiciliari.



Tra gli arrestati ex giocatori di serie A, calciatori di serie minori in attività, dirigenti di società, titolari di agenzie di scommesse e liberi professionisti. Sei calciatori o ex giocatori sono stati arrestati, sette sono indagati - 5 in attività, tutti militanti in serie B, e due ex giocatori - nei confronti dei quali non è stato disposto l'arresto.



I calciatori arrestati sono, oltre a Beppe Signori, ex attaccante della Nazionale, di Lazio e Bologna, ai domiciliari; Antonio Bellavista, ex capitano del Bari, in carcere; marco Paoloni, portiere della Cremonese e poi del Benevento, in carcere; Mauro Bressan, ex calciatore di Milan, Perugia, Como, Bari, Foggia, Cagliari, Fiorentina, Venezia, Chiasso, ai domiciliari; Vittorio Micolucci, difensore dell'Ascoli, ai domiciliari; Vincenzo Sommese, capitano dell'Ascoli, ai domiciliari; Gianluca Tuccella, portiere del Cus Chieti (calcio a 5), ai domiciliari. Tra gli arrestati c'è anche Giorgio Buffone, direttore sportivo del Ravenna,finito in carcere. Arrestato anche Gianfranco Parlato, ex giocatore di serie B e C. Sommese, ex capitano dell'Ascoli, era stato messo fuori rosa già lo scorso inverno dalla società. Micolucci ha invece contribuito fino alla fine del campionato alla salvezza conquistata dall'Ascoli. Entrambi sono stati arrestati ad Ascoli; Parlato, a Grottammare. Marco Paoloni, 27 anni, di Civitavecchia, portiere del Benevento che sta disputando i play off per l'accesso in serie B, è stato trasferito in cella a Cremona.



Nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Guido Salvini si spiega che «l'attività dell'associazione è infatti tuttora in corso e sta incidendo sulle ultime fasi dei vari campionati, con gravi danni per le società, per gli scommettitori leali e per la regolarità delle competizioni sportive».



Forse falsate le promozioni di Atalanta e Siena. Secondo il gip l'attività dell'organizzazione «rischia di avere già falsato alcuni dei risultati dei vari campionati: basti pensare che l'Atalanta e il Siena sono state recentemente promosse in serie A e si tratta di due delle squadre coinvolte». Il gip spiega che «la frequenza delle manipolazioni è impressionante» e si giunge «a situazioni in cui sono gestite contemporaneamente fino a 5 partite di calcio da manipolare». Dalle intercettazioni emerge «l'esistenza di una sorta di tariffario di massima per la compera delle partite». Gli arrestati erano parte integrante di una vera e propria «organizzazione criminale» nella quale ognuno aveva specifici compiti e ruoli. Gli indagati sarebbero riusciti a condizionare alcune partite, attraverso accordi verbali e impegni di carattere pecuniario. Nei confronti dei sedici arrestati, sostengono gli investigatori, ci sono prove «importanti ed inconfutabili». L'attività dell'associazione crea «un terreno fertile per l'insinuazione di elementi di una criminalità organizzata ai più alti livelli» scrive Salvini segnalando che «sono investiti da questi gruppi per ogni partita "truccata" capitali dell'ordine delle centinaia di migliaia di euro» di cui non è nota la «provenienza», dunque non si possono «escludere fatti di riciclaggio».



«Signori elemento centrale del gruppo di Bologna». Secondo gli inquirenti Beppe Signori, era «elemento centrale del gruppo di scommettitori di Bologna». Nella misura di custodia cautelare si legge che Signori ha partecipato con altre persone «ad una serie di scommesse sulle partite truccate, in particolare, con riferimento alla partita Internazionale-Lecce, di 150mila euro». Alcune delle persone coinvolte nell'inchiesta, infatti, puntarono anche sulla partita Inter-Lecce del 30 marzo scorso, ma gli andò male. Nell'ordinanza si legge che Marco Paoloni aveva fatto credere ad altre persone che sarebbe riuscito a contattare alcuni giocatori del Lecce per combinare la partita. Era stato scommesso che l'Inter avrebbe vinto segnando almeno tre gol, ma il match terminò 1-0.



Quello «che ha segnato 200 gol in serie A» o, in alternativa, «Beppe Nazionale».
Era in questo modo che i componenti dell'associazione dovevano chiamare Signori quando parlavano tra loro al telefono, per evitare che il nome finisse nelle intercettazioni. Nella misura di custodia cautelare, infatti, si riporta un colloquio tra due degli arrestati nel quale si fa riferimento al fatto che Signori deve riuscire a recuperare i soldi persi nella scommessa su Inter-Lecce. Uno del gruppo dei bolognesi, in una telefonata del 22 marzo, dice a Marco Paoloni, che quello che deve riavere i soldi è uno «che ha fatto duecento goal in serie A... che ieri sulla tua invece ha giocato cinquemila euro... allora mi ha detto... se lo senti oggi digli domani quando viene di portarti pure i 5000 euro miei...». Erano gli zingari «interessati a giocare denaro sull'incontro di calcio Inter-Lecce (del 20 marzo scorso, ndr) chiedendo però nella circostanza a titolo di garanzia di poter incontrare almeno due calciatori». Signori e altri due bolognesi persero i 150 mila euro che avevano scommesso.



Signori: totalmente estraneo. «Dall'esame dell'ordinanza non emerge nessun elemento che possa giustificare il coinvolgimento di Beppe Signori che si dichiara assolutamente estraneo alla vicenda - dice Silvio Caroli, uno dei tre avvocati che compongono il collegio difensivo dell'ex attaccante (gli altri sono Francesco Napolitano e Alfonso De Amicis) - Signori ha solo la sfortuna di conoscere due delle persone coinvolte, ma non ha nessun legame con le loro presunte attività illecite». Caroli si è riferito a Giannone e Bruni, i due commercialisti arrestati a Bologna. L'avvocato ha descritto un Signori «sereno e tranquillo, che sta affrontando con serenità questo momento transitorio, confidando nella giustizia per una conclusione positiva della vicenda». Infine ha precisato il senso delle parole dette dall'ex laziale in mattinata: «Sono espressioni che non ci risultano essere mai state utilizzate, semmai erano un invito a un maggior contegno e al rispetto per la professione giornalistica».



Il gruppo incide, o cerca di incidere su incontri anche «di serie B e qualche volta di partite di serie A». In una telefonata tra Bressan e Antonio Bellavista, ex capitano del Bari ora in carcere, intercettata l'11 marzo scorso, infatti, si parla del gruppo degli zingari che è disposto a mettere sul piatto 400 mila euro per alcune partite di serie A. Gli investigatori sono quasi sicuri che anche la serie A sia coinvolta, anche se al momento non ci sono prove. L'organizzazione, scrive Salvini, «opera da anni» tanto che nelle intercettazioni «vi sono riferimenti a partite che si sono svolte nel campionato precedente».



Anche la discussa partita tra Brescia e Bologna del 2 aprile, finita 3-1 per i lombardi, compare tra le carte dell'inchiesta di Cremona. In un'intercettazione del 25 marzo, Pietro Bassi, «un informatore amico del ds della Nocerina» secondo l'ordinanza, predice a Gianfranco Parlato, uno degli arrestati, quattro risultati rivelatisi esatti: Crociati Noceto-L'Aquila 0-1, Taranto-Nocerina 2-1, Lucchese-Benevento 1-2 e appunto Brescia-Bologna 3-1. «Il Brescia prende tutto capito?», dice Bassi a Parlato che chiede: «Che ha?». «Il Bolo». «Può essere quello può essere». La previsione viene confermata anche tre giorni dopo in una telefonata tra Giampaolo Tagliatti, titolare di un'agenzia di scommesse, e Massimo Erodiani, uno degli arrestati: proprio quest'ultimo tranquillizza TaglIatti, dicendosi certo della vittoria del Brescia. La gara, decisa in avvio da due reti in dieci minuti dei lombardi, fu al centro di numerose polemiche già nei giorni precedenti, provocando la reazione stizzita dell'allenatore rossoblù Malesani.



Alcune puntate andarono male, come quelle del 25 febbraio su Livorno-Ascoli: avevano scommesso sulla vittoria dei toscani e il match invece finì 1-1. «Se questi non entrano neanche in area, io non posso buttare la palla nella mia porta con le mani», avrebbe detto Vittorio Micolucci, difensore dell'Ascoli, stando al racconto di Marco Pirani, finanziatore dell'associazione, intercettato al telefono dagli investigatori. D'altronde, spiega il gip, un «calciatore corrotto sul quale poter contare» è «quello che manca un goal fatto, o che stende l'attaccante per provocare un rigore, o che si fa espellere, o che si fa sfuggire la palla dalle mani, se è un portiere».



Lega Pro si costituisce parte civile. Alla luce «delle notizie di agenzia di stampa pervenute su presunte irregolarità in alcune partite» del campionato, il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, si legge in una nota, «ha dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile nei confronti di tutti i responsabili per il danno di immagine subito e a tutela della regolarità dei campionati». Anche l'Ascoli calcio e la Lega di B si sono costituite parte civile.



«Se ci saranno i presupposti, la Federcalcio si costituirà parte civile per proteggere la regolarità dei campionati e chiedere i danni». Il presidente della Figc, Giancarlo Abete, da Zurigo dove ha preso parte al congresso Fifa che rielegge Blatter alla presidenza, ha illustrato così la posizione federale di fronte al nuovo scandalo delle scommesse che ha investito il calcio professionistico. «Aspetto di avere presto un quadro più preciso - ha sottolineato Abete -. Mi pare di capire che l'indagine riguardi tante partite e che non siano coinvolti dirigenti, ma soltanto ex giocatori e tesserati. Alcuni arrestati, altri indagati, e questa è già una differenza importante. È bene ricordare che la giustizia sportiva non può usare intercettazioni o controlli bancari, i mezzi necessari per svolgere le indagini. Ma dopo le investigazioni delle forze di polizia, che intanto ringrazio, dovremo provvedere per garantire la partenza dei prossimi campionati».



Daniele Corvia, attaccante del Lecce, si dice «molto sorpreso che possa essere uscito il mio nome nella odierna vicenda sul calcioscommesse. La mia estraneità alla vicenda - aggiunge nel sito della società - è documentata in maniera inequivocabile e non ritengo di dover fornire ora ulteriori precisazioni. Ho conosciuto Marco Paoloni quando abbiamo giocato nel settore giovanile della Roma e poi a Terni: con lui non ho avuto più contatti da oltre due anni».
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