Soldi in Svizzera, ecco la lista Falciani:
dalla Sandrelli a Bulgari, 700 indagati

Una sede della Hsbc
di Valentina Errante e Cristiana Mangani
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Gennaio 2011, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 21:58
ROMA (12 gennaio) - Settemila nomi di italiani, settemila presunti correntisti esteri e altrettanti presunti evasori, finiti nell’elenco della “Lista Falciani”. Sono quelli chiesti dalla Guardia di finanza ai magistrati francesi nel maggio dello scorso anno e consegnati, inizialmente, alla sola procura di Torino. Su questi nomi hanno lavorato l’Agenzia delle entrate e le stesse Fiamme Gialle, e nei giorni scorsi l’elenco è arrivato sul tavolo del pm Paolo Ielo, che ha il compito di indagare per la parte riguardante la Capitale.



Trentacinque i nomi sotto la lente di ingrandimento. Farebbero parte di quel lungo elenco che l’ex dipendente della divisione svizzera di Hsbc, Hervè Falciani, ha sottratto alla banca dove lavorava e ha consegnato alle autorità francesi. Ci sono attrici come Stefania e Amanda Sandrelli, stilisti come Valentino Garavani, Sandro Ferrone e Renato Balestra, Elisabetta Gregoraci signora Briatore, il gioielliere Gianni Bulgari e la Bulgari international, Camilla Crociani, Fabrizia Aragona Pignatelli, Francesco D’Ovidio Lefevre, Carmelo Molinari. E ancora, Bolaffi, il famoso orologiaio Pietro Hausmann, Eleonora Sermoneta, Telespazio, Roberto D’Antona e Mario Salabè, ingegnere e fratello dell’architetto Adolfo, finiti al centro di un’inchiesta sui fondi neri del Sisde. L’elenco continua con Gabriella e Giorgio Greco e con Gianfranco Graziadei, professore di diritto della Banca e della borsa alla Luiss, che avrebbe agito per conto di alcuni suoi clienti, in qualità di procuratore, per ottenere lo “scudo” e far rientrare il denaro in Italia.



La lista consegnata al magistrato comprende, poi, i nomi di Cesare Pambianchi e Carlo Mazzieri, rispettivamente presidente di Confcommercio e titolare, insieme con Mazzieri, di un famoso studio commercialistico. La maggior parte di loro nega assolutamente di aver mai avuto a che fare con la banca inglese, e molti di questi quasi certamente potrebbero aver già “sanato” la posizione, usufruendo dello “scudo”.



L’elenco fa parte della lista sottratta dall’ex dipendente Hervé Falciani alla divisione svizzera di Hsbc. A maggio dello scorso anno le Fiamme gialle sono entrate in possesso del faldone a Parigi e lo hanno riportato in Italia. I nominativi dei presunti evasori italiani sono stati consegnatia dal procuratore di Nizza, Eric de Montgolfier, al ministro della Giustizia francese, e lì presi in consegna dagli uomini della Guardia di finanza. A confermarlo è stato lo stesso magistrato d’Oltralpe: «Abbiamo avuto l’ordine di elaborare l’elenco dei nomi italiani dalla lista, che contiene migliaia di nominativi - ha spiegato - Abbiamo proceduto a estrarre i nominativi e li abbiamo consegnati alle autorità».



Analoga procedura ha riguardato le liste di correntisti americani, inglesi e tedeschi, che sono state inviate alla magistratura dei rispettivi Paesi. Il primo a interessarsi all’elenco italiano è stato il procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, che ne ha fatto richiesta al collega de Montgolfier, per valutarne gli eventuali profili penali. A quel punto è entrata in azione l’Agenzia delle entrate che, a prescindere dagli aspetti giudiziari, ha proceduto a un’analisi approfondita sui soggetti su cui, poi, sviluppare un eventuale accertamento fiscale. Le indagini del procuratore francese si stanno svolgendo in collaborazione con lo stesso Falciani (doppia nazionalità: francese e italiana) che, trasferitosi in Francia, ha contribuito a decifrare i dati sottratti e sequestrati dalle autorità, dopo la denuncia depositata dalla stessa Hsbc. Nel periodo in cui lavorava per la filiale di Ginevra della banca, il tecnico informatico è riuscito a mettere le mani sui dati di oltre 120 mila conti correnti dell’istituto, con l’intenzione di offrirli ai governi interessati.



L’apertura dell’inchiesta a Nizza deriva dalla convinzione che diverse persone che risiedono nella regione, abbiano aperto conti nella banca di Ginevra per riciclare denaro sporco. Sulla vicenda si sono espressi diversi esperti del settore. Tra questi l’avvocato Andrea Manzitti, partner dello studio Bonelli Erede Pappalardo, ex capo del Dipartimento politiche fiscali del Mef, secondo il quale è probabile che «chi aveva all’estero conti non dichiarati, e pensava di poter essere nella lista» abbia già aderito allo scudo. Ora, chiarisce Manzitti, quei correntisti «hanno la protezione prevista dalle norme sulla sanatoria. Bisogna vedere l’origine dei fondi: se si configura l’evasione fiscale lo scudo dà copertura, se i reati sono diversi no». Come, ad esempio, per il riciclaggio di denaro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA