Pordenone, uccide moglie e figlia a colpi di accetta e poi chiama la polizia

Pordenone, uccide moglie e figlia a colpi di accetta e poi chiama la polizia
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Aprile 2015, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 16:23

Un uomo ha ucciso la moglie e la figlia di 7 anni con un'accetta, e poi ha chiamato la polizia, che lo ha arrestato per duplice omicidio. E' accaduto attorno alle 3 della notte scorsa in un'abitazione di via San Vito a Pordenone. L'uomo, Abdelhadi Lahmar, 40enne marocchino, è stato portato in Questura. Immigrato regolare e incensurato, era al momento disoccupato dopo aver svolto numerosi lavori saltuari. Sua moglie, Touria Errebaibi, di 30 anni, in passato aveva lavorato come cameriera in alcuni ristoranti e ora si occupava della famiglia.

Quando la polizia e il personale del 118 sono giunti sul posto la donna e la bambina erano già morte e nell'abitazione c'era un lago di sangue: una mattanza, così hanno definito la scena gli uomini dei soccorsi.

Secondo una prima ricostruzione degli investigatori della Polizia, che si sono avvalsi della collaborazione del medico legale Lucio Bomben, l'uomo avrebbe dapprima ucciso la moglie e poi la piccola. La donna sarebbe stata afferrata e spinta sul letto nella camera da letto matrimoniale, poi colpita con un'accetta per una decina di volte. Subito dopo l'uomo è andato nella cameretta dove dormiva la bimba, la piccola Hiba, e l'ha sgozzata nel sonno, quasi decapitandola con un coltello.

Come gesto di pietà avrebbe poi preso un lenzuolo e con quello le avrebbe coperto il volto.

Il movente sarebbe da cercare in un raptus sopravvenuto al culmine dell'ennesima lite familiare. È quanto lo stesso omicida avrebbe riferito al pubblico ministero Federico Facchin che in questura lo ha interrogato per ore. L'uomo alle 2.55 dopo aver compiuto il duplice omicidio è andato nella sala da pranzo del suo appartamento dove ha telefonato al 118 per denunciare la tragedia e dove ha atteso l'arrivo delle forze dell'ordine alle quali si è consegnato senza opporre resistenza.

«Touria era terrorizzata e ci aveva confidato di temere per la propria vita». La moglie aveva evidentemente intuito il pericolo, hanno indicato da alcune mamme della scuola primaria 'Padre Marco d'Aviano' frequentata dalla figlia della coppia. La notizia del duplice omicidio si è diffusa tra compagni, insegnanti e genitori poco prima del suono della campanella. «In passato era già stata picchiata - hanno rivelato alcune conoscenti della vittima - Non ha mai sporto denuncia, nonostante ci dicesse di subìre continue minacce per la propria incolumità».

Un paio di connazionali del Marocco sono anche persuase che Touria stesse pensando di separarsi dal marito: «Avrebbe voluto, ma pensava alla bambina. Da sole, senza lavoro, in un paese straniero la vita sarebbe stata difficile, forse impossibile per una donna marocchina. Così teneva duro e sperava sempre che le cose migliorassero o magari solo che la piccina crescesse un pò».

Una delle prime a giungere nella casa dove sono state assassinate la madre e la bimba (che avrebbe compiuto sette anni a settembre) è stata la madre di Sanaa Dafani, la diciottenne sgozzata dal padre Kataoui, marocchino, il 15 settembre 2009 ad Azzano X (Pordenone) perchè voleva vestirsi all'occidentale e frequentava un ragazzo italiano. La donna - Dafna Charuk - fino a un paio di anni fa era la dirimpettaia della vittima; le due donne si conoscevano benissimo fin dai tempi della tragedia di sei anni fa. «Non voglio parlare ma quanto accaduto è devastante e mi ricorda il terribile dolore che sto vivendo da allora», ha commentato Dafna Charuk.

«Era terrorizzata e anche lunedì si era rivolta alle forze dell'ordine - ha riferito un'amica, Basna - Proprio oggi aveva appuntamento con i Servizi sociali per chiedere tutela e un alloggio dove rifugiarsi per allontanarsi dal marito. Ieri ha anche riferito che lui la minacciava sempre più pesantemente e che lei temeva per la piccola. Per questo stamani sarebbe andata anche da un avvocato per avviare le pratiche di separazione a cui pensava da tempo».

Si tratta del secondo duplice omicidio in un mese in una città solitamente molto tranquilla come Pordenone: il 17 marzo scorso, all'esterno del Palazzetto dello Sport, sono stati uccisi a colpi di pistola i fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza; il killer non è ancora stato individuato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA