Dal pugno a chi gli offende la mamma alle battute sulla reliquia: la rivoluzione dello stile Francesco

Dal pugno a chi gli offende la mamma alle battute sulla reliquia: la rivoluzione dello stile Francesco
di Franca Giansoldati
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Giovedì 12 Marzo 2015, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 12:12

CITTA’ DEL VATICANO Non c’è dubbio: Bergoglio lava più bianco. Le sculacciate ai bambini capricciosi, il calcio nel sedere ai corrotti, la battuta sui conigli, il pugno a chi gli offende la mamma, la presa in giro a quei cristiani col volto da funerale, acidi come l’aceto, indigesti come un peperone, oppure l’irriverente esempio di certe suore che con fare da zitella finiscono per respingere la gente in parrocchia.

L’ultima espressione colorita della serie Francesco l’ha usata proprio l’altro giorno davanti ad una delle più venerate reliquie della Spagna, il bastone sul quale poggiava santa Teresa d’Avila, la grande riformatrice della spiritualità claustrale. “E’ con questo che camminava la vecchia?” La battuta era piena di affetto.

Un gruppo di pellegrini spagnoli davanti a Francesco gli mostravano una teca oblunga all’interno della quale si intravedeva un bastone di legno consunto, protetto da un vetro.

Il Papa è restato ad osservare in silenzio e poi, sorpreso dalla elementarità della bacchetta, tutta ricurva e bitorzoluta, si è lasciato andare ad una frase densa di spontaneità, naturalezza, immediatezza. Monsignor Gonzalez Lopez che accompagnava i pellegrini ha raccontato che era la prima volta che un Papa toccava il bastone di Santa Teresa. Quando Wojtyla visitò Avila, nel 1983, non venne aperta la vetrina della reliquia.

Bergoglio ha poi baciato il bastone con espressione di gioia, affetto e devozione. Era emozionato.

Chi conosce bene il Papa lo descrive come una persona curiosa, vivace, sempre di buon umore, con la battuta pronta, allegro, pronto a ridere e a scherzare con gli interlocutori, senza fare troppe differenze. Uno che agisce con il cuore.

Il linguaggio che usa Francesco è lo specchio della sua personalità. E’ capace di comunicare concetti complessi utilizzando l’immediatezza e l’empatia. Ha persino coniato una serie di neologismi e di immagini evocative. La «Chiesa babysitter» usata per stigmatizzare una Chiesa che solo «cura il bambino per farlo addormentare», invece che agire come una madre con i suoi figli; o il "Dio spray" per mettere in guardia dall'idea di un Dio non cristianamente connotato, che va bene per ogni situazione.

Il risultato di questa cura nella comunicazione è che la gente è più attenta a quello che dice. I sondaggi parlano chiaro. Ad essere entusiasti sono soprattutto i giovani, ormai abituati ad una comunicazione 2.0.

L’83,6% di una recente ricerca svolta dall’Istituto Toniolo su un ampio campione rappresentativo a livello nazionale di ragazzi dai 18 ai 29 anni ha dimostrato che le parole scelte dal Papa sono adatte al mondo contemporaneo, capaci cioè di raggiungere il cuore delle persone (www.rapportogiovani.it).

L’85,5% esprime gradimento per l’atteggiamento del Papa nei confronti di chi soffre, mentre l’85,2% considera Bergoglio vicino alla gente. L’immagine che esce dal sondaggio è insomma quella di un Pontefice simpatico (lo è al 91,5%), capace di far crescere la coerenza morale tra i comportamenti e i valori affermati (lo pensa l’81% degli intervistati) e in grado di essere un vero e proprio paladino dei valori della Chiesa (ne è convinto il 65,7%). Secondo il campione intervistato, oltre l’80% le risposte positive, il Pontefice ha instaurato un ottimo rapporto con le altre religioni. Solo il 13,3% ritiene invece che abbia fatto poco o nulla in tal senso.

«I giovani – spiega il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia alla Cattolica di Milano e curatore della ricerca- hanno colto fino in fondo la grande novità di Bergoglio. Il fatto straordinario di un Papa che alza il telefono e chiama le persone più lontane ed umili rappresenta una novità assoluta che trasforma il semplice aspetto mediatico in un caloroso abbraccio umano che ha un valore di gran lunga maggiore delle prime pagine dei maggiori quotidiani».

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