Charlie Hebdo, i gesuiti francesi pubblicano le vignette sul papa: «Ridere di noi stessi segno di forza»

Ma il mondo di gesuiti si divide
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Martedì 13 Gennaio 2015, 16:18 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 16:49
“Anche noi siamo Charlie”. Lo scrivono a lettere cubitali i gesuiti e redattori di Etudes, la rivista ufficiale della Compagnia di Gesù francese. Non solo. I frati entrano a gamba tesa nel dibattito che infiamma tutti i mezzi di comunicazione del mondo sul pubblicare o meno le vignette di Charlie Hebdo. Una grande parte dei media americani ha detto no, per esempio. I gesuiti, invece, dicono sì. E sul sito di Etudes si sono schierati pubblicando non delle vignette qualsiasi, ma quelle rivolte a loro, che avevano come protagonisti cattolici, papi e crocifissi.



“Come non indignarsi di fronte a questo omicidio perpetrato a sangue freddo?” Così inizia il post dei gesuiti seguito da quattro vignette irriverenti. Quella dove c’è il disegno di papa Benedetto XVI in versione gay, un’altra dove Gesù dal crocifisso chiede di essere “schiodato”. Ce n’è anche per papa Bergoglio che compare in una copertina agghindato per il carnevale di Rio e ancora un’altra sulla sua elezione. Non c’è quella forse più famosa, almeno nelle ultime ore perché ha sollevato anche da parte dei cattolici disagio e sorrisi imbarazzati. E’ la copertina dove i vignettisti hanno immaginato una sodomizzazione a tre, con un chiaro sberleffo alla Trinità.



“Ridere di se stessi è un segno di forza” scrivono i gesuiti. E poi la manifestazione di solidarietà: “L’humor nella fede è un buon antidoto al fanatismo e a una posa seriosa che prende tutto alla lettera. Esprimiamo la nostra solidarietà ai confratelli assassinati, alle altre vittime, alle loro famiglie e ai loro amici”.



I commenti sul sito si dividono fra elogi e prese di distanza. La critica più rumorosa nei confronti dei compagni gesuiti è quella di padre Jean-François Thomas citata dal sito del settimanale Tempi, molto attento alle sensibilità del mondo cattolico. Padre Thomas ha scritto una lettera di protesta in cui si dissocia da quel post: “La libertà di espressione non è la libertà di offendere giorno dopo giorno i credenti e di commettere blasfemia contro Dio stesso». “La volgarità – continua - eretta ad assoluto fa piangere e non fa che attirare ancora più odio. Non credevo che certi gesuiti potessero ridere di un soggetto del genere. Io personalmente piango ogni giorno a causa del mio peccato e di tutte le sofferenze vissute sulla carne da tanti cristiani perseguitati, molto meno difesi dalla redazione di Études”.



Chissà cosa ne pensa il gesuita numero uno, Papa Francesco.