Singapore fuori dalla black list. Federico Donato: ecco i vantaggi per l'Italia

Singapore fuori dalla black list. Federico Donato: ecco i vantaggi per l'Italia
di Francesco Bisozzi
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Giovedì 9 Aprile 2015, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 12:39
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è volato a Singapore per incontrare esponenti del governo e della comunità finanziaria locale. Assieme a lui il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, e l'amministratore delegato del Fondo Strategico Italiano, Maurizio Tamagnini. Il Tesoro ha appena aggiornato le «black list» dei paradisi fiscali, eliminando la città-stato asiatica da quelle sulla indeducibilità dei costi e sulle Controlled foreign companies. Per le oltre 200 imprese italiane presenti a Singapore si tratta di una svolta importante. Ma non solo. La cancellazione del Paese dalle due «black list» fiscali potrebbe fungere da catalizzatore per gli investimenti di Singapore in Italia. Soddisfatto Federico Donato, presidente della Camera di Commercio Italiana a Singapore: «Era da tempo che ci battevamo affinché si raggiungesse questo traguardo, non è stato facile, su 67 Paesi presenti nella black list sulle Controlled foreign companies solo 3, tra cui Singapore, sono stati espunti». La città-stato, vero e proprio trampolino per il sudest asiatico, oggi ospita colossi del calibro di Ferrero e Saipem, oltre ad alcune delle più importanti compagnie di shipping del nostro Paese, ed è il principale destinatario dell’export italiano in quella zona (1,91 miliardi di euro nel 2013).



Cosa comporta la cancellazione di Singapore dalle due «black list» fiscali italiane?



Comporta innanzitutto un notevole risparmio dei costi. Sia per le imprese già presenti che per quelle che ancora devono arrivare e che magari finora hanno esitato per via dei complessi iter burocratici che andavano affrontati prima che il Paese uscisse dalle due «black list» fiscali. Iter che ora subiranno un alleggerimento sostanziale.



Per le nostre Pmi è una grande opportunità...



Per quelle piccole e medie imprese per le quali l'internazionalizzazione rappresenta un percorso faticoso il fatto che non vi sia più questo scoglio costituisce un elemento in grado senz'altro di fare la differenza.



La presenza di Singapore nelle due «black list» costituiva un problema anche per i grandi gruppi italiani presenti a Singapore?



Certamente. Ora potranno strutturare ulteriormente la loro presenza nella città-stato. Qui a Singapore sono presenti gruppi molto diversi tra loro. Da Ferrero a Maipei, da Piaggio a Saipem. Altri come Menarini, il gruppo farmaceutico che nel 2011 ha rilevato Invida, una delle principali aziende dell'area Asia-Pacific nel campo dei medicinali, e Zanetti, che nel 2014 ha conquistato il marchio Boncafé Group, leader nella torrefazione e commercializzazione di caffè nelle aree del Sudest asiatico, sono qui invece da meno tempo.



Che effetto avrà l'aggiornamento delle «black list» italiane sugli investimenti di Singapore in Italia?



Complice il deprezzamento dell'euro, l'Italia risulterà da ora in poi più appetibile. Fondi sovrani e grandi investitori potrebbero essere interessati a investire maggiormente nel settore turistico, che già prima esercitava grande fascino, come dimostra l'acquisizione dello storico Grand Hotel Palace di via Veneto a Roma del gruppo Boscolo da parte di Millennium&Copthorne, gruppo con sede a Singapore. Ma anche il settore delle infrastrutture e quello manifatturiero suscitano forti appetiti.
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