Bentivogli (Fim): sì al sindacato 2.0 ma il nodo resta la partecipazione

Bentivogli (Fim): sì al sindacato 2.0 ma il nodo resta la partecipazione
di Diodato Pirone
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Lunedì 2 Marzo 2015, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 21:21
"Serve un sindacato meno burocratico e rituale e più aperto e internazionale. Ma, se non c'è autonomia dalla politica, l'unità sindacale sarà la pietra tombale della nostra secolarizzazione. Serve piuttosto un salto di qualità perché per sviluppare gli interessi dei lavoratori servono forme di partecipazione alla vita delle imprese". E' questa in sintesi la risposta di Marco Bentivogli, segretario della Fim-Cisl, al fondo dedicato al futuro del sindacato firmato da Romani Prodi sul Messaggero di ieri.



"Su una cosa Prodi ha ragione da vendere - attacca Bentivogli - Non possiamo vivere sognando la proroga di una rendita dei tempi che furono perché non possiamo far finta di credere che nulla sia accaduto". " Questo - prosegue il segretario Fim - Vale per il sindacato e per Confindustria, che mi sembra ancora più immobile in termini di volontà di autoriforma".



Nell'analisi di Bentivogli non ci sono sconti per le ragioni che hanno portato alla crisi del sindacalismo italiano ma anche alla sua rappresentazione nei giornali e in tivvù che, alla fine della Fiera, non è altro che l'altra faccia della stessa medaglia. "Dobbiamo interrompere il saccheggio populista diseducativo della nostra gente - si accalora Bentivogli - La verità è che cresce la sindacalizzazione nel mondo in crescita, dove sono evidenti sono le battaglie per le grandi disuguaglianze e dignità. Lottare alla Foxcon, in Cina, dove si producono gli iphone in linee di montaggio sorvegliate da guardie armate è diverso dal lavoro sindacale nel nostro paese. E così. Anche se la televisione scomoda con facilità il concetto di “schiavitù” quando serve ad inventare una notizia, per esigenze di spettacolarizzazione e di notorietà di alcuni sindacalisti da intrattenimento. In Cina e in Italia, per il sindacato, le partite sono diverse, ma entrambe da giocare. Il tasso di sindacalizzazione in Italia è secondo, in Europa, solo ai sindacati scandinavi dove il sindacato gestisce direttamente pezzi di welfare State".



Che fare, dunque? "Intanto il sindacato deve occuparsi di più dei nuovi lavoratori e dei nuovi lavori che restano invisibili ai nostri monitor - risponde il segretario Fim - Per non parlare di chi ha perso il lavoro e di chi il lavoro non lo trova. I media ci chiamano solo per parlare di articolo 18 ma l'anno scorso per 85 neoassunti su 100 non è scattato alcun articolo dello Statuto dei lavoratori. Durante questi 7 anni di crisi - continua Bentivogli - tutto questo mondo è stato abbandonato dalla politica e ha avuto solo noi accanto. Abbiamo cercato di evitare che la disperazione si trasformasse in rassegnazione. Certo, dobbiamo fare molto di più, rimetterci in discussione davvero, smettendo di seguire la bussola delle convenienze dei gruppi dirigenti ma proponendo ai giovani di impadronirsi delle organizzazioni sindacali".



Un risultato che nel Bentivogli-pensiero - che su questo punto si stacca nettamente da Prodi - non passa attraverso l'unità sindacale. "L'intesa unitaria firmata alla Ducati di Bologna è un caso particolare - dice il segretario Fim - I peggiori accordi della nostra categoria e anche qualche vecchio accordo anacronistico a livello confederale, sono stati tutti a firma unitaria. Soprattutto quelli sul welfare in cui abbiamo sempre scaricato i costi delle riforme sulle nuove generazioni".



Insomma, senza il ritorno di tutti a fare “solo” sindacato - chiaro il riferimento anti-landinista - si rischia di tornare “unitariamente” all’inerzia e all’immobilismo burocratico sindacale. "Nei metalmeccanici lo scontro è il più acceso, certo - dice il segretario Fim - se avessimo dovuto aspettare la Fiom (unitariamente) in 14 anni avremmo firmato 2 Contratti Nazionali su 6 e in Fiat Fca, oggi non parleremmo di contratto aziendale e turni ma di stabilimenti chiusi. Era meglio il no ideologico per salvarsi la coscienza e perdere il lavoro?".



Resta sul tappeto la domanda-chiave: qual è l'orizzonte del sindacato del futuro? "Serve coraggio per portare la produttività nei contratti", risponde Bentivogli. Per il segretario Fim il sindacato deve battersi sul terreno degli orari di lavoro, dei turni, di organizzazione del lavoro, orari e welfare, di come conciliare vita e lavoro.



"Ma la sfida più grande si chiama partecipazione dei lavoratori - dice Bentivogli - La contrattazione, schiacciata tra paternalismo e conflittualità ha il fiato corto. Ci tengo a ricordare che c’è un mondo imprenditoriale che non investe più ed è fermo ad una cultura da padroni delle ferriere e qualche organizzazione sindacale che nel suo Statuto ribadisce : ”un carattere antagonistico dei rapporti tra sindacato e padronato pubblico e privato”.



Questo dunque il nocciolo strategico del Bentivogli-pensiero: "L’unità sindacale si può ricostruire solo su una strategia sindacale nuova e autonoma: solo la partecipazione dei lavoratori farà fare un salto di sistema, al nostro paese, a sindacati e imprese, tema al momento, al di fuori dell’agenda di questo governo. E allora, Prodi non si limiti a incoraggiare i buoni rapporti , ci aiuti nella battaglia per la partecipazione".