E così un gruppo di uomini vestiti di nero e con il volto coperto, probabilmente membri di Isis, hanno deciso di dare alle fiamme, nella zona orientale della Libia, decine di strumenti musicali ancora imballati, prevalentemente tamburi e batterie.
Già in passato i Talebani in Afghanistan avevano vietato l'ascolto della musica e distrutto migliaia di dischi, CD e riproduttori musicali. Ma gli uomini "a sud di Roma", come si sono definiti nei video degli scorsi giorni, hanno voluto andare oltre, distruggendo anche la possibile fonte di suoni e melodie che non coincidano con quelle da loro utilizzate come colonna sonora dei macabri video in cui sgozzano ostaggi e minacciano i popoli occidentali.
Niente tamburi (neanche quelli della tradizione nord-africana), niente batterie e niente sassofoni, l'altro strumento che compare nelle immagini pubblicate su alcuni dei principali canali di comunicazione dello Stato Islamico. Come già avvenuto con i libri delle biblioteche in Siria e in Iraq, in una terribile rivisitazione di Farenheit 451, anche la musica - almeno, quella considerata espressione di cultura altra e di libertà - viene messa al bando. Una pulizia culturale a tutti gli effetti.