Jobs Act, Alfano: «Accordo in fase di conclusione». Minacce a Taddei del Pd

Jobs Act, Alfano: «Accordo in fase di conclusione». Minacce a Taddei del Pd
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Venerdì 14 Novembre 2014, 20:21
«L'accordo» tra Pd e Ncd sul Jobs Act «è in fase di conclusione, si stanno mettendo a punto i dettagli e sarà formalizzato dentro il Parlamento».



Lo ha detto al Tg3 il Angelino Alfano sottolineando in particolare che sull'articolo 18 si «deve restringere la fattispecie in cui intervenga il giudice» e «dare i risarcimenti in modo automatico».



Per Ncd, ha sostenuto Alfano, «il tema è uno ed è che il fannullone deve poter essere licenziato». Ma fin qui «questa fattispecie non ha funzionato e siccome con il Pd si rischia di essere alle solite, il punto essenziale è che l'articolo 18 deve andare via, si deve togliere realmente e dobbiamo restringere le fattispecie in cui intervenga il giudice», con l'obiettivo di «dare i risarcimenti in automatico nella maggior parte dei casi, perchè ogni volta che è intervenuta la magistratura in Italia di fatto le cose si sono complicate nella materia del lavoro».



«Ieri Sacconi e i nostri si sono visti con quelli del Pd - ha concluso Alfano - noi non abbiamo chiesto vertici di maggioranza che spesso diventano vertici di circostanza, a noi interessano le riunioni di sostanza, quelle dove si risolvono i problemi».




Lupi a Camusso:
«Partita chiusa». «La partita è assolutamente chiusa. Se la Camusso pensa che il Governo possa fare passi indietro riguardo al superamento dell'art. 18 e alla possibilità di dare lavoro ai nostri cittadini si sbaglia di grosso». Lo ha detto il Ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, a Reggio Calabria, replicando alla segretaria della Cgil, Susanna Camusso. «È solo mettendo nelle condizioni l'impresa - ha aggiunto - di fare impresa che noi possiamo tornare a crescere, assumere le persone e difendere il lavoro».



Minacce a Taddei. Filippo Taddei, professore universitario nella città che fu di Marco Biagi, responsabile economico del Partito Democratico, è sotto protezione della polizia. Lo ha deciso il Ministero degli Interni dopo che, nelle settimane scorse, a Taddei, uno dei collaboratori di Matteo Renzi che più ha lavorato al Jobs Act, sono arrivate minacce, sia via web, sia con biglietti trovati vicino alla sua casa di Bologna.



Ci sarebbero state delle "scampanellate" al citofono di casa. Non si tratta di una scorta vera e propria, ma di una tutela (meno invasiva di una scorta tradizionale), per proteggere lui e la sua famiglia dopo le minacce. Taddei, bolognese, ha 38 anni, è sposato con tre figli e insegna alla Johns Hopkins University di Bologna. La Procura di Bologna ha aperto, da alcune settimane, un fascicolo d'indagine sulle minacce. L'inchiesta, a quanto appreso, è a carico di ignoti.



Filippo Taddei, che al congresso aveva sostenuto la candidatura di Pippo Civati e che poi è entrato nella segreteria di Renzi per occuparsi dei temi economici, è stato uno degli esponenti del Pd maggiormente coinvolti nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. Solidarietà gli è stata espressa da Virginio Merola, sindaco di Bologna, una città che ha imparato che su questi temi non si può scherzare o abbassare la guardia.



«Queste minacce - ha detto - sono gravi e ingiuste. Non ne addebito la responsabilità a chi in modo trasparente, anche se io non condivido, si oppone al Jobs Act. Però facciamo tutti attenzione tutti, che il giacimento degli imbecilli è sempre a disposizione. Attenzione ai toni che usiamo».



Solidarietà a Taddei è arrivata anche dal Pd di Bologna, da Pippo Civati e dall'associazione "Possibile", ma anche da esponenti della Lega Nord e dagli industriali. «È sconcertante - ha detto Alberto Vacchi, presidente di Unindustria Bologna - tutti dobbiamo ricreare un clima di dialogo costruttivo». Vicinanza e «solidarietà» anche da parte della Lega Nord bolognese, tramite il consigliere comunale Lucia Borgonzoni.



«Questo - ha sottolineato - è l'ennesimo grave fatto in città che denota un clima di forte tensione che richiama tristi episodi del passato».
Il riferimento è all'uccisione di Marco Biagi, il giuslavorista consulente del Governo che venne assassinato dalle Br sotto casa a Bologna il 19 marzo 2002.




Camusso: «Solidarietà a Taddei». Il segretario Cgil, Susanna Camusso, esprime a nome di tutta l'organizzazione sindacale «forte solidarietà a Filippo Taddei per le gravi e inaccettabili minacce ricevute.» «Questi gravi episodi di intolleranza e violenza devono sempre essere condannati con la massima fermezza» prosegue il numero uno della Cgil in una nota. «Il disagio sociale non può essere strumentalizzato ed utilizzato come grimaldello per rompere le basi della civile convivenza e del confronto democratico», conclude Camusso.
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