Jobs Act, la minoranza Pd dà battaglia. Civati: «È di destra»

Jobs Act, la minoranza Pd dà battaglia. Civati: «È di destra»
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Martedì 28 Ottobre 2014, 17:41 - Ultimo aggiornamento: 17:43
«Se voterò contro lo Sblocca Italia e il Jobs Act non è perchè voglio la scissione (ho fatto di tutto per rimanere nel Pd, quando Renzi sostituì Letta tipo la giraffina di Copenhagen, sapendo che avrei perso metà della "faccia"), ma perchè credo sia giusto, tutto ma proprio tutto considerato, non sostenere simili scelte, che fanno pensare al manifesto della destra, quella italiana, quella degli ultimi anni». Lo scrive Pippo Civati sul suo blog. E parla di «scelte ideologiche, che negano il liberalismo e i diritti».



Su Sblocca Italia e Jobs act sono state compiute «scelte agitate appositamente per costruire una prospettiva nuova e però vecchissima, quella balena rosa di cui parlavo già un anno fa, quando Renzi nemmeno c'era», osserva Pippo Civati. «Non è un calcolo, il mio: avessi fatto calcoli, sarei da un'altra parte, sicuramente più comoda, sicuramente à la page. Lo farei con qualsiasi governo, con qualsiasi partito», aggiunge il deputato del Pd.



«Non penso che sia facile o scontato (non lo è) votare contro il governo che si sostiene. Ma sono in gioco le ragioni e la natura stessa di quel sostegno. Perchè per votare le cose che proponevano Sacconi e il Berlusconi delle grandi opere (salvo il ponte sullo Stretto, che però il ministro definisce necessario, a scanso di equivoci), avremmo potuto votare Forza Italia 20 anni fa. Fare la sinistra della destra, che sembra cosa particolarmente geniale di questi tempi».



«E a chi si domanda che cosa sia la disciplina, credo che la disciplina e l'onore (quelli costituzionali) portino a votare disciplinatamente in Parlamento ciò che abbiamo promesso agli elettori e non il contrario. Perchè il Pd (non io) ha già votato le liste bloccate e le soglie pirenaiche del nuovo Porcellum, ha già votato l'aumento indiscriminato della precarietà con il Poletti, ha già cambiato (almeno al Senato) la Costituzione con un pasticcio biblico, ora vota la legge Sacconi per sterilizzare (così si legge sui giornali oggi) i sindacati, le autostrade senza gara, le fonti fossili dappertutto», prosegue Civati.



«Ditemi voi se è disciplinato e onorevole e coerente sostenere le scelte che abbiamo sempre avversato». «Prima il merito, le cose che riguardano i cittadini, poi le tattiche e le scelte strumentali (degli altri) - conclude il deputato della minoranza dem - Se poi qualcuno dopo avere osservato l'indisciplina del disciplinato vorrà liberarsene, sinceramente non è un problema mio.
Non ho niente da perdere».




Fassina:
«Ripresenteremo gli emendamenti del Senato». La minoranza del Pd ripresenterà alla Camera gli stessi emendamenti alla delega lavoro presentati al Senato. Lo ha detto Stefano Fassina a margine del convegno Svimez. «Il nostro impegno - ha detto - è sempre quello di migliorare la delega che, ricordo, è uscita dal Senato senza aver accolto le indicazioni della Direzione del Pd». «Io voglio restare nel partito - ha concluso - ma vogliamo che il Governo vada avanti nella direzione giusta».



Rughetti:
«Jobs Act approvato da direzione». «Ricordo a Stefano Fassina e Civati che Il Jobs Act è stato approvato dalla Direzione del Pd, non da una cellula eversiva di destra». Lo scrive su Twitter Angelo Rughetti, sottosegretario alla PA, dopo l'annuncio di Civati di non voler votare la delega fiscale, sulla quale Fassina ha detto di voler presentare degli emendamenti.



Damiano:
«Fiducia? Dipende dal testo su cui si mette». «Come presidente della commissione Lavoro sto esaminando il testo della delega lavoro: faremo le audizioni, ci sarà la discussione generale, la presentazione gli emendamenti e li voteremo. Solo allora capiremo se il governo deciderà di mettere la fiducia. Spero che non si metta. il problema è su quale testo si mette la fiducia. Se si mette su un tema che non condivido, si apre un grosso problema. Ho chiesto a Renzi di avere fiducia nel dibattito parlamentare». Lo afferma Cesare Damiano del Pd a «La telefonata» su Canale 5.



«Mi auguro che quel che si è deciso nella direzione del Pd a larga maggioranza sull'articolo 18 faccia parte della legge delega, cioè che i licenziamenti vengano tutelati in modo che sia chiaro che i contenuti di protezione rimangono», aggiunge.
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