Rieti, la bottega storica chiude a ridosso dei cento anni di vita

La bottega
di Raffaella Di Claudio
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Mercoledì 1 Luglio 2020, 07:02
RIETI - ​Lo storico borgo di Farfa, situato nel comune di Fara Sabina, si è risvegliato dopo il lockdown senza la “Bottega di Alessandrina”. Non un semplice alimentari che ha chiuso nel tempo dei supermercati, ma il primo emporio a servizio del borgo. Era stato aperto nel 1925, quando il monastero benedettino di Farfa era diretto da dom Agostino Zanoni, il monaco scienziato che dialogava con Einstein. Portata avanti dal figlio Gianni Civica e dal nipote di Alessandrina, Marcello (che oggi a Farfa gestisce un bed&breakfast), la bottega ha chiuso i battenti lo scorso 29 febbraio. Poi Farfa e il mondo si sono fermati per colpa della pandemia da Covid-19. Tutto per diversi mesi è rimasto sospeso, ma quando a giugno le persone hanno ripreso a circolare, quella porta a vetri chiusa sulla via principale di Farfa ha reso plastica la fine di un’era.

La testimonianza
«Quando sono entrato qui dentro avevo quattro o cinque anni - racconta Gianni. - Mi ricordo come la bottega di mia madre fosse un punto di riferimento per il paese e per tutte le persone che, in virtù del collegio che era attivo in quel periodo, confluivano qui. Mamma vendeva tutto: dalle scarpe ai vestiti, dai generi alimentari alle bombole per il riscaldamento. Era un emporio dove si poteva trovare ogni cosa. Mi ricordo i contadini che entravano nel negozio e dicevano: “Alessandrina, ti paghiamo dopo la trebbiatura e pagavano tutti: non ce n’era uno che non saldasse i propri debiti». Poi i tempi sono cambiati e nei piccoli borghi gli imprenditori sono stati chiamati a combattere una battaglia difficilissima contro la grande distribuzione. Una lotta impari quasi impossibile da vincere. «All’inizio della nuova gestione le cose andavano bene - raccontano Gianni e Marcello, che avevano intitolato la bottega ai “Quattro monaci”, celebre film di Carlo Ludovico Bragaglia girato a Farfa - poi però abbiamo dovuto constatare la totale assenza delle istituzioni, che non tengono conto delle difficoltà che vivono quotidianamente i piccoli imprenditori. L’unico che ci è stato veramente vicino è stato il priore dell’abbazia di Farfa, dom Eugenio, che ha tentato in tutti i modi di venirci incontro, alleggerendo un po’ l’affitto e inviando clienti per scongiurare la nostra chiusura». Che però purtroppo è arrivata. Lasciando dietro a sé un velo di tristezza e amarezza per un pezzo di storia, quasi cento anni che, di colpo, non c’è più.
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