SQUADRA SPENTA
Quello che inoltre ha sorpreso in queste prime due gare post-pandemia, più che qualche scelta opinabile (i 90 minuti di Zappacosta dopo un anno di inattività al netto della mezz’ora di tre giorni prima; Ibanez titolare con la Samp, reduce da 1 minuto in campionato e 19 in Champions con l’Atalanta nella passata stagione; Kolarov 90 minuti in panchina pur avendo a disposizione 5 sostituzioni; Dzeko tolto sullo 0-0 per inserire Kalinic che in 36 minuti, tra Samp e Milan, non ha mai tirato in porta) sono state le motivazioni mostrate dal gruppo. Domenica a San Siro la squadra che sembrava si giocasse il posto in Champions era quella di Pioli, non la sua. E tre giorni prima non fosse stato per due perle balistiche di Dzeko, chissà come sarebbe andata a finire con la Samp che ha tirato contro Mirante la bellezza di 13 volte, centrando per 10 lo specchio della porta. Quella di Milano, poi, è stata la terza gara stagionale dove il portiere avversario non ha fatto una parata: era accaduto già con l’Inter e con la Sampdoria a Marassi, due della 6 gare nelle quali la Roma è rimasta a secco (le altre: Atalanta, Parma, Torino e Milan). Ora, nel difendere il quinto posto, Fonseca deve evitare il rischio del crollo verticale una volta che l’obiettivo Champions, almeno in campionato (rimane l’Europa League), è pressoché venuto meno.
BOOMERANG MEDIATICI
Anche le parole di Pallotta che volevano essere un complimento - «Vedo molti allenatori che si lamentano con i media e con i tifosi perché il club non ha acquistato loro un determinato giocatore (...) quando non vincono. Non ho mai sentito Paulo farlo» - rischiano a lungo termine di diventare un boomerang. In primis perché se le cose non miglioreranno, prima o poi gli verrà rimproverato un atteggiamento troppo morbido nei confronti della società. E poi perché gli innamoramenti di Pallotta, quando i risultati mancano, si trasformano sempre in giravolte mediatiche senza eguali. Per informazioni chiedere a Sabatini, Zeman, Garcia, Spalletti, Di Francesco e Monchi.
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