Tasse rifiuti, per 10 anni pagate due volte: tutti dal giudice a Perugia

Cassonetti per la differenziata
di Luca Benedetti
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Martedì 30 Giugno 2020, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 10:12


PERUGIA Ci sono una decina di aziende perugine che da anni pagano due volte lo stesso servizio, quello della nettezza urbana. Da una parte pagano Gesenu a titolo corrispettivo e dall’altra a titolo di tributo. Cioè da una parte pagano la fatture e dall’altra la bolletta di quella che oggi è la Tari. E i costi annuali sono altissimi: 4mila euro a titolo di corrispettivo per il 2019 e 6mila di Tari. Eccoli i conti di un’azienda tipo. Succede a Pieve Pagliaccia e dintorni in una zona dove aziende di ristorazione e ricettive ballano da anni sull’orlo di una crisi di nervi. Fino a che hanno fatti i conti, hanno deciso di chiamare gli avocati e affidarsi alle carte bollate. Una di queste aziende è patrocinata dall’avvocato Carlo Orlando.

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Non è certo uno scherzo della burocrazia quello con cui combattono da anni. Per spiegare bisogna fare un salto indietro nel tempo e fermarsi al 2006. Quattordici anni fa la zona di Pieve Pagliaccia, almeno dove si trova una delle aziende interessate al braccio di ferro, non aveva il servizio di gestione dei rifiuti. Il Comune di Perugia con la Tia ha istituito la tariffa dal primo gennaio 2006. Ma siccome la zona non era servita, la società che si è rivolta all’avvocato Carlo Orlando, ha sottoscritto un contratto con Gesenu per il ritiro dei rifiuti. Contemporaneamente, però, il Comune addebitava l’intero importo della Tia. Quando, invece, di fronte alla zone non servite, c’era una decurtazione del 70% della bolletta. A Pieve Pagliaccia il servizio è istituito nel 2010 e quindi sino a quell’anno le imprese che bussano ora a Gesenu avrebbero dovuto pagare, per la parte della Tia, solo il 30% ma così non è stato. L’anno successivo il servizio viene effettivamente svolto. E nella ricostruzione dell’avvocato Orlando la ditta che apre la strada alle carte bollate avrebbero dovuto non pagare più la fattura a Gesenu, ma solo la Tia. Invece c’è stata la duplicazione. Tutto finito? Macché.La partita si è replicata (fattura per i servizio e bolletta per lo stesso servizio) anche per il 2013 anno in cui era in vigore la Tares. Stessa situazione: l’azienda avrebbe dovuto pagare la Tares e non la fattura per lo stesso servizio, ma così non è stato. E arriva la Tari. Che dal 2014 , con la sua natura tributaria, copre tutti i costi del servizio di raccolta dei rifiuti. E anche dal 2014 a oggi, sempre il doppio conto. Quando invece dal 2014 l’unica servizio che l’azienda doveva pagare era la Tari.
Così, norme alla mano l’avvocato Orlando ha scritto a Gesenu. La prima lettera è di dicembre 2019. Ma fino ad oggi, si raccontano o non risposte e risposte che hanno allungato i tempi di una risposta vera nella strana partita tra tariffa e corrispettivo. Ecco allora che l’ultimo passo è quello di portare tutto dal giudice per la ripetizione dell’indebito. 
Cioè per riavere indietro i soldi pagati in più. Quanto? Non è detto che ci sia una sovrapposizione tra i due conti, quello della bolletta e quello del corrispettivo, ma è molto probabile che ci si avvicini. E quindi che le aziende che hanno pagato in più si aspettano un bel recupero ricordando solo che una bolletta Tari può arrivare anche a seimila euro; mentre la fattura annuale del contratto di raccolta dei rifiuti diretto arriva anche sopra le quattromila. Con un dubbio. Possibile che una situazione del genere si sia verificata soltanto nella piccola Pieve Pagliaccia? Quante possono essere le aziende come quelle che hanno scelto le carte bollate, che si trovano in quella stessa condizione?

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