Rogo alla Biondi recuperi, cause e zona rossa

Rogo alla Biondi recuperi, cause e zona rossa
di Luca Benedetti e Michele Milletti
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Lunedì 29 Giugno 2020, 07:48
PERUGIA - Quindici mesi e mezzo dopo ancora fuoco alla Biondi recuperi ecologia srl. Ancora rifiuti in fiamme nel piazzale, ancora paura e timori per la salute, sopratutto per il rischio diossina per quello che è bruciato, plastica in testa.
Anche stavolta l’allarme scatta di domenica pomeriggio. Nella zona industriale di Ponte San Giovanni si alza subito una colonna di fumo nero molto denso. E le segnalazioni del fungo nero che sale in cielo arrivano da San Venanzo a Bevagna, da Tavernelle al Belvedere, la vecchia strada che porta a Gubbio.
Stavolta il rogo è meno esteso. Brucia lo stesso tipo di materiali di domenica 10 marzo 2019, ma ci sono due terzi di piazzale in meno interessati dalle fiamme. Almeno secondo le prime stime di vigili del fuoco e carabinieri del Noe che hanno battuto palmo a palmo la zona dell’incendio. Che è stato circoscritto in tempi relativamente brevi.
«Le fiamnme erano alte e violente, come la volta scorsa. Ma è andata meglio», racconta chi si è trovato a guardare prima il fumo e poi a precipitarsi nella zona del rogo. Che è stata cinturata da polizia, carabinieri e polizia municipale. Hanno lavorato dalle 18,30 di ieri pomeriggio otto squadre dei vigli del fuoco. E un pompiere, durante le operazioni di spegnimento, ha dovuto ricorrere all’ossigeno dell’ambulanza del 118 parcheggiata a pochi metri dall’ingresso della Biondi. Niente di grave, ma il segnale che gli uomini con tuta e caschi hanno fatto un mezzo miracolo per tenere subito le fiamme sotto controllo. Timori per le aziende confinanti, ma stavolta è durata poco.
Si è attivata la macchina dei soccorsi come 15 mesi fa. In campo anche l’Arpa e la Asl per decidere come intervenire a tutela della popolazione della zona. Sul posto sono arrivati anche il sindaco Andrea Romizi e l’assessore alla Protezione civile, Luca Merli. Sono entrati nel piazzale dove sono andati a fuoco i rifiuti, hanno fatto un summit con vigili del fuoco e Arpa che ha iniziato i primi rilevamenti verso le otto di sera. Saranno utili le risposte che darà la centralina fissa di Ponte San Giovanni: l’anno scorso scaricò parametri pesanti per la giornata dell’incendio e il giorno seguente.
Il fatto che stavolta siano bruciati circa due terzi di rifiuti in meno, fa allentare la tensione soltanto un po’. Perché il secondo incendio alla Biondi recuperi ecologia srl in quindici mesi apre interrogativi pesanti se non altro sulla presenza di un’azienda di quel tipo in quell’area, non solo sulle cause.
Non lo nasconde il sindaco Andrea Romizi quando definisce «comprensibile» l’irritazione dei residenti che parlano per bocca del Comitato. «Non è possibile- ha detto il sindaco mentre i vigili del fuoco tenevano sotto controllo il rogo- che sia successo un’altra volta in un periodo di tempo così ristretto».
Se sulle cause si fanno le prime ipotesi, ma toccherà a vigili del fuoco e carabinieri del Noe mettere nero su bianco l’informativa in procura, sugli effetti bisognerà attendere le analisi su aria a terreno di Asl e Arpa.
Intanto ieri sera emessa l’ordinanza per istituire la zona rossa in un raggio di tre chilometri dalla piazzale dell’incendio. C’è l’indicazione di lavare con grande cura, sbucciare e spellare frutta e verdura, di non far mangiare i prodotti della terra della zona rossa a bambini, donne in stato interessante e in allattamento, di non utilizzare per gli animali il foraggio e cerali delle stesse zone. L’incubo diossina è nella testa di tutti.
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