Bambini uccisi, da Tullio Brigida a Matthias Schepp: i padri assassini

Bambini uccisi, da Tullio Brigida a Matthias Schepp: i padri assassini
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Giugno 2020, 17:53

Una lunga scia di orrori si è consumata negli anni tra le mura di tante case che dovrebbero invece essere i posti più sicuri per i bambini. La cronaca registra infatti tanti, troppi, episodi come quello accaduto a Margno, nel Lecchese, nel quale due gemelli di 12 anni hanno perso la vita per mano del padre. Era il 4 gennaio del 1994 quando a Civitavecchia Tullio Brigida uccide i figli Luciana, Laura e Armandino e li sotterra nelle campagne di Cerveteri, dove furono poi ritrovati il 20 aprile 1995 dopo numerose ricerche. Anche in questo caso, come quello registrato oggi a Lecco, la motivazione fu la vendetta nei confronti della ex moglie Stefania Adami, con cui aveva avuto vari scontri a volte sfociati in episodi di violenza Il 7 settembre 1997 l'ex poliziotto Angelo Sinisi, 46 anni, uccide, a Roma, sul viadotto della Magliana, le due figlie di 4 e 7 anni e si suicida con un revolver calibro 38. Non voleva riportarle a casa, dalla ex moglie, dopo una giornata di mare, giochi e regali.

LEGGI ANCHE --> Bambini strangolati dal padre nel Lecchese, madre tre ore in Procura. L'uomo si è gettato dal ponte

È invece un poliziotto in servizio Ivan Irrera quando, il 17 maggio del 2013, a Palermo uccide il figlio di 7 anni con la pistola d'ordinanza e poi si uccide. Dopo nove anni si cerca ancora una risposta sul destino delle gemelle Alessia e Livia Schepp, 6 anni nel 2011. Il padre, Matthias, allora 44enne, si suicidò a Cerignola (Foggia) il 3 febbraio 2011. Tre giorni prima era partito dalla Francia con le due figlie e in una lettera inviata alla moglie da cui si stava separando l'uomo scriveva: le bimbe «riposano in pace, non hanno sofferto». Sempre una separazione non accettata è il movente che spinse, l'11 febbraio del 2014, Michele Graziano ad accoltellare a morte i due figli, Elena di 9 anni e Thomas di 2, e poi a tentare il suicido nella sua casa a Giussano (Monza e Brianza).

È il 18 luglio 2014 quando Massimo Maravalle, 47enne informatico, soffoca con un cuscino il figlio adottivo Maxim, di origine russa, di 5 anni, nella sua casa a Pescara. L'uomo era affetto da psicosi. Un disturbo mentale sembra essere anche all'origine del gesto, nell'agosto dello stesso 2014, di Luca Giustini, ferroviere di 34 anni, che uccide a coltellate la figlia Alessia di 18 mesi a Collemarino (Ancona). «Una voce interiore mi ha detto di farlo», confessa ai magistrati. E ancora la depressione viene addotta come motivazione ad un altro omicidio, quello del gennaio 2016 a Castiglione del Lago (Perugia): Maurilio Palmerini, 58 anni, accoltella e uccide i due figli di 13 ed 8 anni.

Non mancano però i casi dei padri che sono finiti sotto la lente degli inquirenti per errore. Come nel caso di Ciccio e Tore di Gravina, Bari, che il 5 giugno del 2006 scompaiono nel nulla. Hanno solo 13 e 11 anni, vengono ritrovati venti mesi dopo nella cisterna di una masseria. Il padre dei ragazzini, Filippo Pappalardi, il 27 novembre 2007, viene arrestato con l'accusa di sequestro di persona, omicidio volontario e occultamento di cadavere. Viene poi dichiarato innocente e scarcerato; la giustizia gli ha anche riconosciuto un risarcimento di 65 mila euro per ingiusta detenzione. Due anni fa Pappalardi ha avviato delle indagini private per riaprire il caso perché non ne ha mai accettato le conclusioni, ovvero che che i due bambini fossero finiti casualmente e soli in quella 'trappola' mortale.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA