Wanda Nara denunciata, «usa foto delle figlie minorenni per promuovere prodotti di maquillage»

Wanda Nara denunciata, «usa foto delle figlie minorenni per promuovere prodotti di maquillage»
4 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Giugno 2020, 15:09 - Ultimo aggiornamento: 15:24

Ha usato le foto delle figlie minorenni per pubblicizzare prodotti di maquillage sui propri social. Per questo Wanda Nara, nota influencer, è stata denunciata al Garante della Privacy e a quello per l'Infanzia e l'adolescenza. «uso illecito di immagini di minori» è questa l'accusa che viene rivolta dall'associazione dei consumatori Codacons contro la modella. E non è una novità: a finire nel mirino dell'associazione prima era stata la notissima coppia Fedez e Chiara Ferragni.

L'associazione ha chiesto a Instagram e Facebook la sospensione o cancellazione «di tutti quei post in cui Wanda Nara pubblica immagini idonee a ledere i diritti dei minori». Al Garante per la Privacy e a quello per la tutela dell'Infanzia il Codacons chiede «di voler verificare la liceità delle pubblicazioni delle immagini sui profili social e, nel caso in cui siano riscontrate violazioni della normativa vigente in materia, di assumere ogni opportuno provvedimento». 

Icardi, Wanda Nara: «Felice di realizzare i tuoi sogni»




Nell'esposto denuncia la presenza delle figlie di Wanda Nara sui social «truccate come donne adulte, con marchi di estetica in evidenza che potrebbero realizzare una forma di pubblicità occulta». «Sulla pagina Instagram di Wanda Nara sono state diffuse foto in cui bambini vengono utilizzati per pubblicizzare un brand (lo stesso usato dalla nota influencer) con pose e atteggiamenti idonei a ledere l'immagine del minore ed il sentimento dei minori che vedono tali foto - scrive il Codacons - La diffusione di tali immagini è assolutamente pericolosa, in quanto con esse si veicola l'identità e l'intimità di un bambino in tenera età e lo si fa attribuendo ad un viso di bambina il corpo di una donna».

Il ballo hot di Wanda Nara


 
 


«Al di là di ciò che può essere un gioco, la consapevolezza di utilizzare in siffatto modo l'immagine del bimbo/bimba si aggrava laddove chi fa tale uso si serve della propria notorietà e si rivolge ad una vasta gamma di soggetti dei quali non è in grado di conoscere e controllare il livello di affidabilità -prosegue il documento- Si tratta, invero, di una pericolosa tendenza, che sta assumendo contorni sempre più rilevanti e che si innesta nel problema di più ampio respiro dell'uso sconsiderato della rete, in cui, accanto ad una indiscussa facilitazione della comunicazione globale, della circolazione di idee e della diffusione di informazioni, si staglia imponente il fenomeno del concreto rischio di danni a quell'enorme platea di minori che quotidianamente gravita, più o meno consapevolmente, intorno al web e alle sue immagini».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Wanda nara (@wanda_icardi) in data:



L'esposto cita poi gli articoli che risulterebbero violati nel caso di specie: «La tutela della vita privata e dell'immagine dei minori ha trovato tradizionalmente cittadinanza nell'ordinamento italiano, nell'art. 10 c.c. (concernente la tutela dell'immagine); nel combinato disposto degli artt. 4,7,8 e 145 del D.Lgs. 30.06.2003 n. 196 (riguardanti la tutela della riservatezza dei dati personali) nonché negli artt. 1 e 16 I co. della Convenzione di New York del 20-11-1989, ratificata dall'Italia con legge 27-5-1991 n. 176 (laddove, in particolare, l'art. 16 stabilisce che: »1. Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione. 2. Il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti«), sottolineando in modo netto come debba essere necessariamente data preminenza agli interessi e alla dignità del minore».

Anche l'art. 8 delle Regole di Pechino, intitolato Tutela della vita privata «prevede che il diritto del giovane alla vita privata deve essere rispettato a tutti i livelli, per evitare che inutili danni gli siano causati da una pubblicità inutile e denigratoria». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA