Balenottera senza coda dalla Calabria arriva al Santuario dei Cetacei di fronte a Genova

"Codamozza", la blenottera comune senza coda nel giorno del suo primo avvistamento lungo la costa calabrese di Brancaleone. (immagine concessami dal Centro di recupero Tartarughe Marine di Brancaleone)
di Remo Sabatini
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Martedì 23 Giugno 2020, 19:16

Alla fine ce l'ha fatta. La balenottera comune senza coda, è arrivata nelle acque del Santuario dei Cetacei e in queste ore sta nuotando di fronte al porto di Genova. La storia di questa incredibile balena, ribattezzata "Codamozza" per via della gravissima amputazione subita che le ha portato via la coda, era iniziata diversi giorni fa quando, di fronte alla costa calabrese, era stata avvistata e filmata dal team del Centro di Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone. Avvistamento e soprattutto filmati che immediatamente avevano fatto il giro del mondo. D'altronde, una balena di quasi 20 metri che, seppur in evidente difficoltà, riesce a nuotare senza la coda non è qualcosa che capita di vedere tutti i giorni.

Così, da quel momento, era iniziato il suo monitoraggio. Guardia Costiera, biologi, volontari e associazioni, avevano seguito il suo deciso preregrinare che l'aveva portata dallo Stretto di Messina, fino alle acque del Santuario dei Cetacei di Pelagos, di fronte alle coste liguri dove, in queste ore, è stata filmata di fronte al porto di Genova. Un viaggio incredibile che ha pochi eguali nel seppur sorprendente mondo animale. In pochi, infatti, avrebbero scommesso su quella balena così gravemente ferita e talmente magra che quasi le si contano le vertebre. Impossibilitata ad immergersi nelle profondità per ovvie ragioni, per Codamozza, riuscire a procacciarsi il cibo deve essere infatti, una vera impresa.

Eppure e nonostante tutto, eccola lì. Tenace e attaccata alla vita come non mai, la balena senza coda continua a stupire il mondo e quei 100 chilometri percorsi al giorno che le hanno permesso di arrivare di fronte a Genova ne sono la prova più strabiliante. Nel frattempo, mentre appassionati e studiosi seguono momento per momento la sua odissea, quelle acque così ricche di nutrienti che, stagionalmente, ospitano balene e capodogli, in attesa di ulteriori sviluppi, possono certamente rappresentare una speranza per il suo immediato futuro. "Conosco Codamozza sin dal 2005 quando mi apparve proprio di fianco alla barca, ricorda la biologa Maddalena Jahoda di Tethys, l'Istituto di Ricerca che si occupa dello studio dei cetacei nel Mediterraneo. Già allora, sottolinea, aveva la coda menomata con un lobo quasi del tutto mancante".

Come si è ferita? Tra le ipotesi, quella di una lenza o una rete che le avrebbe imprigionato la coda oppure, come sempre più di frequente accade, il contatto con un natante. Ferita che, nel tempo, avrebbe significato la perdita totale della coda. E' possibile riuscire a salvarla? A questo proposito, sul web, dove la vicenda di Codamozza continua a tenere banco, le idee, anche le più fantasiose, non mancano. Di certo, tra protesi più o meno fantascientifiche, la priorità rimane il tempo. Quanto potrà resistere ancora? "Non ho smesso un attimo di scervellarmi su cosa davvero si possa fare, continua la Jahoda. Spero che qualcuno, non importa chi, se ne esca con una soluzione fattibile. Se servisse, disposta a portarle di persona il krill a nuoto".

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