Roma, riaprono le aree gioco (ma è un disastro): colonie di topi al Fleming. E a villa Ada mancano le altalene

L'ex area giochi di via Valdagno. Nel riquadro un topo davanti l'entrata
di Laura Bogliolo
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Giovedì 18 Giugno 2020, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 12:15

La collina del degrado nel cuore del Fleming. La chiamano così i residenti mentre provano a saltare quel ratto morto sul marciapiede in via Valdagno. Accanto svetta un palo con un cartello che è una beffa mentre annuncia "Comune di Roma" e ancora "Qui gioco io". Eccola una delle aree giochi per i bambini romani, l'unica della zona trasformata in una selva, abbandonata dal 2016 «e diventata la casa di una colonia di topi».
La denuncia è di Cristina Tabarrini presidente, presidente del comitato di quartiere Vigna Clara.

Il 15 giugno il Campidoglio ha firmato l'ordinanza che stabilisce la riapertura delle aree giochi. Si è atteso un mese rispetto al semaforo verde acceso per i cancelli delle ville perché le zone dedicate ai piccoli dovevano essere sanificate. Lunedì hanno riaperto, ma le sanificazioni nessuno le ha notate e molti giochi sono malandati, l'erba altissima. A Trastevere, ad esempio, i volontari di "Trastevere Attiva" hanno dato appuntamento alle famiglie per lavare e sanificare i giochi dello spazio di piazza San Cosimato. Ma anche le grandi ville se la passano male. Proprio oggi l'Osservatorio Sherwood ha pubblicato un dossier sui giochi rotti e mancanti a villa Ada.

FLEMING E I TOPI - Storia di burocrazia, errori e immobilismo. L'area giochi di via Valdagno era diventata preda di sbandati e atti vandalici e venne chiusa nel 2016, anche perché si era scoperto che la zona non era adatta ai bambini, non rispettava le norme di sicurezza insomma. Stessa sorte per la vicina area cani: vennero spesi 38 mila euro nel 2015 per sistemarla, due anni dopo a seguito dell'esposto di un residente si scopre che formalmente l'area cani non esiste, non dovrebbe essere lì insomma. 
«I residenti continuano a portare i loro cani, ma la manutenzione non esiste ed è lasciata come sempre al buon cuore dei frequentatori» sottolinea Tabarrini.

VIGNA CLARA SENZA GIOCHI - «In zona le uniche aree giochi sono chiuse: quella di via Valdagno e quella di largo Belloni rimasta aperta fino a quando veniva curata da un gruppo di commercianti uniti nel Comitato largo Belloni» spiega Tabarrini. A fine febbraio il XV Municipio ha convocato i comitati di quartiere per parlare delle aree verdi. «Si è pensato di cambiare la destinazione di uso dell'area cani di via Valdagno con quella dell'area giochi, di switchare insomma» spiega Max Petrassi, dell'associazione "Greenside Roma" che ha già in adozione moltissime zone strappate al degrado. «Ma ora è tutto fermo - aggiunge Tabarrini - tutto sospeso e i bambini restano senza area giochi e l'area di via Valdagno versa nel degrado assoluto».

IL CENSIMENTO A VILLA ADA - Ma neanche a villa Ada i bambini possono giocare in tranquillità. La denuncia viene da Lorenzo Grassi dell'Osservatorio Sherwood che ha realizzato un censimento dei giochi presenti. E il risultato è deprimente. «Secondo il nostro censimento - dice Grassi -  le attrezzature per l'infanzia al momento funzionanti all'interno di Villa Ada - se si esclude l'area giochi di Parco Rabin, sul confine esterno di via Panama, risistemata a novembre 2019 grazie alle donazioni di Comitato Don Minzoni e Retake - sono davvero ridotte all'osso: solo 5 altalene (di cui 3 per piccoli), 4 dondoli a molla, 2 scivoli (di cui uno rotto e chiuso con nastro giallo da settembre 2019) e 2 piccole strutture con assi in legno e sbarre». Molti sostegni per altalene insomma sono vuoti, i giochi rotti non sono stati sostituiti.  «Per non parlare - aggiunge Grassi - della decantata altalena utilizzabile anche dai bimbi disabili, inaugurata ad ottobre 2014 grazie alla donazione dell'associazione Leprotti di Villa Ada, danneggiata a giugno 2017 e poi scomparsa nel nulla». A villa Paganini invece a vigilare c'è il gruppo "Amo quartiere Trieste". «I giochi sono imbrattati da writer, devono essere riverniciati e hanno tolto i secchi dell'immondizia perché rotti, ma non li hanno mai sostituiti» tuona l’attivista Barbara Lessona.
 

 

 

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