Coronavirus, dal sole alle lampade, così i raggi ultravioletti uccidono il Covid19

Coronavirus, dal sole alle lampade, così i raggi ultravioletti uccidono il Covid19
di Carla Massi
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Lunedì 15 Giugno 2020, 16:09

Sì all'esposizione alla luce. Dal sole alle lampade i raggi ultravioletti sono in grado di contrastare il coronavirus. Dopo mesi di ricerche, un certezza: ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica e dell' Università di Milano, con l’Istituto nazionale dei tumori di Milano e la Fondazione Don Gnocchi di Milano hanno dimostrato dimostrato l’alto potere germicida dei raggi uv.

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Sono due i lavori in attesa di pubblicazione. La luce ultravioletta ad onda corta (quella prodotta da lampade a basso costo al Mercurio usate, ad esempio, negli acquari per mantenere l’acqua igienizzata) si è dimostrata efficace nel neutralizzare il Covid. È noto il potere germicida della luce UV-C  su batteri e virus, una proprietà dovuta alla sua capacità di rompere i legami molecolari di Dna e Rna che costituiscono questi microrganismi. Vari sistemi basati sulla luce UV-C vengono già utilizzati per disinfettare ambienti e superfici sia in ospedali che in luoghi pubblici. Questo risultato ha importanti implicazioni sulle strategie di disinfezione da adottare per gestire le prossime fasi dopo il picco della pandemia e permettere di comprendere meglio il ruolo del Sole nel condizionare l’evoluzione della pandemia con le stagioni.

«Abbiamo illuminato con raggi ultravioletti  soluzioni a diverse concentrazioni di virus - spiega  Mara Biasin, docente di Biologia Applicata della Statale di Milano - rilevando che è sufficiente una dose molto piccola,  – equivalente a quella erogata per qualche secondo da una lampada UV-C posta a qualche centimetro dal bersaglio,  per inattivare e inibire la riproduzione del virus indipendentemente dalla sua concentrazione». Andrea Bianco, Tecnologo dell'Istituto nazionale di astrofisica aggiunge: «Con dosi così piccole è possibile attuare un’efficace strategia di disinfezione contro il coronavirus. Questo dato sarà utile a imprenditori e operatori pubblici per sviluppare sistemi e attuare protocolli ad hoc utili a contrastare lo sviluppo della pandemia»
Questi risultati, chiaramente, hanno importanti implicazioni sulle strategie di disinfezione da adottare per gestire le prossime fasi dopo il picco della pandemia e permettere di comprendere meglio il ruolo del sole nel condizionare l’evoluzione della pandemia con le stagioni.

Il risultato è stato importante perché permette la validazione di uno studio parallelo, coordinato da Istituto nazionale di astrofisica e Università di Milano, per comprendere come gli ultravioletti prodotti dal sole, con l'alternarsi delle stagioni possano incidere sull'infezione. Inattivando il virus contenuto nelle piccolissime bollicine prodotte dalle persone quando si parla o, peggio, con tosse e starnuti.
«Il nostro lavoro - commenta Fabrizio Nicastro, ricercatore dell'Istituto nazionale di astrofisica -  spiegare perché la pandemia Covid-19 si è sviluppata con più potenza nell’emisfero nord della Terra durante i primi mesi dell’anno e ora stia spostando il proprio picco nei Paesi dell’emisfero sud, dove sta già iniziando l’inverno, attenuandosi invece nell’emisfero nord».

 

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