E’ vero che nel circo addomesticava gli elefanti?
«No, e non ho mai nemmeno fatto la trapezista. Si tratta di una leggenda che m’insegue...Mi occupavo invece degli animali e montavo a cavallo. Il circo mi dava un’idea di fatica, gioia di vivere e libertà».
Presentato a Venezia, nella sezione Orizzonti, ”Nevia” trae comunque spunto dalla sua vicenda di Cenerentola napoletana.
«Senza dubbio ma è anche un racconto di formazione che assume una dimensione universale: parla infatti di una giovane donna che sfida un destino segnato e sogna un futuro diverso da quello che le riserva la sua condizione».
Si staccata dunque dalla sua storia personale?
«Sì, la sceneggiatura si è rivelata un lavoro lungo e complesso, quasi psicoanalitico».
Garrone cosa le ha detto?
«Mi ha incoraggiato a buttare giù i ricordi della mia giovinezza, poi si è innamorato del copione e ha deciso di essere il produttore del film».
Qual è la ”lezione” più importante che ha ricevuto dal regista di ”Pinocchio” di cui ha continuato ad essere consulente?
«Matteo mi ha fatto capire quanto è complessa la preparazione di un film, il lavoro che c’è dietro ogni progetto».
Si aspettava l’ottima accoglienza ricevuta da ”Nevia” a Venezia?
«Assolutamente no, già essere invitata alla Mostra mi pareva incredibile. Io avevo girato il film soltanto per esprimermi e non avevo aspettative».
Qual è stata la sfida più grande?
«Riuscire a fare il film. Per me, sempre dietro le quinte, si è trattato di una rivincita».
Ha già un nuovo progetto?
«Certo, ero pronta a partire per i sopralluoghi prima che il lockdown bloccasse tutto. La mia strada è ormai il cinema. L’ho capito da grande ma non ho più dubbi».
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