Alberto Sordi, dal tuca tuca ai meme: mito social ante-litteram

Alberto Sordi, dal tuca tuca ai meme: mito social ante-litteram
di Francesco Alò
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Sabato 13 Giugno 2020, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 10:43
Ora che lo riscopriamo anche giornalista per Il Messaggero, l’Alberto Sordi inedito, quasi segreto. Non solo quello che faceva morire dal ridere Stanley Kubrick (lo adorava nel suo film preferito di sempre: I vitelloni, 1953), ci faceva all’improvviso piangere ne La grande guerra e Tutti a casa (la svolta drammatica del 1960), metteva in scena come nessuno vizi e virtù dell’italiano medio o faceva arrabbiare il capellone Nanni Moretti in Ecce bombo («Era come se avessi bestemmiato in chiesa» ricordava il regista riguardo il celebre attacco in quel film del 1978: «Te lo meriti Alberto Sordi!»).

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L’Albertone nazionale è stato anche giornalista, collezionista d’arte, fotografo, addirittura “compositore melodista” iscritto nel ‘57 alla Siae (specialità: mandolino), arrangiatore e paroliere con Piero Piccioni. In tv rivoluzionario del linguaggio del piccolo schermo come quando usò il termine per l’epoca punk “Minona!” abbracciando con una certa carnalità la statuaria Anna Maria Mazzini a Studio Uno nel 1966 e poi cinque anni dopo si divertì ad accarezzare l’ombelico di Raffaella Carrà ballando con lei il tuca tuca a Canzonissima nel 1971.




Cantante con singoli da hit parade come quando eseguì “Te c’hanno mai mannato a quel paese” di Mattone-Migliacci, al momento arrivato a 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. Digitate il suo nome sulla celebre piattaforma internet di contenuti audio e video e urlerete: «Mamma mia, che impressione!» come il titolo del suo primo film da protagonista del 1951 prodotto da Vittorio De Sica, ispirato ai suoi successi radiofonici e fiasco clamoroso al botteghino. Sordi sul web è ovunque e comunque: spezzoni da pochi minuti (Elogio funebre da I nuovi mostri del 1977: 135 mila visualizzazioni), film interi da attore e regista, meme («E bisogna che ve n’annate» da Ladro lui, ladra lei del 1958, dedicato al Coronavirus), ricordi di guerra («Quel 10 giugno quando Mussolini annunciò l’entrata in guerra, mi trovavo a Piazza Venezia. Sembrava l’annuncio di un programma di festeggiamenti della festa de noantri») o dell’amico Fellini: «È forse l’uomo più bugiardo del mondo però aò... Federico c’ha ‘na capoccia così!”. Beh, anche Alberto Sordi non scherzava. 
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