Maya Sansa guerrigliera in un film
"Amo le donne che combattono"

Maya Sansa nel film "Red Snake"
di Gloria Satta
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Venerdì 5 Giugno 2020, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 12:13
Donne senza paura contro la violenza dell’Isis: è il tema del film Red Snake, diretto da Caroline Fourest e dal 18 giugno sul web on demand. Gran successo nelle sale francesi, il film (distribuito da Eagle Pictures) rievoca il massacro compiuto nel 2014 dai jihadisti nel villaggio di Sinjar, Kurdistan iracheno, e racconta poi la lotta impavida di una brigata di guerrigliere internazionali in difesa della popolazione, specie delle donne diventate schiave sessuali degli invasori. «Questa brigata era molto temuta dai terroristi convinti che venire uccisi da una femmina non dia diritto al paradiso», spiega Maya Sansa che interpreta con la consueta intensità Mother Sun, nome di battaglia di Laura, un’anarchica italiana ribelle che fa parte del gruppo di combattenti senza paura.
EMOZIONI PREPOTENTI
Lanciata da Marco Bellocchio (La balia, Buongiorno notte, Bella addormentata) e musa riconosciuta del cinema d’autore europeo, l’attrice, 44 anni, profondi occhi neri, ha un profilo multiculturale: figlia di un’italiana e di un iraniano, è cresciuta a Roma, ha studiato recitazione a Londra e da 15 anni vive a Parigi. Alternando film francesi (Molière in bicicletta) ad impegni italiani: prima del lockdown aveva girato Security di Peter Chelsom, Sei tornato di Stefano Mordini, la serie Io ti cercherò con Alessandro Gassmann (prodotta da Publispei, andrà in onda in autunno su Rai1) e il documentario A riveder le stelle di Emanuele Caruso.
«Quando ho letto la sceneggiatura di Red Snake», racconta Maya, «ho provato delle emozioni così prepotenti da abbandonare tutti gli altri progetti in pentola. La causa dei curdi mi sta particolarmente a cuore, sono stata sensibilizzata da mio padre e ho sempre provato una grande ammirazione per le donne di quel popolo, musulmane che si ribellano alla sottimissione e al velo. E’ giusto lottare per la libertà di portarlo purché la scelta sia lasciata alle donne». L’attrice ricorda commossa l’applauditissima prima di Red Snake nella città curda di Suleymaniya: «Ora mi ritrovo moltissimi follower curdi sui social», sorride. E’ mai stata in Iran? «Una volta sola, nel 2003, con mio padre e mia sorella. Ho dovuto mettere il velo ma solo per due settimane, per fortuna...». E dove sente di avere le radici? «Dove sono i miei affetti e dove si svolge il mio lavoro. Quando entro a far parte di un progetto mi considero subito a casa». Ed è casa, a Parigi, che Maya ha vissuto la quarentena con il marito, l’attore franco-irlandese Fabrice Scott, e la loro bambina Talitha. «Mi sono chiusa, come se fossi in letargo, evitando di comunicare i miei stati d’animo sui social come hanno fatto molti miei colleghi. Ho seguito i corsi on line di mia figlia, cucinato, pensato alla famiglia e provato dolore per i morti da coronavirus, mentre il dibattito sulle misure di sicurezza assumeva a volte toni arroganti».
EFFETTO SORPRESA
Alla fine del mese girerà in Francia Azuro, un film di Mathieu Rozé ispirato al racconto di Marguerite Duras I cavallini di Tarquinia. Su un set covid-free: «Saremo tutti in una villa sul mare», rivela, aggiungendo che in Francia artisti e tecnici disoccupati a causa della pandemia sono tutelati: «E’ giusto mobilitarsi anche in Italia perché la cultura venga riconociuta e protetta», dice. Cosa cerca in un film? «L’effetto sorpresa. In Security interpreto una sindaca di destra xenofoba, quanto di più lontano da me. Ma proprio per questo mi sono divertita come una pazza».
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