Tigri partite da Latina e sequestrate in Polonia: "Sarebbero state uccise". La presenza di un veterinario Asl

Una delle tigri ripresa dalla tv polacca
di Stefano Cortelletti
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Venerdì 5 Giugno 2020, 09:24
Il caso delle tigri partite da Latina e dirette ufficialmente in uno zoo del Daghestan in Russia, bloccate a fine ottobre al confine tra la Polonia e la Bielorussia, sono diventate un caso politico. Il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto ha infatti interrogato i ministri della Salute e delle Politiche agricole per chiedere di approfondire una storia con ancora tanti punti da chiarire e che vede coinvolta anche la Asl di Latina.

I SOSPETTI
Soprattutto per il fatto che all’indirizzo della destinazione finale c’era non uno zoo, ma un negozio di liquori. Il sospetto è che quelle tigri fossero destinate all’uccisione per ricavarne medicinali e afrodisiaci. Primo: sui documenti di viaggio era presente il timbro dell'Asl di Latina, che autorizzava un viaggio previsto di 21 ore. Mentre, solo per arrivare al confine fra Polonia e Bielorussia, il camion ha impiegato 46 ore, pur trovandosi solo a metà del viaggio. Ed è proprio al confine che, in assenza di un documento, il camion è stato fermato e rimandato in Polonia.
Secondo: le autorità locali che hanno effettuato i controlli, hanno verificato che le tigri, di proprietà di un uomo di Latina legato al mondo circense, erano trasportate in condizioni illegali. “Le gabbie erano talmente piccole e ammassate che risultava oltre modo complicato provvedere a nutrire e abbeverare gli animali – scrive il deputato nell’interrogazione – infatti, una delle tigri è stata rinvenuta senza vita e le altre erano ai limiti della sopravvivenza”. I due camionisti italiani erano stati arrestati e poi rilasciati.

“Stando a quanto ha confermato il procuratore capo di Latina, dall'Italia è arrivato sul luogo del sequestro anche un veterinario dell'Asl per consegnare il documento mancante, necessario per far proseguire il viaggio degli animali. Fatto di per sé ambiguo e incomprensibile”, spiega ancora l’onorevole Rizzetto. In sostanza non c’era l'originale dei certificati veterinari rilasciati dalla Asl. I conducenti ne avevano solo copie. Era abbastanza per i polacchi, non per i bielorussi.

La vicenda è stata raccontata da una giornalista del cavale tv Tvn24 Poland, che ha riferito l’esito della sua inchiesta: all'indirizzo dello zoo del Daghestan verso il quale erano dirette le tigri c’era in realtà un negozio di liquori. “Pertanto, è emerso che la destinazione autorizzata era fittizia e probabilmente finalizzata a nascondere dei traffici illeciti verso la Cina, dove questi animali selvatici vengono consumati”, si legge ancora nell’interrogazione. Secondo il direttore dello zoo polacco che ha preso in carico le tigri dopo il sequestro, intervistato sempre da Tvn24, «è probabile che gli animali all'arrivo in Daghestan sarebbero stati uccisi e successivamente convertiti in medicina naturale e afrodisiaci». Non solo: «Il trasporto non doveva lasciare l'Italia, perché non so quale veterinario abbia approvato queste gabbie», ha aggiunto, mettendo sotto accusa le autorità pontine che hanno dato il via libera al viaggio.

“Ci si chiede come sia possibile che il trasferimento delle tigri sia stato autorizzato dalle autorità italiane competenti”, si domanda il parlamentare, che vuole sapere se la Asl ha effettivamente mandato un suo incaricato per consegnare i documenti mancanti e “quali iniziative normative intendano adottare per contrastare i traffici illeciti di animali esotici”. Il caso dunque si sposta dalle aule giudiziarie – la denuncia per maltrattamenti presentata dalla Lega Anti Vivisezione è stata archiviata dalla procura di Latina – a quelle della politica, sperando che le risposte arriveranno.
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