Medico contagiato in corsia, Cassani guarito: «Mi ha salvato la musica»

Medico contagiato in corsia, Cassani guarito: «Mi ha salvato la musica»
di Serena Giannico
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Giovedì 4 Giugno 2020, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 16:57

 Nei momenti bui, quando, in isolamento, si chiedeva: «Oddio, quando finisce?», è stata la musica a soccorrerlo. «Mozart, Vivaldi e Bach e Beethoven. Sono loro che mi hanno guidato la mente in spazi aperti» racconta. Giancarlo Cassani, 61 anni, di Atessa, ortopedico, dal ‘92 medico ospedaliero, da ieri è... in libertà. Dimesso, dopo tre mesi di ricovero, dal Covid Hospital di Atessa, dove è stato trasferito a maggio, quando ha cominciato a dare segni di miglioramento. In precedenza, a marzo ed aprile, è stato invece in Terapia intensiva a Chieti. Una lunga battaglia, la sua, contro il Covid 19, contratto in corsia, al Renzetti di Lanciano, mentre lavorava.
 

 

«Eh sì, ho raccolto qualche virus di passaggio», scherza. Una professione che per lui è una missione. «Quante notti - racconta la moglie, la giornalista Rai, Angela Trentini - ha trascorso in ospedale per non lasciare soli i malati...». La sua odissea è iniziata lo scorso 9 marzo, con la prima paziente infetta, una donna di Casoli, ricoverata nel reparto dove opera e dove, a mano a mano, sono stati registrati diversi casi, sfociati anche in decessi. Il reparto è stato ad un certo momento chiuso, per permettere la sanificazione. «Per proteggerci - ricorda Trentini - subito ha deciso di stare lontano da noi familiari. Ha seguito, assieme al suo primario, le dimissioni dell’ultimo degente e poi si è rinchiuso nella mansarda di casa, ponendosi così lontano da tutti».

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I sintomi sono comparsi gradualmente. «La tosse secca - dice Cassani -, occhi irritati, con un forte bruciore; astenia, cioè un grave senso di affaticamento; difficoltà di concentrazione. Non riuscivo neppure a fare pochi passi che avevo necessità di distendermi». E’ stato sottoposto a tampone, che è risultato positivo. «Quindi la febbre, che è salita sempre più, e i problemi respiratori». A quel punto la necessità del ricovero, al “Santissima Annunziata”, nella clinica delle Malattie infettive del professor Vecchiet. «Non si era messa affatto bene - spiega Cassani -. L’insufficienza respiratoria andava aumentando e ogni minimo sforzo era impossibile». E’ stato sottoposto ad ossigenoterapia e ad altre cure specialistiche. Settimane lunghe e complesse, in isolamento. «Che era necessario. Ma è stata dura. In aiuto mi è arrivata la tecnologia, telefonino, ipad. Ho ascoltato tanta musica classica, che mi è stata di conforto».

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Era il modo di evadere da quella stanza sterilizzata. Da tubi, timori e preoccupazioni, da quella patologia subdola che è il coronavirus. Quando è migliorato, è stato spostato al San Camillo de Lellis di Atessa, da poco trasformato, tra una miriade di polemiche, in presidio Covid. «Ho cominciato a muovermi un po’, a riallenarmi. A volte, quando riuscivo, per distrarmi, facevo il giro del letto. Anche più giri. Ho avuto i primi contatti, con altri pazienti». Che gli sono stati vicino, ricambiando la solidarietà, la speranza, l’aiuto che lui aveva magari dato loro in passato. «Un aspetto questo - confessa - che mi ha toccato l’animo. Vederli passare, con tutto il cuore, sopra le loro difficoltà per rassicurarti». Ed è stata felicità assoluta - dichiara - quando gli hanno comunicato che poteva uscire, perché i test erano risultati negativi».
Ieri pomeriggio le dimissioni, è stato il primo medico guarito a lasciare il Covid hospital sangrino. All’uscita, l’applauso per lui di colleghi e infermieri, «per te e per tutti i medici che invece non ce l’hanno fatta» è stata la dedica. Con mascherina e guanti, dopo aver riabbracciato la moglie e i figli, ha deciso di tornare a casa a piedi. «Sono 500-600 metri e ho bisogno di perdere qualche chilo. In questo periodo ho rivalutato il mondo che mi circonda, ho ritrovato passioni, come la musica».

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