Accelerare, quindi, è poco importa se l’unica cosa concreta che ha esposto ieri il presidente del Consiglio è la creazione dell’ennesimo tavolo di confronto con le parti sociali e l’opposizione per decidere come spendere i soldi che arriveranno da Bruxelles. A differenza del Pd dove cresce l’insofferenza per i tempi biblici dell’azione di governo, Renzi mostra molta meno impazienza. Convinzione o mossa tattica, è presto per dirlo. Ma Renzi sa che in una barca se ci si agita in due si rischia di andare a fondo. Spazio quindi ai dem per ottenere da Conte un’accelerazione su temi che sono bloccati da anni. Hanno quasi finito il nuovo ponte di Genova e non si è ancora chiusa la vicenda Autostrade. Incerto il destino dell’Ilva come di Alitalia. Il Mes resta al palo, ma chiediamo all’Europa anticipi sui Recovery. Una sorta di navigare a vista che spinge Renzi a mettersi in coperta lasciando sulla tolda Conte e il Pd di Zingaretti che nel frattempo tenta di gonfiare il canotto della legge elettorale che vorrebbe prima dell’estate.
Per Renzi, e probabilmente anche per Conte e i 5S, non se ne parla. “Discutiamo del maggioritario e dell’elezione diretta del premier”, è la mossa del cavallo di Renzi.
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