IL TACCUINO DELL’ARTE/ Musealizzare i simulacri di Remo Brindisi: cosa si sta ancora aspettando?

Uno dei Simulacri realizzati da Remo Brindisi nel 1954
di Antonio Gasbarrini
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Giovedì 4 Giugno 2020, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 00:43
Le tre silenti, fantasmatiche croci poste sul sagrato della Basilica di San Bernardino, all'Aquila, quale “memento” della mancata tenuta della Processione del Venerdì Santo a L’Aquila e la piccola statua del Cristo che s’è schiodato e capovolto, ma subito rimesso in sesto dall’arcivescovo Forte durante la surreale non-processione dell’analogo luttuoso rito cristiano a Chieti, da sole hanno sintetizzato il dramma in atto nella comunità abruzzese “messo in scena” dall’invisibile regia del Coronavirus. 

E dire che i due quasi sincronici eventi sacri coinvolgenti ogni anno migliaia e migliaia di cittadini credenti e laici (in proposito su youtube sono visibili molti video), hanno, o meglio avevano sempre fatto rivivere la catartica simbologia di un atroce dolore (la morte del Cristo fattosi uomo), trasceso poi durante la trepida attesa della salvifica Resurrezione.

Tra gli artisti che si sono misurati creativamente con i due riti sacrali, possono citarsi Francesco Paolo Michetti e Remo Brindisi. Il primo, fortemente legato alla sua terra, nonché perno del Cenacolo di Francavilla (D’Annunzio, Barbella, De Cecco, Tosti, De Nino,...), oltre alle celeberrime tele ispirate alla religiosità ancestrale degli abruzzesi, quali sono i conclamati capolavori de “Il voto” e “Le serpi”, ci ha lasciato anche alcune versioni grafiche e pittoriche della “Processione del Venerdì Santo a Chieti” (firmate, datate o databili nell’ultimo venticinquennio dell’Ottocento, presenti nel Museo di Capodimonte a Napoli ed in collezioni private).

Al secondo, invece, si deve la progettazione e la realizzazione - ben sostenute dai compianti Fra’ Salvatore Roccioletti e dall’ottimo Soprintendente Raffaele Delogu, agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso - degli straordinari simulacri, viepiù rivelatisi, con il trascorrere del tempo, del tutto innovativi nel loro modernizzante linguaggio estetico d’ascendenza sacra. Un grande e lungimirante artista, Remo Brindisi, che nel mettere su un’autentica Bottega neo-rinascimentale operante all’interno del Convento con il coinvolgimento di altri pittori, scultori e artigiani locali del rame, ferro, oro, tarsie, stoffe, ecc., ma anche con l’ultra qualificato apporto di un Giò Pomodoro o un Lucio Fontana, anticipava, di fatto, con la sua inesauribile vena creativa, le stesse esigenze del rinnovamento iconico liturgico.

Avviato da Paolo VI nel 1964 grazie all’incontro con gli artisti avvenuto alla Cappella Sistina e al messaggio ad essi indirizzato, a conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Ribadito, infine, sul finire del secolo scorso da Giovanni Paolo II con una sua lettera: “I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quell’Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia. Vi orienti e ispiri il mistero del Cristo risorto”.

Proprio per queste storicizzanti ragioni e per sconfiggere il Covid-19 anche con il taumaturgico vaccino della Bellezza, occorre, come si è già invocato da tempo, musealizzare al più presto possibile l’intera Basilica facente parte del Patrimonio statale Fondo Edifici di Culto gestito dal Ministero degli Interni, oltre ad una parte del Convento, di proprietà demaniale.

Qui gli ineguagliabili simulacri brindisiani possono essere ben esposti tutto l’anno (salvo alcuni giorni dedicati alle processioni a venire) insieme ai disegni preparatori, progetti ed altri documenti pertinenti. I più che vasti ambienti della Chiesa e del Convento, già custodenti capolavori a piene mani, consentiranno, tra l’altro, di rispettare senza alcuna problematicità le precauzionali esigenze del distanziamento sociale che dovessero ancora permanere.

Antonio Gasbarrini
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